giovedì 28 ottobre 2010

banda della magliana, derby lazio-roma e sky

copia e incolla da ilmessaggero.it

di Mauro Evangelisti
A Sky di solito sono geniali nel confezionare idee come quella degli spot di inizio campionato con i giocatori fighi e i loro sosia bruttini. Ma per pubblicizzare il derby Lazio-Roma del 7 novembre hanno rispolverato il presunto fascino vintage di “Romanzo Criminale”. Forti anche del traino della seconda serie. Roma e la Banda della Magliana. E’ un abbinamento scherzoso, sia chiaro, astenersi scandali da benpensanti o interrogazioni parlamentari. Però non si sentiva la mancanza di questo spot che lega Banda della Magliana e pallone romano.

La Capitale e il suo derby meriterebbero e offrono un olimpo più vasto da cui attingere. Nella storia e nel presente di Roma, della Roma e della Lazio si può ricorrere a un immaginario migliore di quello proposto dalla storia di una banda di criminali che, anche se raccontata dalle pagine di un bellissimo romanzo, ha poco di memorabile. La sua “quasi celebrazione” sta pericolosamente avvicinandosi alla soglia del pedante e rindondante. Così come Roma non è quella della magnata di pajata sotto il Parlamento, non è neppure quella del Freddo e del Dandi. C’è altro.

venerdì 22 ottobre 2010

anagnina, cori spezzati

copia e incolla da ilmessaggero.it

Mauro Evangelisti
Il ragazzo che ha sferrato un pugno a una donna - un pugno a una donna, già questo un tempo sarebbe stato disonorevole - e l'ha uccisa non è un eroe che lotta contro il sistema, non è Nelson Mandela, neppure uno che si batte con passione per una causa magari sbagliatissima. Eppure, sotto casa sono apparsi gli striscioni di chi invocava la sua libertà; non è stato portato in carcere fra le urla non di chi era infuriato (anche questo non sarebbe stato accettabile, ma di solito è così) contro chi ha commesso un reato. No, le urla erano di chi esaltava il nome del ragazzo (Alessio libero) e criticava le forze dell'ordine. C'è da scommettere che fra i ragazzi che hanno urlato contro l'arresto ce ne sono molti che in altri casi di cronaca con altrettanta facilità invocavano stoltamente la pena di morte o giù di lì. E' ovviamente lecito domandarsi se per la tragedia avvenuta alla periferia di Roma, all'Anagnina, sia giustificato il carcere prima di una sentenza; perfino riflettere su eventuali attenuanti, ma di qui a inneggiare al giovane come un eroe, beh, ce ne passa parecchio. Quanto sono rappresentativi quelle urla, quei ragazzi di una generazione, di una città, di un Paese? Forse poco. Forse.

giovedì 14 ottobre 2010

gf cile

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Altro che Grande Fratello: il vero reality arriva dal Cile


di Mauro Evangelisti
Lunedì comincia l’undicesima edizione del Grande Fratello. Sì, che ci piaccia o non ci piaccia, sono undici anni che ogni tanto uno sguardo su quanto succede nella casa lo buttiamo; abbiamo imparato a rivalutare alcuni dei concorrenti delle prime edizioni - dal bravo e sfortunato Pietro Taricone a uno degli attori più apprezzati del cinema italiano, Luca Argentero -; ci siamo francamente annoiati per le ultime edizioni (del vincitore del Gf10 ricordiamo soprattutto gli eccessi e magari non è neppure colpa sua).

Ma il vero grande fratello reale, non reality, è finito in queste ore, con il ritorno alla superficie dei 33 minatori cileni intrappolati a 600 metri di profondità per oltre due mesi. Grazie a una telecamera hanno rilanciato all’esterno le loro immagini quotidiane di prigionieri in attesa di essere liberati e conquistato l’attenzione di tutto il mondo, tanto che ieri Bbcnews e Skynews ma anche i siti internet più importanti, hanno assicurato la diretta sull’“uscita dalla casa” dei minatori in quel minuscolo e miracoloso ascensore.

E anche lì non poteva mancare un risvolto gossip, perché la realtà imita i reality, come la storia della moglie e dell’amante del ventunesimo minatore risalito, Yonny Barrios. Le due donne, secondo le migliori tradizioni, hanno scoperto la rispettiva esistenza quando si è trattato di chiedere il contributo economico riconosciuto alle famiglie.

