giovedì 18 dicembre 2008

sesso, bugie e adsl

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di MAURO EVANGELISTI
Godetevi queste ore che state trascorrendo sul sito del Messaggero, per molti è meglio del sesso. Non ci credete? Una donna su due fa sapere: toglietemi tutto, ma non internet. Di più: posso rinunciare al sesso, ma non ad essere on line. Sorpresi? Il sondaggio è stato diffuso in questi giorni e spiega che in America è stato chiesto a 2.000 persone: a cosa potreste fare a meno per due settimane, a internet o al sesso? Il 46 per cento delle donne, a sorpresa, ha risposto al sesso. Negli uomini la percentuale scende al 30 per cento, ma forse solo perché spesso è difficile scindere i due piani, fra sesso e internet non c’è proprio tutta questa differenza e l’uno agevola l’altro. Certo, a tutto c’è una spiegazione. Su un blog di un giornalista della Cnn che ha rilanciato i risultati di questo sondaggio una lettrice di Los Angeles commenta sintetica: «Sono sposata, ho già rinunciato al sesso. Non voglio rinunciare anche a internet...». Per quanto sorprendente, l’esito del sondaggio però è influenzato alla carenza d’informazioni che corredano la domanda. Non basta dire «rinunciare al sesso», bisognerebbe anche specificare chi è il partner da snobbare. Non è un piccolo particolare.

martedì 16 dicembre 2008

tevere





lunedì 15 dicembre 2008

in your shoes

per ragioni di sicurezza d'ora in poi i giornalisti dovranno presentarsi scalzi alle conferenze stampa. o, al massimo, con le infradito

giovedì 11 dicembre 2008

scooter, a roma è un vietnam. anzi 'na cambogia

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di MAURO EVANGELISTI
Un giorno bisognerebbe farlo davvero. Un giorno tutti gli scooteristi e i motociclisti di Roma dovrebbero lasciare a casa le due ruote. E muoversi in automobile. A proposito: rigorosamente una persona per ogni automobile, come vuole la tradizione masochista della mobilità di Roma. Perché? Prendiamola alla larga (intanto con lo scooter si fa presto). Pochi lo sanno, ma in Vietnam ci sono molti Vespa club, c’è una sorta di venerazione per questo simbolo a due ruote dell’Italia. A Ho Chi Minh City, la vecchia Saigon, puoi vedere l’intera sede stradale invasa da scooter che avanzano come uno sciame d’api ronzante e indomabile. Bene, forse quella è una delle poche città al mondo in cui c’è una densità di scooter più alta di quella di Roma. E lo scooter a Roma spesso è il “nostro Vietnam”, anzi - spostandosi un poco - ’na Cambogia. Per i lettori non romani: nella Capitale moto e scooter sono circa 600 mila. E quei pazzi che sfidano la pioggia avvolti in pastrani impermeabili ed evitano auto zigzaganti come la freccia dell’indice Nasdaq, sono coloro che - ogni giorno - salvano Roma dall’impazzimento finale. Premesso che la categoria più virtuosa è quella di chi usa il mezzo pubblico o la bicicletta, subito dopo vengono gli scooteristi. Ma per loro non c’è neanche un grazie. Anzi. Ogni volta che si discute di mobilità e sicurezza stradale piovono i commenti di automobilisti che dicono di solito: 1. «gli scooteristi guidano come pazzi, se la cercano» (è vero una parte lo fa, ma nella stessa percentuale degli automobilisti); 2. «gli scooteristi non rispettano il codice della strada» (embè, gli automobilisti romani invece sembrano tutti arrivati da Lugano...); 3. «gli scooteristi lasciano le moto nelle strisce blu e soffiano i posti alle auto» (vero, è previsto dal codice della strada). Insomma, prevale la colpevolizzazione di chi si muove con lo scooter. Ma è proprio lo scooterista romano a correre i pericoli maggiori (una recente ricerca ha indicato la Cassia fra le strade più a rischio per i motociclisti). Gli automobilisti ancora credono nella favola “costruiamo più parcheggi”, quando più parcheggi significa semplicemente più traffico, più ingorghi. Credono alla favola che “un giorno il traffico sarà più scorrevole”: no, può solo peggiorare. E, chissà perché, invece di ringraziare maledicono gli scooteristi. Allora bisognerebbe farlo davvero: per un giorno, magari con la pioggia e lo sciopero dei mezzi pubblici, prendiamo tutti l’automobile. E cominciamo a girare per Roma, in centro come in periferia. Tutti alla ricerca di un parcheggio.

lunedì 8 dicembre 2008

fumata nera

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di MAURO EVANGELISTI
Nel Partito democratico italiano parlano di questione morale. Dimenticano il morale degli elettori. Non è a terra, di più: a forza di scavare già intravede la Nuova Zelanda e sente distintamente la haka degli All Blacks. Nel Partito democratico più fortunato, quello americano, Obama sembrava l’icona di un nuovo mondo cool e rinnovatore. Poi, le piccole delusioni. Si scopre: 1. Obama non ascolta la musica con l’iPod ma con lo Zune della Microsoft (per il quale, al contrario dell’iPod, bisogna precisare che è un lettore Mp3); 2. Obama è riuscito nel miracolo di portare un nero alla Casa Bianca, ma non a smettere di fumare. «Ci ho provato molte volte», assicura, come potrebbe fare nostro cugino agitando nervosamente la sigaretta in uno dei tanti capannelli-cospiratori, avvolti nel fumo, che si formano di fronte ai nostri ristoranti. Ma anche Obama, proprio come nostro cugino, ci ricade e alla fine accende la sigaretta. Ora dovrà vedersela con le norme antifumo alla Casa Bianca. Dove, per la verità, esperienze del passato hanno dimostrato che il gusto del proibito non è sempre ridimensionato dalla solennità del luogo. In campagna elettorale Obama faceva uso copioso di chewingum anti-fumo. Bene, a quanto pare, non funzionano. Durante un’intervista televisiva, il prossimo uomo più potente del mondo, un po’ in affanno non per le troppe sigarette ma perché si sentiva come un quindicenne sorpreso dai genitori con le Marlboro nello zaino, ha confessato che ogni tanto una sigaretta ci scappa ancora. «Ma alla Casa Bianca smetterò». Per fortuna non ha aggiunto “Yes we can”.

sabato 6 dicembre 2008

rosa shopping/4

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di MAURO EVANGELISTI
La vita vera passa alla cassa del supermercato. Quando ti accorgi che nella prima parte del mese si compra la bistecca di vitello, nella seconda i fagioli cannellini in scatola. Quando gli esperti di statistica degli ipermercati verificano che nelle prime due settimane si usa di più il bancomat, che ti sottrae immediatamente i soldi dal conto corrente. Nella seconda settimana invece spuntano dai portafogli con più frequenza le carte di credito. Perché? Perché spesso ti regala un po' di effimero ossigeno, il pagamento rinviato al 15 del mese successivo. Per arrivare alle carte revolving che ti consentono di pagare a rate anche la spesa da duecento euro (e sono sempre più diffuse, molto pubblicizzate alle casse degli ipermercati di diverse catene).
CERCANDO FRA I RIFIUTI 
La vita vera è quella che, all'estremo certo, racconta Renato Gasperini, direttore dell'ipermercato Panorama di Ostia: «Capisci che c'è qualcosa che non va, quando vedi che al mattino e alla sera ci sono persone che vanno a rovistare fra le cose che buttano i supermercati. Ci sono insospettabili. Romani, non immigrati o rom. E poi c'è la storia delle monete...». 
LA SPESA CON LE MONETINE 
Gli spicci: raccontano nei supermercati che da un po' di tempo a questa parte - nell'era delle carte di credito, del commercio on line, del parcheggio che paghi con il telefonino o delle aste su eBay - è aumentato, sempre nella seconda parte del mese, l'uso degli spicci. Forse i clienti, esaurito in tempi rapidi il montepremi dello stipendio, vanno alla caccia delle monete seminate in casa o in macchina: 1 euro, 2 euro, 50 centesimi...
SI ARRIVA POCO LONTANO 
Come cambiano i consumi dei romani ai tempi della crisi? Alla Confcommercio raccontano: «C'è un segnale interessante: ora che i romani hanno meno soldi in tasca, stanno tirando il fiato i piccoli negozi di vicinato e i supermercati più piccoli. In sintesi: visto che la benzina costa ancora molto, i romani preferiscono fare la spesa sotto casa. E visto che i soldi scarseggiano, si acquistano poche cose alla volta, si fanno più raramente le maxispese, per evitare gli sprechi». Ok, gli ipermercati sono comunque sempre affollati, ma che ci siano difficoltà (per quelli più vecchi) è evidente. E' dell'altro giorno la denuncia di Cgil, Cisl e Uil che parlavano di 125 licenziamenti di Carrefour alla Romanina.
LAST MINUTE AL MERCATO 
Ma la crisi dei consumi, comunque, colpisce tutti. Ai mercati rionali di Roma - tradizionale punto di approdo per i più anziani - c'è una forte diminuzione degli incassi, si correrà ai ripari spezzando la tradizione delle vendite solo al mattino, con apertura anche al pomeriggio. Oggi la spesa ai tempi della crisi, come raccontavano gli operatori del mercato di Ponte Milvio, è quella degli anziani che aspettano mezzogiorno, quando partono le offerte del last minute nei vari banchi dell'ortofrutta: prezzi ribassati perché si avvicina la chiusura.
SOLO OFFERTE 
Altro punto di osservazione importante, il gruppo Auchan presente a Roma negli ipermercati di Porta di Roma e Fiumicino. Confermano la flessione nei mesi di luglio-agosto 2008 rispetto a luglio-agosto 2007 delle vendite degli alimentari, sia pure lieve (0,1 per cento). Patrick Espasa, direttore generale Auchan spa: «E' una crisi economica strutturale. Noi rispondiamo soprattutto con una forte campagna di promozioni». «La crisi da due anni continua a peggiorare ed è ormai diventata drammatica. In una tale congiuntura economica, i consumi continuano a diminuire anche nel comparto alimentare», conferma Antonello Sinigaglia, direttore generale di Sma. Insomma stessa musica, con un passaggio importante: la storia delle offerte, delle vendite sottocosto, dei volantini che illustrano gli sconti. 
4 PRODOTTI SU 10 DAI VOLANTINI
Paolo Poponessi (insieme a Francesco Gallucci) è autore del libro “Il Marketing dei luoghi e dell'emozioni”, che studia le dinamiche dello shopping. Racconta: «Con la crisi dei consumi, c'è più selezione: in sintesi, anche a Roma le famiglie studiano i volantini con le offerte dei differenti super e ipermercati, poi acquistano solo i prodotti con il prezzo ribassato. Si rinuncia alla marca di fiducia, conta solo il prezzo». Lo confermano i dati degli ipermercati romani. Ad Auchan calcolano che una percentuale compresa fra il 30 e il 40 per cento della spesa riguarda prodotti o in offerta, o con il marchio della catena o di primo prezzo.
LA FASE DI STUDIO 
Racconta Marco, 40 anni, professionista, un reddito sopra la media, sposato e due figli piccoli: «Fare la spesa per me e mia moglie è diventato quasi un lavoro. Individuiamo le offerte sulle pubblicità dei giornali e sui volantini. Studiamo, insomma, prima di entrare in un supermercato». Aggiunge Stefano Zerbi, del Codacons, comitato difesa consumatori: «In tempi di crisi, i romani stanno anche guardando con più attenzione agli hard discount, le due o tre catene che vendono prodotti spesso non di marca famosa». 
LA PARABOLA DEI FAGIOLI 
E qui torniamo alla storia della bistecca e ai cannellini in scatola. «I fagioli in scatola sembravano un prodotto destinato a diventare di poca importanza - racconta il direttore di un supermercato - invece, quando gli stipendi nella seconda parte del mese stanno finendo, nei carrelli non vedi più le bistecche. Vedi i fagioli in scatola». La vita vera passa alla cassa. 

