giovedì 11 marzo 2010

kareem abdul elkan

copia e incolla da ilmessaggero.it


di MAURO EVANGELISTI
Applausi per Kareem Abdul Elkann o, se preferite, per Magic Lapo. Prendiamola larga. Per chi come noi è cresciuto con le prime partite Nba di basket commentate su Canale 5 da Dan Peterson alla domenica mattina (sì, fu la prima volta che sentimmo ”mamma butta la pasta”) e poi al pomeriggio tornava alla pallacanestro dei due americani due, magari in qualche scassato palasport di provincia delle vecchie A1 o A2, l’altro giorno allo Staples Center di Los Angeles si è manifestata una interconnessione fra passato, presente e iperspazio.

La partita è Los Angeles Lakers-Toronto Raptors. Esempi: in campo la stella dei Lakers è Kobe Bryant, figlio di Joe che - ecco il passato - ai tempi di ”mamma butta la pasta” giocava, ad esempio, a Rieti e quando ne segnava solo quaranta era perché aveva digerito male. Nei Toronto Raptors c’è una ricca colonia italiana che sta avendo fortuna nell’Nba - ai tempi di ”mamma butta la pasta” era impensabile e non solo perché i Raptors ancora non esistevano: il vicepresidente, Maurizio Gherardini, che nella preistoria è stato dirigente a Forlì e Treviso, la superstar di Roma, Andrea Bargnani, e l’emiliano Marco Belinelli.

Dall’iperspazio, infine, l’altra sera è arrivato Magic Lapo, presentato dal ”Toronto Star” come ”ereditiere Fiat e playboy internazionale”. Si è seduto in prima fila. Attenzione, prima fila nell’Nba significa proprio a un respiro dalla linea, se nel basket ci fosse il segnalinee quasi quasi si siederebbe pure lui lì. Che succede? Le immagini in tv o su internet le hanno visto praticamente tutti: finale punto a punto, lo spagnolo Calderon tenta di recuperare uno di quei palloni che possono valere un match e vola fra il pubblico. Con fare molto dandy Lapo alza la manona e, scherzetto, tocca la palla. Finisce con Calderon che digrigna i denti ma vince l’oscar dell’autocontrollo dopo essersi quasi sfracellato sulle sedie nel tentativo inutile di recuperare il pallone rubato da Magic Lapo, un giocatore dei Lakers che va a stringere la mano riconoscente a Magic Lapo, l’enorme tabellone del palasport che trasmette dopo pochi secondi il faccione di Magic Lapo, inquadrato in primo piano e beatificato da un’ovazione del pubblico di casa.

Anche grazie a Magic Lapo i Lakers hanno vinto. Nel dopo partita Lapo ha spiegato: «Ero venuto a tifare per Toronto...». Pensa se tifava Lakers che faceva.

giovedì 4 marzo 2010

alfredo milioni come san suu kyi

copia e incolla da ilmessaggero.it

di Mauro Evangelisti
Il bello in Italia è che nessuno è mai responsabile di nulla: i partiti se la prendono sempre con qualche potere occulto, con qualche forza misteriosa che ha tramato contro di loro. Autocritica? Per carità. Meglio accusare leggi anacronistiche e paludose come quelle che chiedono timbri, firme e rispetto degli orari per la presentazione delle liste. Se qualcosa va male, si lamentano quasi fossero i partiti d’opposizione di Myanmar di fronte alle elezioni indette dalla giunta militare. Senza andare a inseguire paninazzi, faide interne, pasticci last minute, toghe rosse, radicali guerrafondai, una cosa va detta: i partiti scivolati nella macchia d’olio di questa normativa cavillosa e traditrice che ora corrono a lamentarsi sono al governo - con qualche pausa - praticamente da quindici anni.

Quale forza, occulta, misteriosa, maligna ha impedito loro di modificare le leggi che regolano la presentazione delle liste? Ah, forse erano troppo impegnati ad approvare sanatorie sulle multe fatte ai partiti che attaccavano manifesti abusivi.

fashion victim

copia e incolla da ilmessaggero.it

di Mauro Evangelisti
In Italia la moda è importante. Anzi, le mode. Ci sono parole che magari imperversavano negli anni Novanta, poi sono finite nei cassetti, sembravano divenute desuete, un po' come i giubbini di pelle fucsia per le ragazze che nessuna oggi mette piú.

Una di queste era la parola corruzione (nel senso di lotta alla) che dopo aver suscitato tante passioni, rivolte, richieste di rinnovamento, riempito piazze si è sbiadita, passata via veloce come una canzone di Rihanna che alla fine stufa.

Ecco, al suo posto Lady Gaga, parole sacrosante come garantismo e giustizialismo (nel senso di lotta al) hanno dettato il ritmo anche di chi poco prima si scatenava con cappi, manette e lanci di monetine. Ma forse è mancato il giusto equilibrio.

Beh, da qualche giorno in Italia sembra che ci sia un revival della parola corruzione, la si cita sempre piú spesso (nel senso di lotta alla, almeno si spera). Forse torneranno anche le espadrillas

Archivio blog

search