Titolo, fra i milioni di titoli, di un giornale cileno che rende bene l’idea: “Yonny Barrios: el minero atrapado al que se lo pelea la esposa y la amante” (la traduzione non serve). Ecco, di sicuro quel minatore è molto contento di essere uscito, ma nelle prossime ore - travolto dall’affetto di moglie ed amante - rimpiangerà la calma della prigionia sotterranea.

mercoledì 13 ottobre 2010

johnny nuovo va sull'ipad, sul kindle, ovunque si possa leggere un ebook

www.bookrepublic.it

http://www.bookrepublic.it/book/9788896629222-johnny-nuovo/

giovedì 7 ottobre 2010

"...è peggio di maurizio costanzo"

commento di un lettore al titoli di coda sul pranzo bossi-polverini-alemanno uscito su ilmessaggero.it

"...e questa la chiama analisi? Evangelisti, lei (e le dò del lei...) è un maestro di qualunquismo, dinoccola false perle di saggezza senza spiegare nulla, non arriva alle motivazioni reali e analizza i fatti con la stessa tempra di una signora con le borse della spesa su un pullman affollato...mi chiedo chi è che le consente di scrivere siffatti inutili editoriali...è peggio di maurizio costanzo..."
commento inviato il 07-10-2010 alle 14:20 da Rudolph

porci con le ali

copia e incolla da ilmessaggero.it

Mauro Evangelisti
Siamo simpatici italiani. Se uno dice che siamo dei maiali, lo invitiamo a pranzo. Mica come in Germania dove se un ministro dicesse che quelli di Berlino sono tutti porci lo caccerebbero a pedate; mica come in Francia dove se uno insultasse Parigi sarebbe radiato dalla politica; mica come negli Usa, dove se un collaboratore di Obama desse dei maiali a quelli di Washington, New York o anche di Tampa Bay farebbe una brutta fine. No, in Italia i romani si prendono l’insulto, ti invitano a pranzo, t’imboccano soavemente, e anzi ti offrono la piazza del centro di Roma per schierare tutti i tuoi amici leghisti con tanto di magliette verdi e simboli stranamente simili a quelli della scuola di Adro. Siamo simpatici italiani, puoi tranquillamente parlare al Senato e insultare gli ebrei, puoi essere il capo del Governo e raccontare barzellette con fugace bestemmia finale. Siamo simpatici, però poi ci scandalizziamo se un comico dice una parolaccia di troppo su Raitre - signora mia, che vergogna - e cacciamo un giovanotto dal Grande fratello, perché pure a lui era scappata la bestemmia.

domenica 3 ottobre 2010

libriconsigliati.it, intervista su johnny nuovo

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Premio Carver 2010: vince Johnny Nuovo, di Mauro Evangelisti.

Dopo aver ricevuto in lettura e recensito il romanzo vincitore del premio Carver 2010, Johnny Nuovo – Il ragazzo che non conosceva il mondo, abbiamo intervistato il bravo Mauro Evangelisti, scrittore e giornalista de Il Messaggero. Di seguito, l’intervista in esclusiva per i lettori di Libri Consigliati.
Intervista di Maria Grazia Piemontese


Piemontese Stile da reportage, storia di cronaca e sviluppo romanzesco: un mix che ti ha reso vincitore del premio Carver 2010. Come ti trovi in questa “nuova veste”?

Evangelisti Si tratta del mio primo romanzo. Avevo pubblicato altri libri, ma si trattava di saggi e libri di viaggio. Scrivere un romanzo è, dico la verità, molto più complicato. Ma è anche una bella sfida: devi partire da un punto A e arrivare a un punto B, costruendo una storia che abbia una logica, uno sviluppo, dei colpi di scena; e soprattutto devi convincere il lettore a seguirti. Non è affatto semplice, ma è molto interessante. Soprattutto è stimolante ascoltare i commenti di chi ha letto i libri, interpretazioni a volte molto belle e centrate ma che vanno oltre il significato che tu volevi dare.

Piemontese È difficile definire nettamente la natura dei protagonisti di Johnny Nuovo: buono-cattivo, giusto-sbagliato non sono categorizzazioni facilmente applicabili. Ritieni questo sia un punto di forza del tuo romanzo?

Evangelisti Penso proprio di sì. Qualcuno ha osservato che i personaggi del mio libro sono quasi tutti negativi. Non sono d’accordo. Concordo invece con la tua analisi. Ho lasciato tutti i personaggi in un territorio di confine, senza dare giudizi, e concedendo al lettore il diritto all’interpretazione finale. È molto interessante, fra l’altro, constatare come da lettori diversi spesso arrivino giudizi molto distanti sullo stesso personaggio.

Piemontese Leggendo il tuo romanzo risulta immediato il richiamo a fatti di cronaca piuttosto recenti (primo fra tutti il caso del padre-padrone austriaco Josef Fritzl). Quanto hai attinto alla realtà e quanto nasce dalla tua fantasia.

Evangelisti Capisco che leggendo ”Johnny Nuovo” uno pensa alla storia di Josef Fritzl, ma anche a quella simile di Natasha la ragazza austriaca prigioniera in una casa. Beh, sembra incredibile, ma ”Johnny Nuovo” in realtà è stato scritto prima, 8-9 anni fa anche se sono riuscito a pubblicarlo solo nel 2010. Dunque, possiamo davvero dire che la realtà ha imitato la fantasia, anche se in realtà ”Johnny Nuovo” ha una storia più estrema, in cui il bambino-ragazzo prigioniero non conosce per nulla il mondo esterno, non ne conosce la sua esistenza.

Piemontese Il protagonista ha un nome piuttosto singolare ed evocativo: K. Il riferimento a Kafka non può essere casuale.