rosa shopping/3

Fino a qualche mese si diceva: vedi, i romani, si lamentano per la crisi, risparmiano sugli alimentari e sull’abbigliamento, fanno i salti mortali per pagare le bollette; poi, però, corrono tutti a comprare l’ultimo smartphone, campeggia nei loro salotti il televisore lcd 42 pollici supermoderna, fanno man bassa di navigatori satellitari o iPod. Fino a un anno fa si assisteva a una sorta di follia generalizzata, in cui le grandi catene dell’elettronica proponevano sconti stracciati solo se acquistavi a rate, a tasso zero e pagavi fra sei mesi. Avevi i soldi e volevi pagare subito? Niente sconto. Bene, dimenticatevi tutto, un anno dopo, nei giorni della crisi finanziaria, tutto è cambiato. Primo: l’elettronica ha visto scemare l’effetto traino, si registra su scala nazionale ma anche su scala romana una flessione del 10 per cento. Secondo: le offerte quasi paradossali con sconti solo a quel cliente che un tempo suscitava diffidenza - colui che paga a rate - sono terminate, si vedono sempre meno. Cosa è successo? E’ successo che i romani, alla fine, si sono trovati in difficoltà nel gorgo di rate, piccole o grandi, che si sono accumulate, per la fotocamera digitale piuttosto che per il notebook. Come spiega il direttore di un grande store di elettronica: «Quel tipo di vendita ormai non funzionerebbe più, se il cavallo non ha sete, è inutile mettere altra acqua». Il meccanismo era alimentato soprattutto dalle principale società finanziarie che, legittimamente, per acquisire nuovi clienti, spesso si facevano carico dello sconto che le catene dell’elettronica proponevano. Perché lo facevano, amavano fare beneficenza? No, semplicemente in questo modo acquisivano nuovi clienti nei loro database, potevano analizzare la loro propensione agli acquisti. Soprattutto facevano entrare nel grande gioco dei prestiti e delle rate tante persone che magari si facevano prendere la mano e poi dovevano ricontrattare le diverse rateizzazionei, a condizioni meno favorevoli. Spiegano al Codacons: «Abbiamo sempre contrastato questo tipo di vendite, gli effetti sono stati pericolosi e si vedono soprattutto ora». 
L’elettronica, intanto, non è più la terra promessa dei consumi, l’area privilegiata salvata dalla crisi che interessa tutto intorno i consumi. In una delle catene più importanti a Roma spiegano: Le prime avvisaglie della crisi anche nel nostro settore ci sono state nel secondo semestre del 2007, ma si è riusciti a debellarle abbassando i prezzi, puntando su offerte molto allettanti. In questo modo, però, abbiamo solo anticipato gli acquisti. E oggi tutto il settore frena, soprattutto in una città di Roma dove ci sono state molte aperture di centri commerciali. Così ci sono più soggetti ad avere fette di una torta che è anche diventata più piccola. I consumatori ormai sono molto timorosi, hanno poca fiducia, molti sono indebitati. E anche la febbre del telefonino si è abbassata. Ancora: Non è più come una volta - confermano negli store - sui nuovi smartphone c’è grande interesse, però su una clientela più ristretta. Anche il botto dell’iPhone c’è stato, ma non nelle dimensioni che ci si aspettava. Perché le proposte di vendita sono legate soprattutto agli abbonamenti. E in Italia, dopo che per tanti anni la maggioranza si è abituata alle ricaricabili, non è una formula che piace. Ma quali prodotti si salvano? Gli esperti invitono a distinguere: quando si parla di crisi si può fare riferimento agli incassi, ma anche ai pezzi venduti. In realtà c’è una flessione per entrambe le voci, però vale di più per i fatturati - analizzano - I clienti continuano a consumare, ma acquistando prodotti meno cari. Prendiamo i televisori lcd: certo, continuano ad aumentare le loro vendite, ma anche perché non si acquistano più i televisori con il tubo catodico. Non solo: prima il televisore Lcd lo pagavano 1.000 euro, oggi 499. Cosa potrebbe alimentare le vendite di Natale, c’è un prodotto che potrebbe comunque salvare la stagione? Dagli store osservano: c’è un crollo delle vendite dei navigatori, perché ormai quasi tutti i romani lo hanno già acquistato. E rischiano di fare la fine delle autoradio, divenuto prodotto di nicchia in quanto ormai molte case automobilistiche inseriscono già il navigatore nell’auto appena acquistata. Stanno andando forte i ”netbook”, vale a dire i piccoli computer importanti, molto leggeri - meno di un chilo - che consentono di essere costantemente on line. Ma anche questo è un prodotto di nicchia, che rischia di erodere quote di mercato a notebook più costosi. E allora? Allora - osservano nei megastore - forse ci salveranno i ragazzi e i bambini delle famiglie. Le consolle e i videogiochi continuano ad avere grande potenzialità. E spesso ai figli non si riesce a dire di no». 

rosa shopping/2

Prima scena, negozio prestigioso zona Nomentana. Lui è un professionista quarantenne, classe media un tempo danarosa. Sta comprando un completo, è dubbioso sul prezzo, ma il titolare gli spiega: «Perché vuoi pagare tutto adesso? Mi dai un acconto, poi paghi un po’ alla volta. Ormai fanno tutti così...». Seconda scena, a inizio estate e a conclusione dei saldi. Dopo una stagione in cui negozi di abbigliamento e di calzature hanno parlato di crisi strutturale e non più passeggera, come se tutti - o quasi - i romani avessero deciso che scarpe o maglioni, camicie o completi possono essere rinnovati con meno frequenza, si fanno i conti sui saldi. Doveva essere la grande riscossa, perchè se le famiglie non comprano a prezzo pieno, di sicuro faranno rifornimento con i saldi. E invece... Invece - ricordano i commercianti - su Roma abbiamo registrato una flessione della vendita ai saldi di abbigliamento e calzature con punte del 15 per cento. Terza scena, all’interno di un grande centro commerciale romano e del magazzino di uno dei colossi della moda low cost. Giovanni, quarantenne e single, quindi in teoria soldi da spendere, acquista un paio di scarpe a 24.90 euro, prezzo ribassato. «Appena un mese fa costavano più di 70 euro e le avevo lasciate sullo scaffale - racconta - Prima o poi il prezzo doveva scendere, ormai si acquista solo così...». Ultime scene, per capire come si sta consolidando la crisi delle vendite di abbigliamento e scarpe: al Trionfale come a Talenti, ecco alcuni negozi di qualità medio-alta che dedicano un’ala delle loro strutture a una parolina magica: outlet. Perché per aggirare la crisi - reale o psicologica - molti romani spesso prendono la macchina alla ricerca di brand importanti, ma a basso costo, e vanno a Castel Romano o Valmontone. Allora alcuni negozianti hanno deciso di portare l’outlet dietro le loro vetrine. Infine - spiega un negoziante - per capire cosa sta cambiando a Roma e nel nostro settore, guardate piazza di Spagna: da una parte Cristian Dior, dall’altra Yves Saint Laurent. E poi la nuova sede di Gucci. Cosa significa? La crisi dei consumi sta mettendo in ginocchio i negozi di fascia media. L’alta moda, il lusso, continua per ora a volare. Così come tiene il settore della moda low cost, dei grandi marchi, anche stranieri, che hanno invaso Roma. Soffre la classe media, soffrono i negozi di abbigliamento e di calzature di fascia media. Semplice.
Ciò che abbiamo di fronte - dicono i commercianti - è qualcosa di inedito. E’ una crisi strutturale, un mutamento delle abitudini delle famiglie, aggravato dall’effetto psicologico della crisi finanziaria di questi giorni. E che rischia di mietere molte vittime, fra i piccoli negozianti e fra quelli che all’interno dei grandi centri commeriali. Cambiamento delle abitudini. La Confcommercio nei giorni scorsi ha messo on line una ricerca che è su scala nazionale, ma ben fotografa anche la realtà romana. Alla voce ”consumi per abbigliamento, alimentari, elettrodomestici” racconta che nel 1970 le famiglie dedicavano il 55,8 per cento delle spese. Vent’anni dopo quella cifra fetta si è ristretta, di dieci punti, nel 1990 rappresentava solo il 46 per cento. Nel 2000 continua a scendere, è al 39,4 per cento. Bene, quest’anno è solo il 36,2 per cento. Ma se è sempre più piccola la fetta della torta totale delle spese legate ad abbigliamnto, alimentari ed elettrodomestici, dove si spende di più? Secondo la Confcommercio c’è stato un incremento costante per vacanze e pasti fuori casa, dal 16 per cento del 1970 al 21 per cento di oggi e dei consumi obbligati, vale a dire bollette, assicurazioni e mutui, passati dal 19 al 25 per cento. Si potrebbe raccontarla anche in un altro modo: un tempo le famiglie pagavano la luce, il gas, il telefono, il mutuo e l’affitto e dedicavano il resto alla cena e all’abbigliamento. Oggi alla fine del mese c’è la rata della tv a pagamento, quella dell’Adsl, magari pure il canone del telefonino se si è scelto l’abbonamento. E la fetta di torta per l’abbigliamento si assottiglia. Così, una volta acquistato il necessario per sè e per i figli, tutto il resto nel nostro settore diventa superfluo. E viene tagliato. I dati pubblicati dall’Istat e dal Censis sui consumi confermano questa fotografia.
Ma dai numeri alla vita reale, ci sono poi altri segnali che raccontano - quanto meno - una frenata nella propensione ai consumi. Raccontano alcuni negozianti: C’è un ritorno a fenomeni che erano più legati al passato, come i banchi dell’usato, dei capi di abbigliamento usato. Sono ovviamente ancora fenomeni minori, ma danno anche questo il segno di ciò che sta avvenendo. 

giovedì 4 dicembre 2008

rosa shopping

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di Mauro Evangelisti
Un tempo, quando c’era la crisi, ci dicevano di tirare la cinghia. Oggi no. Ci dicono di toglierla, la cinghia. E di buttarla dalla finestra. Di comprarcene un’altra. Anzi due, possibilmente di pitone e griffate, possibilmente costose. C’è la crisi? Consumate e fate poche storie. E’ l’imperativo che si insegue fra gli Stati Uniti e l’Europa, fra gli scaffali di Macy’s a New York e i parcheggi imbottiti di un centro commerciale sulla Tuscolana, a Roma. In apparenza, è l’identikit di un paradosso. Ma come? Negli Stati Uniti si ritrovano con le toppe nel sedere perché c’è stato chi ha comprato case da un milione di dollari ma non guadagnava neppure mille dollari al mese; gli americani sono indebitati fino alle sopracciglie con la carta di credito con la quale pagavano i debiti di un’altra carta di credito con la quale pagano i debiti di un’altra carta di credito. Eppure, sapete che c’è? Continuate a comprare e a spendere, altrimenti l’economia - dicono - si ferma. E’ come una corsa impazzita, sembra il bus con la bomba del film “Speed” destinato ad esplodere se rallenta, ma con grosse possibilità di finire contro un muro perché va troppo forte. Se compri ti indebiti, ma se non compri l’economia va in crisi e perdi pure il lavoro. Nelle nostre famiglie, quando c’erano pochi soldi e si faticava a pagare le rate della Fiat 124, ci dicevano: non fare spese inutili, non buttare via i soldi, risparmia. Si sbagliavano. Comprate, comprate, comprate. E così l’eroe di questo Natale contro la crisi è Jdimypai Damour, 34 anni. Chi è? Era il commesso di uno degli store della Wal-Mart che, venerdì in un sobborgo di New York, è morto. Travolto dalla folla accorsa per il primo giorno dello shopping natalizio.

