giovedì 27 gennaio 2011

l'importanza di dare il giusto peso alle cose della vita

Copia e incolla da ilmessaggero.it

Mauro Evangelisti
E poi c'è l'amore vero, o almeno quello che pensiamo sia tale quando siamo molto giovani. Che a volte si trasforma in amore folle nel senso che fa commettere follie. La notizia è della settimana scorsa: un ragazzo romano di 23 anni, uno come tanti, è morto a causa di gravissime ustioni dopo che aveva tentato di dare a fuoco la sua automobile. Perché voleva bruciare la sua Golf? Voleva dimostrare alla fidanzata quanto l'amasse, farsi perdonare un tradimento. Una follia, certo, a volte succede quando si ha poco più di vent'anni. E una cosa bisognerebbe insegnare a scuola, ai ragazzi (ma a volte anche agli adulti, a quei mariti che si uccidono o uccidono disperati per un addio): che quasi mai il dolore di una relazione finita a 20 anni è per sempre, che una delusione d'amore che a volte ci sembra una montagna che ci sta crollando addosso fra sei mesi si sarà già annacquata, fra due anni penseremo ad altro, quando avremo 40 anni ci guarderemo indietro e ricorderemo quella delusione perfino con nostalgia e tenerezza. Vale per tutto: per la ragazza che a 20 anni ti lascia, per l'esame andato male, per un litigio o gli insulti di qualche bullo. Per cui non vale mai la pena fare cose irreperabili, tanto più quando si hanno 20 anni. Questo, in fondo, bisognerebbe insegnare a scuola.

giovedì 20 gennaio 2011

Quando si avvicinano i titoli di coda

Copia e incolla da ilmessaggero.it



MAURO EVANGELISTI
Cosa ci tiene legati alla vita? Cosa ci spinge a restare aggrappati agli impegni quotidiani anche quando la fine del nostro percorso rischia di avvicinarsi? Pensiamo a Steve Jobs. A un mese dal suo cinquantaseiseimo compleanno, annuncia che dovrà sospendere la sua attività per ragioni di salute. Non è la prima volta: era già successo quando gli diagnosticarono un tumore al pancreas e, successivamente, quando fu sottoposto al trapianto del fegato. Ogni volta è tornato, ogni volta ha stupito il mondo con i nuovi prodotti Apple. Jobs non ha problemi di soldi, non deve lavorare per arrivare a fine mese, non deve dimostrare più nulla perché i gradini più alti della scala del successo li ha raggiunti. Domanda: perché non pensa solo alla sua salute? Cosa lo spinge - fino a quando è possibile - a continuare a guidare l’azienda che ha creato? La risposta più scontata: quell’impegno stesso e il lancio di nuovi prodotti che lasciano un segno, sono essi stessi il modo per restare aggrappato alla vita. E’ lo stesso motivo, in fondo, per cui assistiamo a battaglie furibonde per il potere fra settantenni-ottantenni in politica o in economia. Ti domandi: ma perché lo fanno? In fondo, non potranno godersi il frutto di questa furibonde battaglie. Un modo per restare aggrappati alla vita. Un po’ come lo è, in fondo, a 75 anni suonati difendere ferocemente, sfidando il ridicolo, l’illusione della conquista femminile disinteressata, dell’ebbrezza della festa con le belle donne, dell’estasi degli eccessi. Ingiustificabile, deprimente e censurabile per tanti versi, perfino il bunga-bunga ha il soffio della tragedia umana, della paura della fine, con cui tutti noi prima o poi dovremo fare i conti.

mercoledì 5 gennaio 2011

addio 10, vediamo 11

copia e incolla da ilmessaggero.it

MAURO EVANGELISTI
Ciao a un anno scuro, ben sintetizzato dalla figuraccia wakawakiana della Nazionale ai Mondiali che ormai già ci sembrano preistoria. E’ stato un 2010 degli addii a molti grandi. Solo alcuni esempi:
abbiamo salutato l’ironia e il genio di chi aveva saputo interpretare il grande cinema italiano, Mario Monicelli; abbiamo visto andarsene, uno dopo l’altro come succede nelle grandi storie d’amore, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini: si sono portati via tanti ricordi di chi è cresciuto con la televisione in biancoenero e senza neppure un barlume di cosa sarebbe stato internet. Quella televisione in biancoenero aveva visto protagonista, anche tragico, un altro che se ne è andato nel 2010, Francesco Cossiga.

E come un gioco di specchi, la coda dell’anno sarà ricordata per quelle schegge che sembrano venute dal passato: una manifestazione violenta degli studenti con le auto in fiamme a piazza del Popolo e le cariche della polizia; le bombe finte e vere; il veleno che scorre copioso sulla scena politica anche sfidando il ridicolo; l’alta tensione nei posti di lavoro, dove si dividono i sindacati e dove si guarda con preoccupazione rinnovata al futuro.

Sempre più depressi, ci consoliamo ricurvi sui nostri smartphone o sugli iPad, ci rifugiamo nei territori fugaci di qualche folle ”app” (applicazione), del social network, delle chat. Il 2010 sarà ricordato con piacere solo per le gioie della vita privata (per i più fortunati), ma per il resto non è un anno memorabile. E a quasi 17 anni da quella sorridente promessa, ora se ne può prendere atto: no, il nuovo miracolo italiano non c’è stato. Sarà per un’altra volta.

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