Evangelisti La spiegazione della scelta del nome K è molto banale, forse un po’ deludente: quando ho cominciato a scrivere non sapevo come chiamare il personaggio. Così l’ho chiamato K per poi decidere in seguito il nome. A romanzo concluso mi sono accorto che funionava così e non l’ho cambiato. Oltre che a Kafka, c’è stato chi ha pensato che fosse un riferimento al bellissimo libro ”Trilogia della città di K” (Agota Kristof, N.d.R.), ma anche in questo caso non era vero.

Piemontese K osserva senza sosta il bambino rapito, gli psicologi studiano ogni sua mossa, dopo l’avvenuta liberazione Johnny vuole rivedere K davanti alle telecamere e acquista i diritti della sua biografia. Semplice costruzione narrativa o aperta critica ai reality show?

Evangelisti Osservazione giustissima. Teniamo conto che quando ho scritto questo romanzo erano i primi anni in cui in Italia era arrivata la trasmissione ”Grande fratello”. Oggi i reality sono qualcosa di scontato e noioso, ma in quegli anni erano davvero qualcosa di nuovo. In generale, poi, ormai siamo tutti osservati, spiati, intercettati, controllati da telecamere di sorveglianza: quello che succede a Johnny, in fondo, ora succede a tutti noi.

Piemontese Leggendo il tuo romanzo, più che dalla crudeltà sono stata colpita dalla ferma volontà che ha K di crescere Johnny come un individuo forte e totalmente autonomo, in modo da permettergli di non dover mai dipendere da nessuno e sfuggire così a dolori e delusioni. Hai lasciato al lettore, in definitiva, il compito di identificare K con un mostro o con un uomo solo che reagisce alla sua solitudine. K è a suo modo un “eroe positivo”?

Evangelisti Con amici che hanno letto il libro a lungo abbiamo discusso su una domanda: K è un mostro? Secondo me no. È un personaggio che vive in un territorio di confine, segnato da un’esperienza negativa – anche se in nessuna parte del libro si dice che quella sia all’origine della sua scelta. Dire che è un eroe positivo è eccessivo, certo. Fra l’altro, fra i lettori, ci sono due interpretazioni: c’è chi vede nel suo esperimento il tentativo di proteggere il bambino, di salvarlo dall’esperienza del dolore; ma c’è chi invece rimane più colpito dal suo desiderio di manipolare, plasmare il bambino. Protezione da una parte, manipolazione dall’altro, sono entrambi concetti che nella società contemporanea hanno guadagnato grande importanza.

Piemontese Il figlio di Fidel – Un bambino tra revolucion e Disneyworld; Johnny Nuovo. Il ragazzo che non conosceva il mondo. Al centro di questi due tuoi lavori la storia travagliata di due bambini. Si tratta di una semplice casualità?

Evangelisti Il parallelo fra i due libri è corretto. La storia di Elian – raccontata ne Il figlio di Fidel – parla di un fatto di cronaca, del bambino cubano portato in Florida, sradicato dal suo ambiente, che si ritrovò all’improvviso sbalestrato, dai vicoli di una cittadina cubana all’opulenza, ai parchi di divertimento, all’attenzione dei media in Florida. Detto in modo banale: quanto l’ambiente in cui un bambino cresce segna la sua vita e la sua personalità? È una domanda che mi ha sempre affascinato.

Piemontese Nel romanzo avvengono due tradimenti, entrambi verranno puniti con l’omicidio. L’unico amore “puro” è quello di Beatrice che, pur di non ingannare K, decide di abbandonarlo. Questo ennesimo dolore ha delle ripercussioni violente che scateneranno l’evoluzione psichica di K. L’assenza d’amore e l’infedeltà sono il motore, la scintilla che accende la macchina narrativa: non c’è spazio per un amore sereno, quindi.

Evangelisti Il dolore, l’amore tradito o negato, sono esperienze forti che spesso segnano il corso della nostra esistenza. Penso che valga, con modalità diverse, per ognuno di noi. Temo che sia più frequente incontrare storie di traumi legati ai sentimenti che storie di amore serene e cristalline. Inoltre, fra le righe del libro ci sono anche sentimenti positivi: l’affetto della figlia di Beatrice per la madre, ad esempio; l’amicizia fedele del giornalista per il padre di K; un’altra storia di amore che matura nella parte finale del libro e che non raccontiamo per non rivelarne troppo la trama. Insomma, anche se in molti dicono che sono stato troppo cupo, nego con forza che sia un romanzo completamento negativo.

Piemontese Una tua breve riflessione sullo stato dell’editoria italiana, in riferimento alla tua esperienza di pubblicazione con CartaCanta.

Evangelisti Non sono un esperto del settore. Posso solo dire che dovremmo avere tutti più attenzione per le case editrici piccole e coraggiose che sanno scegliere bei libri – a parte il mio, ovviamente – come sta facendo Carta Canta. Lo dico senza piaggeria. In generale tante belle storie non finiscono all’attenzione del grande pubblico perché le grandi case editrici seguono alcune logiche, quelle piccole faticano ad emergere. Cambierà qualcosa con l’avvento degli e-book? Vedremo.

intervista a cura di Maria Grazia Piemontese per Libri Consigliati

www.libriconsigliati.it

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