giovedì 27 novembre 2008

roma dangerous

copia e incolla da il messaggero

di Mauro Evangelisti
Visto il bilancio in rosso come un pesce rosso, prima o poi il Comune di Roma si venderà il format alla Municipalidad di Città del Messico o di San Pedro Sula. E’ un canale in onda su Youtube. Trasmette, 24 ore su 24, memorabili e scioccanti filmati-verità con le forze dell’ordine romane in azione. La telecamera tremolante come nel film “The Blair Witch Project” o nel più recente “Cloverfield” riprende l’arresto di un pusher, il blitz dei vigili urbani in un campo nomadi nella periferia est, l’inseguimento di un pirata della strada sulla Casilina. A inventare il canale “Roma sicura” è stato Santori Fabrizio (non Santoro Michele, non sbagliatevi). E’ il giovane e rampante presidente della Commissione sicurezza del Comune di Roma, uno di quelli che dall’insediamento del sindaco Gianni Alemanno ha trovato il modo di uscire dalla zona d’ombra in cui rischia sempre di finire un consigliere comunale. E visto che la sicurezza a Roma ha occupato i palinsesti della campagna elettorale (e, sia chiaro, anche le reali aspettative dei cittadini) Santori ha deciso di non svolgere il suo ruolo in modo burocratico. Su Youtube Santori riversa un’onda continua di filmati de paura su Roma che lotta contro degrado e criminalità. Ricorda tanto il programma che un tempo conduceva Guido Bagatta, RealTv. O anche certi pseudoreality show che si possono acchiappare su qualche canale satellitare in cui si segue la polizia canadese mentre bracca un ubriaco o piuttosto i vigili del fuoco di Bangkok che salvano alcune ragazze rimaste intrappolate in un grattacielo che sta bruciando. Tutto in onda. Sempre meglio del fuori onda. Quello di Report sui rifiuti ha tradito l’assessore regionale Mario Di Carlo. E ha lasciato una coda (alla vaccinara) di polemiche.

martedì 25 novembre 2008

giovedì 20 novembre 2008

facebook fever

copia e incolla da www.ilmessaggero.it

di Mauro Evangelisti
Chissà se il ministro Brunetta andrà a caccia dei fannulloni anche su Facebook. Comunque, se siete dipendenti pubblici, per prudenza, non accettate la sua amicizia nel caso ve la offrisse. Quei quattro o cinque che ancora non sono finiti nel gorgo di Facebook, sappiano che negli ultimi mesi in Italia, in discreto ritardo rispetto agli Stati Uniti, è scoppiata la febbre di questa trappola del social network. Cosa si fa su Facebook? Si cazzeggia, si pubblicano foto di cui non frega poi tanto a qualcuno (le stesse che un tempo ti avrebbero costretto a vedere come diapositive, una per una, i cugini appena tornati dallo stupendo viaggio in Irlanda); si ritrovano vecchi amici (che se avevamo perso un motivo ci sarà pure); si aggiorna il mondo sul proprio stato (fondamentale sapere che Gigi “sta andando a nanna” e Veronica “non ne può più della pioggia”); si creano gruppi che cambieranno il mondo (”Viterbo per Obama”); ci si attarda in test dalla dubbia utilità; si offre/si riceve la richiesta di amicizia (e quindi di un dialogo diretto) a/da persone che faremmo di tutto per non incontrare in ascensore. Banalmente, Facebook è una droga. La dipendenza è quasi istantanea. Alla Poste, ad esempio, hanno deciso di proibire Facebook ai dipendenti; limitazioni negli uffici pubblici; in alcuni comuni sparsi per l’Italia si consente il collegamento solo nelle ore di pausa; stesse contromisure in molte aziende private. Non è per forza un male, perché Facebook ci sta cambiando, sta cambiando abitudini, rapporti sociali, sta plasmando nuove regole di vita. Divora in un solo boccone il nocciolo duro della nostra privacy. Fino a metterci di fronte a grandi e insolubili dubbi esistenziali: si nota di più se su Facebook non ci sono per niente o se invece ci sono, ma resto in disparte? E soprattutto: devo accettare o meno l’amicizia che mi ha offerto il mio capoufficio, perché se dico no quello si incavola, se dico di sì non me ne libero più...  

novembre la città si accende

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di Mauro Evangelisti
Novembre, la città si accende. Eh sì, che tristezza, già si vedono i primi centri commerciali avvolti nelle luminarie. E’ già è un po’ Natale. Anzi, è già passato: la quota di maggioranza delle tredicesime è già stata spesa sulla carta. Di credito. Qualcuno si è anche giocato il bonus della detassazione della tredicesima. Che non ci sarà, ma questa è un’altra storia. Novembre è un mese che però una soddisfazione se l’è tolta: una soffice e avvolgente colonna sonora ad personam. Un tormentone così un tempo se lo poteva permettere solo luglio, insieme al bene che ti voglio. Invece, Giusy Ferreri, la Leona Lewis de noantri visto che anche lei è la rivelazione di un talent show, con il suo onnipresente Novembre è l’allegato delle nostre giornate fra nubifragi, aerei che restano a terra, auto bloccate da cortei di studenti. Novembre, cantiamo. Per dicembre, ci organizzeremo. Intanto, l’uomo che ha fatto passare alla storia questo novembre, Barack Obama, deve affrontare la prima, insidiosa, emergenza da presidente degli Stati Uniti: la suocera che si trasferirà alla Casa Bianca. Chi pensa male è vittima dei più logori dei luoghi comuni, per carità. Anche proprio l’altro giorno la Corte di appello di Salerno ha annullato un matrimonio causa suocera invadente, mentre i matrimonialisti sostengono che “mammà” è la causa di 3 separazioni su 10. E non è un piccolo particolare.  

venerdì 31 ottobre 2008

a quel paese

alitalia a un passo dal grounding, i consumi a picco, i salari sempre più tristi, le proteste in piazza giuste o sbagliate che siano, le ministre un po' dive, un po' veline, la stampa e le tv filogovernative, la stampa e le tv antigovernative, piove sempre, ma che sta succedendo? non ci avevano promesso un paese differente, quando arriva un ombama o un mccain italiano? 

martedì 28 ottobre 2008

fenomeni della globalizzazione, rihanna e dragostea

ricordate uno dei tormentoni più celebri dell'ultimo decennio, dragostea, canzone moldavo-romena? fra l'altro, aveva reso celebre anche il ragazzone che la ballava su youtube. bene, ora l'ha rifatta una delle regine della musica internazionale, rihanna

venerdì 24 ottobre 2008

nostalgia canaglia

ecco cosa ha dichiarato in un'intervista francesco cossiga. nessun commento.

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interni. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì»

sabato 27 settembre 2008

mccain, ritorno al futuro

detto che sara palin sembra sempre di più uscita da sos tata, che obama nei dibattiti quasi balbetta (in versione originale non è bravo per nulla), mccain sembra un giovane truccato da vecchio. come in un film, quando un giovane attore deve interpretare la parte del personaggio che alla fine del film diventa anziano e i truccatori tentano di invecchiarlo in modo credibile. ecco. mccain sembra un giovane truccato da vecchio. ma forse siamo tutti, con l'andare del tempo, dei giovani truccati da vecchi

venerdì 26 settembre 2008

vecchie immagini




a volte con vecchi telefonini vengono foto caratterizzate da piacevole imperfezione...

alimortacci

e alla fine alitalia finirà, comunque, sotto l'ala di qualche compagnia straniera: lufthansa o air france. ma allora che differenza c'è rispetto a quando stava per essere acquistata da air france e qualcuno, fulminato sulla via della campagna elettorale, intervenne dicendo che non si poteva fare, che alitalia doveva restare italiana? nessuna. anzi no: la differenza è che allora ai france si prendeva anche i debiti. i debiti, invece, quelli sì, oggi restano italiani. 

martedì 9 settembre 2008

soffritto d'interessi: il primo ministro in thailandia deve dimettersi perché conduce un programma di cucina

ciò che sta succedendo in thailandia è al tempo stesso drammatico e divertente. il primo ministro, faccia da bulldog e modi sbrigativi, samak, è contestato da una parte della popolazione. è accusato di essere una marionetta del magnate thaksin (ex proprietario del manchester city)  rimosso nel 2006 e costretto all'esilio in un inghilterra. contro samak ci sono state manifestazioni, sono stati bloccati gli aeroporti, si è arrivati a scontri di piazza con un morto. bene, ora la corte costituzionale thailandese ha emesso una senteza all'unanimità: samak si deve dimettere perché ha accettato dei compensi da imprese commerciali. che ha combinato? conduce un programma televisivo di cucina su una tv. insegna come preparare i piatti più prelibati della cucina thailandese. secondo la corte costituzionale c'è un evidente conflitto d'interessi. e se ne deve andare. gambero rotto.

lunedì 8 settembre 2008

concoerenza rice: libertà a cuba, libertà in libia

- 7 settembre: travolta dagli uragani, fra i più disastrosi degli ultimi decenni, cuba chiede agli usa la sospensione dell'embargo per favorire l'acquisto di quanto necessita agli sfollati. il segretario di stato americano, condoleeza rice, risponde: non se ne parla, a cuba c'è una dittatura;
- 6 settembre: la stessa condoleeza rice visita la libia, incontra e stringe la mano a gheddafi. che strano mondo

mercoledì 3 settembre 2008

ma mammà ti manda sola?


Si vedeva subito che Sarah Palin, candidata alla vicepresidenza degli Stati Uniti con McCain, avrebbe dato grandissime soddisfazioni. Detto che assomiglia sempre di più a una delle protagoniste di Sos Tata, che quando compare con McCain (che pure è un grande) sembra suo malgrado la badante, la storia della figlia diciassettenne che si è fatta mettere incinta e che ora dovrà sposarsi è fantastica. Soprattutto perché la madre si presenta come campionessa dei valori conservatori. Ma la domanda è un'altra: chi è il colpevole, colui che per ragioni di Stato ora sarà costretto al matrimonio riparatore? Si chiama Levi Johnston, ha 18 anni ed ecco la sua foto. Questa la sua pagina su myspace: http://www.myspace.com/levilovesbristol Auguri.

mccain, la solita lobby della gasolina

la solita lobby dei petrolieri: John McCain ha ottenuto l'appoggio dell'autore di uno dei tormentoni planetari, la "Gasolina". ecco come lo racconta El Pais


copia e incolla da El Pais
A McCain le gusta la gasolina
Otro famoso se ha unido a las filas del apoyo a John McCain para las próximas elecciones de noviembre en Estados Unidos. Al padre de Angelina Jolie, John Voight, se ha sumado el puertorriqueño Daddy Yankee, famoso por su gran éxito reggaetonero Gasolina. El pasado 25 de agosto, el rapero acompañó al candidato republicano en su campaña y dijo: "Estoy aquí apoyando al senador McCain porque creo en sus ideales y sus propuestas para dirigir esta nación. Ha sido un luchador por la comunidad hispana y lo elijo como el mejor candidato por su pelea a favor de la inmigración". Lástima que el puertorriqueño, por ser puertorriqueño, no pueda darle su voto por él en noviembre…

venerdì 29 agosto 2008

avere la faccia come il mulo

1. berlusconi e i suoi giornali fanno una dura battaglia contro le intercettazioni;
2. bravi, forse è giusto, davvero si sta esagerando;
3. i giornali di berlusconi entrano in possesso di intercettazioni contro prodi;
4. fedeli ai principi della dura battaglia le buttano, ovvio? no, le pubblicano;
5. berlusconi, quando i giornali di berlusconi pubblicano le intercettazioni contro prodi, esprime solidarietà a prodi;
6.berlusconi, dopo che i giornali di berlusconi hanno pubblicato le intercettazioni contro prodi, insiste che bisogna fare una legge perché non si facciano e non si pubblichino le intercettazioni;
7. tutto questo avviene: a. in un'apatia generale, b. senza che la gente si accorga della follia, c. senza che ci sia qualcuno che non dico si scandalizzi, ma almeno si metta a ridere e mandi tutti a quel paese.

sarah con la acca e mccain che ha 72 anni

john mccain ha 72 anni è molto più brillante, simpatico e in gamba di george w.bush. ha scelto come vicepresidente sarah palin, governatore dell'alaska, 44 anni. molto conservatrice e look da professoressa di liceo, un po' come il ministro gelmini. se mccain diventasse presidente e la sua salute vacillasse sarah palin si troverebbe a guidare il paese più potente del mondo. non è bello da dire, ma non rassicura. chissà perché

lunedì 25 agosto 2008

olimpiadi, i rosiconi americani

Su Foxnews la classifica del medagliere delle Olimpiadi di Beijing non era presentata come si fa in tutto il mondo. Normalmente, basta leggere qualsiasi giornale italiano o di un altro paese, a contare nella classifica sono le medaglie d'oro vinte. Si è sempre fatto così. Bene la Cina ha schiacciato gli Stati Uniti, è largamente al primo posto (l'Italia è onorevolmente nona). Bene, Foxnews invece presenta la classifica in base al numero totale di medaglie vinte. Paradossalmente, in questo modo se un paese ha vinto 50 medaglie di bronzo, un altro 49 medaglie d'oro...nel medagliere è davanti chi è arrivato sempre terzo. Come mai Foxnews sceglie questo stravagante modo di presentare il medagliere? Perché così oscura il trionfo della Cina e salva gli Stati Uniti che magicamente diventano primi grazie al numero totale di medaglie vinte. La Cina ha vinto molte più medaglie d'oro? Per Foxnews non importa. Come si dice rosiconi in inglese?

sabato 16 agosto 2008

iphone per i capelli 3g - ma i giapponesi non li freghi

copia e incolla da telefonino.net

In Giappone l'iPhone 3G non vende! 16 Agosto 2008
Se nel resto del mondo le vendite dell'iPhone3g sembrano andare a gonfie vele, il telefonino di Cupertino in Giappone arranca. Secondo quanto riportato dal quotidiano nipponico Japan Today, le previsioni iniziali stimavano la vendita di un milione di iPhone nei primi dodici mesi, mentre le attuali previsioni indicano vendite annuali ridotte a 100 mila unità: un decimo rispetto alle stime fatte subito dopo il lancio. Se il dato fosse confermato, rappresenterebbe un crollo verticale rispetto a quanto inizialmente preventivato per i primi 12 mesi.
Apple iPhone 3G
Le difficoltà dell'iPhone 3G sul suolo giapponese sarebbero da attribuire alle numerose assenze tecnologiche, su cui i giapponesi non sembrano essere disposti a sorvolare. Ricordiamo che a meno di un mese dal debutto giapponese dell'iPhone, il gestore Softbank ha deciso di tagliare di oltre il 50% la tariffa minima di abbonamento mensile: la scorsa settimana la tariffa base è passata da circa 43 euro a 18 euro. Michito Kimura, analista presso la società di ricerche di mercato IDC Giappone, ha affermato che le vendite dell'iPhone 3G difficilmente aumenteranno velocemente.Un funzionario presso una delle principali società di telecomunicazioni ha dichiarato che un grande software, come ad esempio un gioco, potrebbe aiutare le sorti dell'iPhone 3G in Giappone.
di Telefonino.net Redazione

sabato 9 agosto 2008

viaggiare, il manuale per spendere poco

copia e incolla da il Messaggero

Vacanze: guida ai siti web con le migliori occasioni

di Mauro Evangelisti
ROMA (9 agosto) - La svolta è stata la ricerca flessibile. Per chi vive con ansia ed eccitazione la caccia alla tariffa più bassa del volo aereo e potrebbe uccidere per quei 30 euro in meno su un biglietto Roma-Hong Kong vedere magicamente comparire sullo schermo del computer una tabella che spiega qual è il prezzo più stracciato, giorno per giorno, compagnia per compagnia, ha l’effetto di un’illuminazione. La sfida è trovare l’hotel più bello, nella posizione migliore, al prezzo più basso: e in quel caso il viaggiatore, di fronte al pc, si trasforma in una sorta di agente della Cia. Cosa si dice in giro. Prima individua il miglior rapporto qualità/prezzo, poi si mette alla cernita di tutti i commenti lasciati su internet da chi ha soggiornato in quell’albergo che sembra tanto bello nel centro di Ho Chi Minh City. Confronta i commenti della coppia di australiani con quello del backpacker spagnolo e, alla fine, decide e manda la mail per prenotare. Ma la grande preparazione del viaggio, specialmente per le mete più lontane e meno battute, non finisce lì: anzi il bello viene proprio dopo. A caccia di informazioni - soprattutto su internet, anche se le guide cartacee della Lonely Planet o di Time out non fanno mai male - sui bar più alla moda, i ristoranti da non perdere, la vita notturna così difficile da acchiappare perché spesso lo scenario muta di mese in mese.La rete dei viaggi. Eccovi nel girone dei viaggiatori che vogliono spendere poco e che ormai hanno affinato tecniche e strategie nella paziente ricerca su internet. Pensare che metteranno piede in un’agenzia di viaggi tradizionale è come chiedere a un’eremita di andare in discoteca ad Ibiza. Impossibile, anche se naturalmente le agenzie tradizionali continuano ad avere un ruolo importante e la loro clientela. Ma per capire quanto sia ormai consolidato il fenomeno dei viaggiatori nella rete basta un dato: secondo una ricerca della Nielsen, nel 2007 gli accessi su internet per l’e-commerce (vale a dire gli acquisti on line) per il 58 per cento erano interessati al settore dei viaggi e del turismo.Meglio la flessibilità. Ma come si fa per risparmiare davvero quando si organizza un viaggio su internet? Partiamo dal volo e dalla famosa ricerca flessibile. Basta andare su alcuni siti affermati, agenzie on line che sono veri e propri colossi dei viaggi, come Opodo.it, Travelprice.it o Lastminute.com e il gioco è fatto. Diciamo che devi andare da Roma a Sydney? Bene, metti Roma come punto di partenza (i più scafati semplificano con la sigla dell’aeroporto di Fiumicino, Fco) e Sydney come destinazione; attivi l’opzione ricerca flessibile e la schermata finale ti dirà qual è la tariffa migliore, con quale compagnia, giorno per giorno. Incrociando tutte le date possibili, tre giorni prima e tre giorni dopo. Chi può gestirsi la ferie con una certa libertà, a quel punto sceglie ovviamente date di partenza e di ritorno con la tariffa più bassa. Attenzione: da un giorno all’altro possono esserci variazioni anche di 300 euro, non è uno scherzo. Ma il percorso ad ostacoli dell’acquisto del biglietto non è finito. Viva la compagnia. Avete individuato tariffa, ma magari volete sapere se è una compagnia aerea affidabile: come fare? Beh, il modo più rapido è collegarsi al sito di Skytrax (Airlinequality.com), dove sono raccolti commenti e voti di tutte le compagnie aeree (ma anche degli aeroporti). Ultimo tassello: l’acquisto del biglietto. Qui ci sono due strade praticabili. La prima è quella di acquistare direttamente dal sito in cui avete fatto la ricerca: pagherete qualche decina di euro di spese di agenzia, ma avrete risolto il problema. I più cocciuti (e taccagni) possono invece provare, una volta individuate le date più economiche, ad andare ad acquistare sul sito della compagnia aerea, che è un po’ come comprare direttamente dal produttore. A volte (ma non è una regola) si risparmia.Tariffe ballerine. In realtà il dedalo della ricerca del volo aereo è complesso e tormentato: perché a volte sembra quasi di giocare in borsa, con la tariffa che muta di ora in ora. Con il rischio di mangiarsi i gomiti per non avere comprato quando il volo dell’Egyptair Roma-Bangkok era quotato meno di 500 euro; o piuttosto di averlo acquistato quando costava 600 e il giorno dopo la tariffa è scesa. Una vitaccia. Una regola va ricordata (ma non sempre è valida): si spende meno acquistando prima, non all’ultimo momento.La galassia low cost. Il discorso cambia se restate in Europa e volete volare con una compagnia low cost. Partendo anche qui da un dogma da abbattere: non sempre i ticket dei giganti dei voli a basso costo sono più convenienti di quelli delle compagnie tradizionali. Meglio confrontare e valutare tutte le variabili: se siete diretti a Barcellona arrivare a Girona (quasi 100 chilometri dalla città di Gaudì) non è proprio la stessa cosa che atterrare nell’aeroporto principale. E le ancore di salvezza, se il volo viene cancellato, sono più solide con una compagnia tradizionale. Per le low cost la regola delle regole è aspettare la ventata di offerte che tutte le compagnie fanno. E acquistare in quei periodi.Volare senza pagare. Fino a al caso limite dei famosi/famigerati voli a 0,1 centesimo tasse comprese della Ryanair. Non sono leggenda. Esistono, anche se non sono sempre facili da acchiappare. I fanatici dei viaggi low cost aspettano queste offerte come i giapponesi in fila in via Condotti per i saldi. E, quando scattano, si affannano in ricerche ansiose. Attenzione: bisogna sapere che si deve depennare l’assicurazione, viaggiare con il solo bagaglio a mano, si deve fare il check in on line per avere davvero quel prezzo magico di 0,1 centesimi (ma c’è ancora la variabile della commissione della carta di credito...). La filosofia dei viaggiatori low cost, comunque, è quella di acquistare a prescindere (Londra, Francoforte, Barcellona...) anche se poi magari quei biglietti resteranno inutilizzati.Camere con vista, su internet. E l’albergo? Anche qui il viaggiatore che non deve chiedere mai (all’agenzia) si affida a un lavoro certosino di intelligence. Che può passare o dai soliti colossi del turismo on line (Expedia, Opodo, Travelprice) o dai siti che di fatto sono delle vetrine degli hotel delle diverse città (uno dei più famosi è Venere.com). Ma il semplice confronto dei prezzi non basta. Specialmente se si deve raggiungere qualche destinazione particolare - scegliere un albergo a Yangoon non è la stessa cosa che trovarlo a Ginevra - è fondamentale verificare la reputazione che gode su internet quell’hotel. Il punto di partenza può essere Google: il nome dell’hotel e vicino la parolina magica reviews. Usciranno tutti i commenti che circolano in rete sull’albergo (importantissimi i fattori pulizia e posizione): ci sono siti specializzati nel raccogliere i commenti (uno per tutti, Tripadvisor.com). Come al solito serve abilità per fare la tara dei commenti interessati, di quelli troppo estremi. Bisogna calibrare la nazionalità di chi giudica: la stanza dell’Ibis hotel di Hong Kong che a un americano appare minuscola, a voi potrà sembrare più che vivibile. Ultimo tassello sul prezzo: confrontare, confrontare, confrontare. A volte è più conveniente prenotare dai siti che trattano migliaia di alberghi, a volte è meglio spedire una mail direttamente all’hotel. Fuori dalla rete. Ultima avvertenza: se tutto vi appare molto, troppo complicato e non amate usare la carta di credito; se vi tremano le mani di fronte all’idea di organizzare il vostro viaggio verso Siem Reap nel seguente modo: 1. acquistando un volo economico con scalo ad Amman diretto a Bangkok; 2. e poi un altro volo, sempre su internet, con la Bangkok Airways per Siem Reap; 3. fare il visto sul sito del Ministero del Turismo della Cambogia ancora su internet; 4. trovare un hotel il più vicino possibile ai templi di Angkor Wat, ma anche alla vita notturna. Bene, se tutto questo vi sembra troppo faticoso e vi fuma il cervello, c’è una soluzione più semplice ed altrettanto condivisbile: entrare in un’agenzia di viaggi.

mercoledì 6 agosto 2008

volate leggeri, se potete. e solo con il bagaglio a mano...

copia e incolla da il Messaggero


E’ l’estate del bagaglio a mano:paghi meno e non perdi la valigia

di Mauro EvangelistiROMA (6 agosto) - La valigia sul letto? Anche se è quella di un lungo viaggio è meglio che sia piccola e leggera, se prendete l’aereo passerà come bagaglio a mano. Imbarcarla, al check-in, non è la scelta migliore. Perché? Primo: se viaggiate con una compagnia low cost la pagherete cara, anche 15 euro. E su alcune rotte in futuro sarete addirittura obbligati a viaggiare solo con bagaglio a mano. Secondo: se volate con una compagnia tradizionale, ma non siete stati scrupolosi nel rispettare i limiti di 20 chili, vi faranno pagare salato ogni etto in più («e se un tempo si chiudeva un occhio - racconta un esperto - oggi, con il petrolio alle stelle, le compagnie sono rigorose»). Terzo: se il vostro volo prevede uno scalo, magari nel buco nero di Heathrow, rischiate di ritrovarvi solo, malinconico e insoddisfatto al nastro trasportatore che vi dovrebbe riconsegnare la valigia. E arrivare a New York piuttosto che a Krabi con i soli vestiti che indossavate sull’aereo. A complicare la vita del passeggero, ci sono le limitazioni per la sicurezza sui bagagli a mano, con i famigerati liquidi che possono viaggiare solo in quantità modesta e ben impacchettati in buste trasparenti.Volano i minimalisti. Come se ne esce? Su internet, nei forum di viaggi, il consiglio è quasi univoco: anche se devi rinunciare al docciaschiuma, meglio il solo bagaglio a mano, portate il minimo indispensabile. Acquisterete lo shampoo in un negozio di Sydney o di Santorini e magari laverete le tre camicie che avete con voi nell’hotel di Varadero. Anche un esperto come Vito Riggio, presidente dell’Enac, è perentorio: «Ci sono ottimi motivi per viaggiare leggeri. Premessa: il prezzo del petrolio ha triplicato la spesa e convinto il settore aereo a studiare una serie di contromisure. Si è deciso di volare più in alto. E con aerei più leggeri. Viaggiare con il solo bagaglio a mano, quando è possibile, è un modo per rispettare l’ambiente: si consuma meno carburante. Questo periodo di picco di traffico - a Roma in tre giorni sono passati mezzo milioni di passeggeri - sul fronte della riconsegna dei bagagli è andato bene, meglio dell’anno scorso. Però se tutti impariamo a viaggiare leggeri, s’ingolfa meno il sistema e non si rischia di perdere la valigia. Purtroppo permane la cultura del viaggio in treno, non in aereo. E c’è chi vuole portarsi dietro la casa...».L’estate del bagaglio a mano. Ma cosa ha spinto le low cost a disincentivare le valigie ciccione? «E’ semplice - conferma Vitaliano Turrà, direttore Enac dell’aeroporto di Fiumicino - Se non imbarchi la valigia, le compagnie spendono meno per i servizi a terra. E l’aereo risparmia sui consumi». La prima a introdurre la tassa sul bagaglio imbarcato è stata Ryanair: 15 euro per chi imbarca il bagaglio e fa il check-in al banco. Se non vuoi pagare devi: 1. viaggiare con il bagaglio a mano; 2. stamparti la carta d’imbarco a casa su internet. Rapidamente è stata imitata da quasi tutte le compagnie low cost. Sta avvenendo ovunque, nelle varie compagnie low cost sparse per il mondo. Voli ”solo trolley”. Ma presto l’integralismo anti valigia andrà oltre: Ryanair sta studiando, per il prossimo autunno, di prevedere dei voli con il solo bagaglio a mano. Vietato imbarcare la valigia. Riguarderà le tratte utilizzate dai passeggeri che viaggiano per lavoro come la Roma Ciampino-Bergamo Orio al Serio.Sovrappeso carissimo. E le grandi compagnie aeree? I voli intercontinentali? «In questo caso - spiega Turrà - spesso gli aerei viaggiano pienissimi...». Come mai? Torniamo a parlare di bagaglio imbarcato. Un tempo, spesso, al check-in l’operatore chiudeva un occhio di fronte alla valigia che superava di qualche chilo il limite consentito. Oggi avviene il contrario, perché con i profitti erosi dal caro petrolio una valigia sovrappeso è una piccola miniera d’oro. E il povero passeggero ingenuo che non ha fatto bene i suoi conti e ha caricato il trolley fino a scoppiare si ritrova di fronte a uno dei dubbi esistenziali da aeroporto. Gettare vestiti e regali nel cestino, per fare diminuire il peso della valigia? O pagare la penale con le lacrime agli occhi?Italiani leggeri. Il passeggero italiano che rapporto ha con le sue valigie? Cosa c’è dietro quello sguardo ansioso che si vede ogni volta al nastro della riconsegna dei bagagli, dove ognuno di noi trascorre i quindici-venti minuti più lunghi della sua vacanza (specialmente all’andata)? Gli italiani non sono fra i peggiori. Sui voli nazionali - secondo i dati dell’aeroporto di Roma, dove in un anno passano circa 35 milioni di bagagli - la media è di una valigia imbarcata a persona, anche un po’ meno. La percentuale sale a 1,2 sui voli internazionali. «Cifre distante dagli americani - ricorda il direttore dell’aeroporto di Fiumicino - per loro si parla di 1,7 per passeggero». Ad Aeroporti di Roma hanno tirato un sospiro di sollievo quando sono riusciti ad inaugurare il nuovo terminal dedicato ai voli americani (e israeliani): di lì passano ora le valigie xxxl dei crocieristi in arrivo dagli States, che con i bagagli hanno lo stesso rapporto che hanno con il cibo: esagerato. «Il nuovo terminal per gli americani ha alleggerito il resto del sistema di riconsegna bagagli - dice Turrà - e quest’anno, toccando ferro, non abbiamo avuto gli stessi problemi dell’estate scorsa». Certo, i tempi di riconsegna non sono ancora da record mondiale - e anche per questo benedetto sia il solo bagaglio a mano - ma con il ritorno da Malpensa di molti voli Alitalia c’era chi temeva di peggio.Connessioni pericolose. La nuova ala di Fiumicino dedicata ai voli americani si chiama T5, proprio come il Terminal 5 di Heathrow, Londra. Inaugurato da poco, bellissimo. Ma se fai scalo lì, la perdita del bagaglio non è così improbabile. «In realtà - osserva Turrà - i transiti sono sempre a rischio, spesso ci sono tempi molto stretti. Il passeggero ha le gambe e può correre a prendere il volo in connessione. La valigia no». Anche per questo meglio un trolley leggero che ti segue in cabina. Magari dovrete dire addio alla vostra crema viso-notte preferita, ma non si può avere tutto dalla vita.

lunedì 28 luglio 2008

strano paese

un paese di folli: il problema è ryanair che pubblica una foto vera. non un ministro della repubblica che mostra il dito medio. e nessuno dice nulla, sembra che quella foto di un ministro della repubblica sia la cosa più normale del mondo. un paese di folli. provate a immaginare cosa sarebbe successo negli stati uniti se bush avesse fatto un gesto del genere.

io ero qui

lunedì 14 luglio 2008

hasta siempre materazzi

a proposito della betancourt, ecco cosa scrive filippo facci su il giornale. non sarà politicamente corretto, ma la tentazione di essere d'accordo con lui - non sempre avviene - è forte.

copia e incolla da Il Giornale

di Filippo Facci
Non sopporto Ingrid Betancourt. Ogni sua immagine o dichiarazione mi dà quasi fastidio fisico. Mi sembra che dica perlopiù vacuità e sciocchezze. Mi sfugge, poi, la ragione per cui dovrebbero darle un Nobel per la pace. Prima che la rapissero non ne avevo quasi mai sentito parlare, come la maggioranza di noi; cercai di documentarmi ma mi rimbalzò un classico profilo da altoborghese agiata e snob, una figlia di un diplomatico e di una senatrice che si fa pasionaria in una Colombia che semmai aveva bisogno di riformismo, di un'economia autentica, oltreché, ovvio, di un pugno di ferro contro i trafficanti. Lei invece era la classica radicaloide che distribuisce preservativi, fa fumo demagogico, e al dunque ha la concretezza politica di una Franca Rame. Poi l'hanno rapita: e certo, il mondo ha bisogno di simboli, e lei ha un perfetto fisico del ruolo; ma la liberazione e il delirio mediatico hanno reso questo simbolo sempre più soffuso, imprendibile, di una genericità assoluta. E mentre anche la sua compagna di prigionia la definiva insopportabile, e mentre lei rilasciava interviste per spiegare che Zidane ha fatto bene a incornare Materazzi, si apprende che anche la città di Sulmona l'ha candidata al Nobel. Ne ho letti di articoli e appelli per sostenere la sua candidatura: ce ne fosse uno che spiegasse anche il perché. Pacatamente, magari.
12/7/2008

giovedì 10 luglio 2008

iphone per i capelli 3g

il nuovo iphone 3g:
- una fotocamera di qualità media-bassa (2megapixel)
- non si possono fare filmati
- non può fare le videochiamate
- non manda e non riceve gli mms.
costa 499 euro. con quei soldi meglio una volo a/r per new york o per il brasile.

uccelli

testuale da il tempo pagina 5: carfagna: "parlo solo con i piccioni viaggiatori"

mercoledì 9 luglio 2008

sempre più in alto

pagina 2 di repubblica: sopra si racconta dell'attacco di sabina guzzanti che accusa il presidente del consiglio di avere fatto ministro mara carfagna per premiare un rapporto orale. sotto un parlamentare del pdl difende mara carfagna. come si chiama il parlamentare? italo bocchino. tutto vero. al bagaglino hanno chiesto di essere trasferiti tutti a discovery channel perché il loro compito è finito.

venerdì 20 giugno 2008

mercoledì 18 giugno 2008

il bambino che fece vincere george w.bush è diventato comunista




1999: una imbarcazione proveniente da cuba e diretta a miami affonda. viene tratto in salvo un bambino di sei anni, mentre la madre, che voleva fuggire da cuba e raggiungere i suoi familiari in florida, muore. il piccolo cubano, 6 anni, viene affidato alla famiglia materna a miami. ma da cardenas, la sua città di origine, il padre chiede che sia rimandato a cuba. che torni, insomma, da lui. da quel momento inizia una battaglia giudiziaria, diplomatica, politica e internazionale che andrà a influenzare pesantemente anche le elezioni presidenziali americane. elian, a sei anni, si ritrova catapultato dalla povertà dignitosa di cuba ai fasti, ai regali, ai videogiochi, alle telecamere di miami. a cuba fidel castro orchestra proteste popolari che chiedono che il bimbo possa tornare dal padre, "què vuelva elian", gridano i cortei di cubani indossando magliette con il suo volto. negli usa per mesi i telegiornali parlano della storia di elian, le telecamere lo seguono ovunque. gran finale: blitz delle forze speciali americane nella villa di miami dove elian vive con la famiglia della madre che si rifiuta di restituirlo al padre. celebre la foto di elian con il soldato che punta il fucile. alla fine, il bimbo torna a cuba. fidel castro lo accoglie con tutti gli onori e una marea di propaganda. e forse anche questo episodio, la scelta di clinton di accogliere la richiesta del padre, sposta i consensi dei cubani di miami di quella piccola percentuale che consente a george w.bush di battere al gore in florida e diventare presidente usa (brogli a parte). morale: un bimbo di sei anni, la scelta di una madre cubana di portare il figlioletto sull'imbarcazione diretta negli stati uniti, ha influenzato l'elezione dell'uomo più potente del mondo. bene, tutta questa premessa per dire che elian gonzalez, passato dal truman show di miami in cui ha vissuto per alcuni mesi quando aveva sei anni alla propaganda di castro, in questi giorni ha compiuto 14 anni. ed è entrato nell'unione dei giovani comunisti.

nella foto: elian a sei anni "liberato" dal militare americano; elian a 14 anni entra nell'unione dei giovani comunisti (è quello a destra)

ecco il racconto che fa la granma, il quotidiano cubano.
copia e incolla da granma.cu
Elián González ingresa en Unión de Jóvenes Comunistas
Elián González fue uno de los 18 mil estudiantes de la enseñanza básica que ingresaron a la Unión de Jóvenes Comunistas (UJC) como parte de actos simultáneos en todo el país, el 14 de junio.
Elián junto a uno de sus compañeros,en el acto donde recibió el carné de laUJC, este 14 de junio.
Les decimos al líder de la Revolución, Fidel Castro, y al presidente Raúl Castro que con esta aguerrida tropa pueden contar, que seguiremos su ejemplo y no los defraudaremos jamás, expuso Elián en declaraciones citadas por el periódico Juventud Rebelde.
Aunque es un motivo de alegría, también sabemos que asumimos una gran responsabilidad y que nos quedan grandes tareas por afrontar en cada escuela donde continuemos los estudios, para convertirnos en los hombres preparados que necesita la patria, aseguró.
Recibir el carné de la UJC es un compromiso de seguir con esfuerzo y entrega la obra que forjaron para nosotros el líder independentista Antonio Maceo y el guerrillero argentino-cubano Ernesto Che Guevara, acotó.
Una de nuestras principales tareas, continuó, será el reclamo de justicia para Los Cinco antiterroristas cubanos presos en Estados Unidos desde 1998.
Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Antonio Guerrero, René González y Fernando González fueron arrestados hace casi una década cuando alertaban a su país de planes violentos de organizaciones anticubanas asentadas en el sur de la Florida.
Tenemos en Elián a un joven de este tiempo, ejemplar y modesto, alegre y responsable como tantos que conforman la multitud juvenil de toda la Isla, resaltó Miriam Yanet Martín, presidenta de la Organización de Pioneros José Martí.
Este momento tiene un especial simbolismo, señaló la dirigente de la organización que agrupa a los estudiantes de las enseñanzas elemental y básica al referirse al ingreso de unos 18 mil jóvenes cubanos a la UJC.
"Por su libertad, cuando era un niño de seis años secuestrado por la mafia de Miami y reclamado por su padre en tierra cubana, se levantó todo un pueblo, desde los pioneros hasta los más ancianos", recordó Martín.
De ese reclamo nació la Batalla de Ideas, que no sólo fue por él, sino por todos los niños cubanos, añadió.
El ahora adolescente se convirtió en centro de una disputa entre Cuba y Estados Unidos en 1999, cuando su madre lo llevó a ese país en una travesía ilegal por mar en la que perdió la vida.
El niño fue rescatado por guardacostas norteamericanos y entregado a familiares lejanos en Miami que lo retuvieron con el apoyo de la mafia anexionista y la ultraderecha de ese país, que utilizaron el dramático hecho para desatar una de las tantas campañas contra el prestigio de la Revolución.
Desde entonces las autoridades cubanas, a solicitud de su padre Juan Miguel González, reclamaron su devolución, la que se consiguió en junio de 2000 tras movilizaciones masivas de protesta en la Isla y en otras partes del mundo, incluido EE.UU.
Terminada la secundaria, Elián entrará en septiembre próximo en la escuela militar Camilo Cienfuegos, conocida popularmente como Los Camilitos:
"Es lo menos que puede hacer, alguien que como yo debe tanto a este pueblo y a la Revolución: prepararse bien, pero que muy bien, para defenderlos en cualquier circunstancia."
PARA JUAN MIGUEL, EL MEJOR REGALO POR EL DIA DE LOS PADRES
Su padre, Juan Miguel González, afirma que su hijo es muy tranquilo, alegre, cariñoso, hogareño, amante de la música y los deportes, lee mucho y se pasa horas frente al televisor.
"Elián me ha dado hoy el mejor regalo que podría desear y pedir por el Día de los Padres. He vivido dos veces esta alegría, cuando me fue otorgada la militancia de la UJC y ahora, pero esta, sin duda, la he disfrutado más, como comunista y como padre, que ve al hijo mayor seguir sus pasos en la vida.
"Una vez me preguntaron si no sería posible que, al crecer, Elián decidiera abandonar su país. Entonces respondí que no lo creía, por dos razones esenciales, por la educación que me dieron mis padres y que transmitiría a mi hijo, y por su propia historia de vida, porque cuando supiera lo mucho que luchó su pueblo por él, sería incapaz de traicionarlo".
"Fidel no se equivocó al iniciar aquella batalla", asegura Juan Miguel González.

lunedì 16 giugno 2008

copia e incolla da internazionale.it - notte nera

analisi perfetta di roma. fatta da una giornalista straniera

La Roma di Alemanno
Le prime dichiarazioni del neosindaco di Roma mostrano una mentalità provinciale, indegna di una capitale cosmopolita, scrive Birgit Schönau.Facciamo uno sforzo di fantasia. Immaginiamo il sindaco conservatore di Amburgo che il giorno dopo l'elezione dichiara: questa teca di Richard Meier non mi è mai piaciuta. Facciamo un referendum tra i cittadini e vediamo se ci chiedono di toglierla. È inimmaginabile. E non solo perché i tedeschi non hanno un'Ara pacis, ma perché certe cose, da sindaco di una metropoli europea non si dicono (e non si pensano). Certo, poi è arrivato il dietrofront.Ma intanto ne avevano scritto i giornali di mezzo mondo. Ed erano intervenuti i soliti architetti romani che, all'epoca, non vinsero il concorso e quindi ce l'hanno con Meier. E che hanno colto l'occasione per dire che ormai il danno (la teca) è fatto, e che non è il caso di ripensarci: costerebbe troppo. Il nuovo sindaco di Roma è andato avanti. Dopo Meier, se l'è presa con la Festa del cinema. Non male per un laureato in ingegneria dell'ambiente e del territorio. Meno star hollywoodiane e più spazio al cinema italiano, ha detto. E anche stavolta si sono schierati con il sindaco appena eletto attori non proprio noti a livello internazionale, ma divi de' noantri.Più che l'ondata neofascista, Roma deve temere uno tsunami di provincialismo che boccia l'architettura contemporanea e i divi di Hollywood. Che ritiene importante far alzare in piedi gli alunni davanti al maestro e fargli cantare l'inno nazionale. E che attacca il Gay pride. Più che la marcia su Roma sembra un balzo indietro negli anni cinquanta, quando la capitale e il paese erano più piccoli, più semplici, più governabili e più cattolici.Dietro la vecchia idea di Roma caput mundi si nasconde la grande paura di gestire Roma come capitale mondiale. Ed è anche per questo che i romani hanno votato a destra. La stessa città che duemila anni fa era il centro cosmopolita di un impero guidato spesso da imperatori non romani e non italici, oggi ha dei problemi ad accettare la realtà multiculturale.E neanche la sinistra si è mostrata pronta per una Roma moderna, ed europea. Anzi, di fronte alla tragedia di Tor di Quinto, dove un giovane rumeno ha assassinato una signora romana, l'allora sindaco Veltroni fu colto da un raptus populista. Fece sgomberare i campi nomadi dalla capitale e perfino togliere la "settimana multietnica" dal programma delle mense scolastiche. Incredibile. Da quell'orribile delitto sono passati sei mesi. I romani si sentono sempre meno sicuri, anche se vivono in una delle metropoli più sicure del mondo. Si sentono aggrediti dalla presenza degli stessi stranieri che si occupano dei loro genitori anziani – Roma è la città più vecchia d'Europa – o dei loro pochi figli. Da secoli accoglie milioni di persone che arrivano da tutto il mondo, ma oggi la città fa fatica a convivere con chi non è solo un turista di passaggio.Il senso d'insicurezza è preoccupante. La città non è pronta a diventare una metropoli normale, consapevole dei problemi ma anche dei vantaggi di una società multiculturale. E così perfino Richard Meier viene trattato da intruso extracomunitario. Forse è solo propaganda. O forse è l'inizio di una battaglia culturale che Roma può solo perdere. Diventando certo non più sicura, ma più piccola.
Birgit Schönau è corrispondente del settimanale tedesco Die Zeit.

copia e incolla dal guardian - zingari infelici

We won't be Berlusconi's scapegoats, say Gypsies
Tom Kington in Rome meets families evicted by the city's new right-wing mayor at their isolated camp and hears them demand 'a few rights'
Tom Kington in Rome
The Observer,
Sunday June 15 2008
Article history

Gypsies near Milan watch the Italy-Romania game. Photograph: Reuters
In a desolate field just beyond the Rome ring road, a single line of caravans is a stark sign of the times in the new and increasingly anti-immigrant Italy. The vehicles are the modest homes of 25 Gypsy families, who have become the first victims of a campaign waged by the city's new right-wing mayor to crack down on foreign criminals and illegal Gypsy camps.
Oblivious to their parents' distress, children laugh and duck behind cars, squirting water pistols at each other as the adults contemplate an uncertain future. But the white sheets waving on clothes lines seem to symbolise a mood of surrender and gloom. Police, accompanied by dogs, have just chased this community from the city centre site it had occupied for 20 years.
'We work for a living, but in a couple of hours, everything we had created, the relationship we had built with locals over decades, was wiped out,' said Alessandro, 36.
The eviction, against the advice of Rome's police chief, was the latest sign of the disturbing groundswell of resentment building across Italy against the 150,000-strong Roma population. In Naples, a camp was recently firebombed. Near Venice, well supported demonstrations have mobilised locals against a proposed new camp agreed by the council. Meanwhile, Prime Minister Silvio Berlusconi's promise to get tough on the perceived lawlessness of Gypsies and foreigners earns him huge approval ratings and gives the green light to right-wing allies, such as Rome's mayor, Gianni Alemanno, to take drastic action.
The tide of ill-feeling against the Gypsies has become so strong that, for some, Friday's Euro 2008 match between Italy and Romania, which ended in a 1-1 draw, became an opportunity to offer support for the beleaguered minority. Some government critics declared they would support the Romanians as an expression of solidarity with the geographical roots of many of Italy's Gypsies. A group of protesters also took to the streets in the capital, including Roma women dancing in traditional dress, Italian intellectuals and slow-marching Jewish survivors from Germany's death camps.
Marking the first such demonstration in Italy, the protesters wore the same black triangle bearing the letter Z as worn by Gypsy inmates at the camps. 'We don't want to be scapegoats,' said Roma singer and academic Santo Spinelli, who helped organise the march. 'Italians are not racist, but we must put an end to the misinformation, mystification and media violence in this country.'
Such sentiments cut little ice with the likes of the mayor. The fact that many of those targeted are Italian citizens also appears to offer little protection. Alessandro, like the rest of the Gypsy group, was born in Italy and carries an Italian passport. Not surprisingly, he is furious. 'I did my military service, I vote and I would like a few rights,' he said.
The community to which he belongs has been in Italy for three generations, migrating in 1936 from Fiume, which was then Italian territory and is now part of Croatia. 'Those who stayed behind died in German concentration camps,' said their spokesman Aldo Hudorovich.
The group initially kept on the move, then, two decades ago, they settled in Rome's Testaccio neighbourhood and their children were sent to local schools. Now they believe that they, and others like them, have become scapegoats for the Berlusconi government, which has pledged a crackdown on crime. 'The government cannot keep control of foreign criminals entering the country and we are the easy target,' said Hudorovich.
A recent survey found that 68 per cent of respondents wanted all Italy's Gypsies expelled, while another poll, commissioned by newspaper La Repubblica, discovered that 77 per cent now want all unauthorised camps demolished.
In Testaccio, the Gypsies gradually formed bonds with locals, coming to be accepted. But the new ugly mood in Rome was apparent even prior to the forced eviction. 'Even with the new atmosphere we continued to be on good terms with locals,' said Sonia, 43, 'but outside the area people began to shout "Ugly Gypsy" at me.' Elsewhere in Rome there have been reports of petrol bombs being hurled into camps.
'It's OK for the men to go around,' said Alessandro, 'but because of their traditional long dresses we are afraid to be in public with our wives.'
For the children, it has been a bemusing and painful experience. The police arrived in Testaccio on the last day of the school term and were persuaded to give a stay of execution until the children returned from school. 'Our friends did not change their views towards us, and came along with teachers to say goodbye when we were evicted,' said Isacco, 13.
Then the group drove out of the centre of Rome to a new, temporary site located in a field near Rome's Tor Vergata university campus. Hudorovich said none of the men in the camp were venturing out to work yet. 'Right now we have the kids to watch and we are staying put to see how we are accepted,' he said.
The signs are not good. The university's rector had one simple reaction: 'It's university property. When will they be evicted?

giovedì 12 giugno 2008

iphone per i capelli

qualcosa bisognerà pur dire sul iphone 2 presentato da steve jobs. dimenticando quanto c'è di buono - accattivante il touch screen, coinvolgente il software, geniale la gestione dei file musicali e rapidissima la navigazione -, al volo due o tre cose banali per cui butteresti nel cestino l'iphone.
1. la fotocamera fa cagare, 2 megapixel. ma stiamo scherzando? un qualsiasi nokia da 200 euro fa foto molto migliori. sarà pure come dice qualche fanatico che sono comunque "2 apple-megapixel", ma per quale sadico motivo non c'è una fotocamera migliore? hai voglia poi a fare il figo con la lista di foto memorizzate che mandi avanti e indietro con le dita, allarghi e stringi. ma che bravo. e foto decenti no?
2. il nuovo iphone è 3g, ma dimenticate la videochiamata. perché ha una solo fotocamera. o vi guardano e voi non guardate l'interlocutore, o voi guardate l'interlocutore e lui vede il pavimento. vabbè, la videochiamata non è una killer application, dicono. ma insomma...ormai anche telefonini da 100 euro hanno la doppia camera.
3. niente mms. chi ha provato l'iphone prima edizione ha pensato di essere su scherzi a parte. fai una foto a una bella ragazza e vorresti inviarla al telefonino di un amico? proibito, con l'iphone non puoi farlo, gli mms non sono permessi, puoi mandarla solo via mail. e se il vostro amico in quel momento non ha un computer a disposizione? niente da fare, l'iphone misteriosamente gli mms non li manda. certo, poi su internet si trovano i software da installare e abilitare anche l'iphone per gli mms. però, insomma...anche un telefonino da 50 euro manda e riceve mms.
4. avete scattato una foto del pargolo e volete passarla al computer con il bluetooth? con il nokia lo fate in 10 secondi? con l'iphone, no. non si può. vi attaccate. nel senso che la filosofia è quella di essere sempre on line e spedire tutto con la solita e mail.
5. siete in motorino e vi squilla il cellulare? il nokia lo mettete sotto il casco, parlate e guidate senza rischiare nulla. provate a farlo con l'iphone....
per il resto è un ottimo telefonino o smartphone che dir si voglia. anche da dare in testa agli insopportabili che dicono con sorriso beota "ma io il telefonino lo uso solo per telefonare....", che sarebbe come dire "ma io il computer lo uso solo per prendere appunti...".

domenica 8 giugno 2008

roma blu notte

sabato 7 giugno 2008

girano


venerdì 6 giugno 2008

così si vola gratis (sul serio)

funziona così: per una settimana ryanair sta vendendo voli gratis da novembre a gennaio. ovviamente solo su alcune mete, solo su alcune date. però sono gratis davvero, se si ha una visa electron, anche una postepay scarica, alla fine si pagano 0,2 centesimi per l'andata e ritorno e non euro di più. con una visa normale bisogna aggiungere 4 euro per tratta, meglio evitare. dunque: prenotare, prenotare tutto il possibile. in una notte, cercare anche possibili coincidenze. ad esempio, ho preso gratis due andate e ritorno per londra, un'andata e ritorno per francoforte, perfino una coincidenza per oslo. e, per non farsi mancare niente, anche un'andate e ritorno per barcellona. costo totale: 0.10 centesimi, un decimo di quello che avrei speso per un biglietto della metro a roma. ovviamente, bisogna portare il bagaglio a mano (altrimenti si paga di più), bisogna fare il check in on line (ed è più comodo), bisogna depennare assicurazione e ingresso preferenziale sull'aereo. si dirà: ma comprando con tanto anticipio poi rischi di non usare il biglietto. risposta: sti cazzi. anche se non usassi neppure uno di questi voli, avrei perso solo 0,10 centesimi. così è cambiato il mondo, nel bene e nel male.
ricordate quando dieci anni fa si entrava timidi timidi in un'agenzia di viaggi e si pagava un capitale per un volo per londra, combattendo con la signora dell'agenzia di viaggi e le sue irritanti lentezze? preistoria. peccato davvero non avere vent'anni ora.

let's fly ryanair...

questa è da ascoltare. il jingle a bordo dei voli low cost ryanair.
ascolta

giovedì 5 giugno 2008

Progetti (ambiziosi) per il futuro - da "Fame"

Fame
I'm gonna live forever
I'm gonna learn how to fly
High

copia e incolla da il messaggero - fight club a campo de' fiori e nel centro di roma

di MAURO EVANGELISTI
Questa notte giochiamo al Fight club. Questa notte ci mettiamo i bermuda a scacchi o la giacca della tuta, i jeans che strisciano per terra, le Nike o le Adidas, il cappellino che sta in cima ai capelli con la cresta o a quelli corti corti. Questa notte, ci muoviamo in venti, trenta, come sciami di mosche impazzite tagliando in diagonale Campo de’ Fiori con un unico obiettivo: mettere in mezzo chi capita, magari prendere a calci nel sedere il mago arrivato dal Bangladesh presenza stabile fra i bar («guarda questa manooo...»), o semplicemente minacciando i venditori di trottole luminose e di megafoni. Questa notte giochiamo a fare casino, perché in fondo abbiamo solo quattordici, quindici anni.Eccoli, i pischelli che vedi a Campo de’ Fiori, che cominciano a tagliare la folla poco dopo l’una, quando si avvicina il momento della chiusura dei bar e dei pub. Si muovono come un branco, si portano dietro il casco. A un certo punto sembra che abbiamo trovato con chi fare a botte e cominciano a sbattere i caschi fra di loro, in un angolo di Campo de’ Fiori. Fanno lo stesso rumore dei celerini, quando vicino allo stadio o durante una manifestazione si preparano a una carica e - toc, toc, toc - picchiano i manganelli sugli scudi. Solo che i ragazzini che si muovono per bande da un angolo all’altro della piazza sono molto più piccoli. Alcuni di loro sembrano avere non più di quattordici anni, altri ne hanno forse sedici, nessuno sembra averne più di diciotto. La maggioranza di Campo de’ Fiori - le migliaia di frequentatori che non sono lì per fare casino ma solo per divertirsi e bere qualche birra - li guarda quasi fossero uno spettacolo inquietante, li vede spostarsi, a volte azzuffarsi con qualcuno. Verso l’una e trenta nei vari bar cominciano a raccogliere bicchieri e tavolini, è il momento di chiudere. E lo fanno con una certa fretta e apprensione, perché il gruppo del Fight club dei ragazzini si è infoltito, a un certo punto scattano inseguimenti e urla, nella parte di via dei Giubbonari e di via dei Balestrari. Ci sono anche delle pischelle fra loro, una se la ride e dice: «Aò, lui è sempre l’ultimo a menare e il primo a scappare...». Alla fine uno prova a prendere a schiaffi un venditore ambulanti di megafoni che se la svigna, altri si abbracciano quasi fossero allo stadio. Fight club, proprio come nel libro di Chuck Palahniuk dal quale è stato tratto il film con Brad Pitt. E di questi tempi forse ci vorrebbe davvero la penna bizzarra di Palahniuk per descrivere certe onde impazzite di Roma.Alcuni residenti del centro da tempo lo stanno denunciando e non solo a Campo de’ Fiori: «Ci stiamo abituando a delle bande che arrivano da fuori, alcune notti, e di fatto prendono possesso del territorio, vogliono fare come pare loro». Inutile dire che fra questi ragazzini del Fight club de’ noantri c’è molto alcol e forse c’è anche altro. Però - stando allo spettacolo dell’altra sera, un sabato qualunque - non immaginatevi chissà quale Arancia meccanica, chissà quali Guerrieri della notte. «A occhio - spiega una cameriera - quelli hanno superato da poco i quindici anni. E vengono tutti da fuori, dalla periferia». Cosa sta succedendo a Campo de’ Fiori, ritorna il gioco della palla che travolgeva i clienti dei bar, che finiva con le cariche della polizia e che era già stato catalogato con il nome di vaiolance? No, per ora no. Anzi, nel corso delle serata di sabato la situazione era tutto sommato tranquilla, con molti giovani stranieri, anche tanti trentenni romani. E molti tredicenni-quattordicenni che non cercano guai, però bevono tantissimo. Poi, però ci sono queste strane bande che arrivano lì solo per cercare le botte e il casino. «Abbiamo anche pensato - racconta Roberto Lisi, della Taverna del Campo - che questi gruppo fossero controllati da qualcuno che avesse chissà quale scopo. Ma forse non è questo. Forse è altro. Per questo noi speriamo che qui a Campo de’ Fiori torni il presidio delle forze dell’ordine come in passato, anche se con modalità diverse». Sabato sera, ad esempio, a parte un fugace passaggio, di divise non se ne vedevano. La tesi di Lisi è che non serve, come in passato, la militarizzazione. Una presenza troppo vistosa di camionette e auto di carabinieri e polizia può avere l’effetto della benzina sul fuoco. «Però non si può lasciare Campo de’ Fiori senza controlli, una presenza ci vuole. In generale il clima è migliorato, semmai i problemi che viveva Campo de’ Fiori si sono spalmati in altre zone come Ponte Milvio o Trastevere. Guardi, tutti accusano i gestori dei locali... Ma in realtà noi lavoriamo per alzare il livello, se ci sono i nostri tavolini all’aperto, clienti di un certo tipo, questi ragazzini alla fine vengono isolati. Poi, io ho una mia idea: bande o non bande, come mai le famiglie accettano tutto?».

mercoledì 4 giugno 2008

Piccoli tormentoni crescono

cosa va per la maggiore... anche se è troppo presto per decidere chi ci marchierà l'estate.

1. 4 minutes, madonna - justin timberlake. vabbè, se sapeva...
2. madcon, beggin' - mooolto orecchiabile, il video è fantastico, molto psichedelico
3. better in time, leona lewis - è quella di bleeding love...
4. run, gnarls barkley - è il faccione di crazy
5. in italia, fabri fibra e la nannini - attuale, se la gioca con eroe di caparezza

domenica 1 giugno 2008

Progetti per il futuro

Il nostro manifesto per la vita...da un brano che va per la maggiore.

Mgmt- Time To Pretend

I'm feeling rough, I'm feeling raw, I'm in the prime of my life.
Let's make some music, make some money, find some models for wives.
I'll move to Paris, shoot some heroin, and fuck with the stars.
You man the island and the cocaine and the elegant cars.
This is our decision, to live fast and die young.
We've got the vision, now let's have some fun.
Yeah, it's overwhelming, but what else can we do.
Get jobs in offices, and wake up for the morning commute.
Forget about our mothers and our friends
We're fated to pretend
To pretend
We're fated to pretend
To pretend
I'll miss the playgrounds and the animals and digging up worms
I'll miss the comfort of my mother and the weight of the world
I'll miss my sister, miss my father, miss my dog and my home
Yeah, I'll miss the boredem and the freedom and the time spent alone.
There's really nothing, nothing we can do
Love must be forgotten, life can always start up anew.
The models will have children, we'll get a divorce
We'll find some more models, everyting must run it's course.
We'll choke on our vomit and that will be the end
We were fated to pretendTo pretendWe're fated to pretend
To pretend
Yeah, yeah, yeah
Yeah, yeah, yeah
Yeah, yeah, yeah
Yeah, yeah, yeah

succede nel mondo

notizie che per ora sfuggono ai media italiani.
1. a bangkok migliaia di persone protestano contro il primo ministro. che ha minacciato di usare la forza, a due anni dal colpo di stato che causò l'allontanamento dell'allora prima ministro taksin? chi è taksin? un tycoon locale, una sorta di berlusconi (è anche proprietario del manchester city...). i partiti di opposizione accusano l'attuale primo ministro di essere un fantoccio di taksin e di volere cambiare la costituzione. per evitare guai giudiziari a taksin. i turisti, in thailandia, probabilmente non si stanno accorgendo di nulla.
2. qualcuno se ne è accorto, certo, ma la finale nba boston celtics-los angeles lakers ci fa sentire tutti molto più giovani. e ci fa pensare
quando al mattino canale 5 trasmetteva le prime partite di quello che allora ci apparivano come extraterrestri. telecronista: dan peterson.
3. a reykjavik il parlamento islandese ha approvato una risoluzione contro i maltrattamenti inflitti ai prigionieri della base di guantanamo.
4. a cuba la popolazione, da tre anni a questa parte, sta diminuendo. troppa emigrazione e, al contrario del passato, le giovani donne fanno sempre meno figli.

sabato 31 maggio 2008

copia e incolla da il messaggero: sballo, viagra e cocaina

di Mauro Evangelisti
ROMA (31 maggio) - Notti chimiche, notti bianche e blu in cui mescolano cocaina e Viagra. Anche a diciotto anni appena compiuti, a volte anche a quindici, sedici. Sull’Ostiense o a Trastevere, a Testaccio o sulla strada verso il mare. Il botéllon, il pieno di alcol alla spagnola, nei parcheggi delle discoteche, può essere solo un appetitizer, un antipasto. La notte è lunga. «Ce ne siamo accorti da almeno un anno, con più frequenza da sei mesi... Vai a soccorrere il ragazzo di sedici anni che verso le quattro resta a terra immobile. Parli con i suoi amici e alla fine scopri che ha preso la cocaina e il Viagra. Alcol e Viagra. Extasy e Viagra. A sedici anni, a vent’anni, perfino a quattordici, nei casi più rari. Non ti aspetti che un ragazzetto abbia bisogno della pasticca blu per eccitarsi, pensi che il Viagra non serva ai giovanissimi. Ma il problema vero è che questi ragazzi stanno diventando dei piccoli chimici. Non è che si drogano semplicemente, come si faceva una volta (e già questo era pericoloso). Si preparano una combinazione di sostanze: quella A deve compensare la B, la sostanza C deve andare limitare D. Se li senti parlare lo dicono loro stessi: non parlano più di coca, di extasy, di Mdma, di droga. Parlano di sostanze». Venerdì sera, la quiete prima della tempesta. Livio De Angelis, 40 anni, è il direttore unità operativa Roma centro del 118. Mese dopo mese, ha imparato a decriptare quanto avviene nelle tribù dopate della vita notturna romana. Sempre più piccoli, sempre più sballati.
La ricetta dei cocktail. «A volte - racconta De Angelis - penso che ad aiutare questi ragazzi ci sia qualcuno più grande, più esperto, che spiega loro come dosare le diverse sostanze, come combinarle. Così, alla fine non prendono solo la cocaina o solo l’extasy. No, ricorrono, nella stessa notte, a un ampio ventaglio di sostanze. E questo ci mette in seria difficoltà quando andiamo a soccorrerli se si sentono male. Arrivi, trovi il ragazzetto accasciato a terra che magari non è neppure in grado di parlare. E non sai che fare. Perché se uno ha un arresto cardiaco perché ha esagerato con la cocaina, sappiamo cosa dargli. Ma se quello ha preso cinque, sei sostanze diverse, se ha mescolato l’energy drink con la pasticca, la coca con il Viagra, poi non sai come muoverti. Perché invece di aiutarlo rischi di peggiorare le cose».
Coca and Viagra. Venerdì notte è la madre di tutte le notti, quella in cui si deve andare a letto più tardi, si deve osare sempre di più, si devono provare e cercare emozioni più intense. Premessa: si sta raccontando un estremo, non la normalità dei tanti giovani romani che magari si limitano semplicemente a pizza e cinema. Ma è un estremo che si sta allargando. Pericolosamente. «Il venerdì è agitato anche più del sabato - spiega ancora De Angelis - Attenzione, però, in una città come Roma ormai non esistono notti tranquille. Molti ragazzi, dai quindici anni in su, spesso escono anche nelle altre sere della settimana. Altro che sabato sera. E sa che succede? Succede che non si accontentano più di prendere la cocaina. Perché ti dà sì una sensazione di sovreccitazione, ma dall’altra parte rischia di inibirti o ridurre l’attività sessuale. Allora intervengono con il Viagra, che prendono quasi fosse una caramella. Senza rendersi conto del rischi che corrono. Ho soccorso dei giovanissimi che avevano esagerato con coca e Viagra».
Sextasy. Chiariamo: da molti anni, fra i trentenni, i quarantenni, cinquantenni, erano frequenti i casi di chi abbinava cocaina e Viagra. «Ma fra i giovanissimi a Roma, è un fenomeno relativamente nuovo. A volte è coca e Viagra, a volte è alcol e Viagra, a volte extasy e Viagra». Quest’ultima combinazione da almeno cinque anni ha già avuto una sua definizione, l’hanno chiamata Sextasy. Ma l’onda blu della pasticca che favorisce l’eccitazione sessuale ormai non riguarda solo Roma, ma anche tante altre città d’Italia. Solo un esempio: qualche giorno fa a Padova il Sert della zona ha denunciato la diffusione di droghe sintetiche, cocaina e Viagra fra gli adolescenti. Aggiunge De Angelis: «A Roma circola di tutto. Nel corso del mio lavoro notturno mi è capitato di avere a che fare con ragazzi che sniffano la cocaina, ma allo stesso tempo prendono anche una pasticca di betabloccanti, tipo l’Inderal. Vale a dire il medicinale che somministriamo quando qualcuno ha dei problemi con la cocaina. Si sentono tutti farmacisti, ma non si rendono conto che così combinano solo guai. Tutto è in linea con questa scelta dei più giovani di non limitarsi ad un’unica sostanza. Circola chetamina, Mdma, in generale fra i ragazzi vanno le lifestyledrugs. Per loro - ovviamente per una parte di queste generazioni, non per tutti - la serata con una birretta al pub è una serata sprecata»
Cosa rischiano. «Verso le 3, specialmente al venerdì notte, inizia il grosso del lavoro per le nostre ambulanze. Per arrivare al top dopo le 4. Nelle notti più agitate soccorriamo anche una cinquantina di giovani solo in centro. Le ragazze, anche quattordicenni e quindicenni, ultimamente bevono tantissimo alcol. E stanno male. Rispetto al passato riceviamo un po’ meno chiamate da Testaccio, sono in aumento invece quelle dall’Ostiense e da Trastevere. A questi ragazzi andrebbe sempre ricordato che la cocaina provoca l’aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, molto spesso aritmie cardiache potenzialmente letali. Il Viagra, se si esagera, con la vasodilatazione periferica, porta a una ipotensione grave, fino allo choc. Per non parlare delle conseguenze indirette. Ogni sera, con le ambulanze, vediamo con i nostri occhi quanti incidenti stradali sono causati dall’uso senza controllo di alcol e droghe. Ecco, anche questa a Roma è una reale emergenza: chi guida ubriaco o sballato è pericolosissimo. Un tempo a Roma l’investimento di un pedone era un evento raro. Ora sta divenendo frequente. Chi è alla guida dell’auto secondo lei è sempre lucido?».

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