sabato 25 luglio 2009

chiedimi se sono fenicie

nuovo film di silvio

giovedì 23 luglio 2009

fuori onda

copia e incolla da ilmessaggero.it


di Mauro Evangelisti
«Sior Berlusconi, ma cosa mi combina...». Ecco, chissà se finirà così, con un Tapiro consegnato dal bravo Staffelli. Le registrazioni che girano su
internet da un po' di giorni suonano come la beffa delle beffe per l'editore televisivo Berlusconi che proprio sulla formula delle conversazioni rubate, delle telecamere nascoste, dei fuori onda ha fatto la fortuna (e i fatturati pubblicitari) di alcune delle trasmissioni più belle e più di successo delle sue tv.

Istruzioni per l'uso, prima di proseguire: questo non è un "Titoli di coda" pro o contro Berlusconi, si plachino subito le due tifoserie. Altra premessa: i dialoghi fra Patrizia D'Addario e Silvio Berlusconi che girano su internet non sono intercettazioni, ma registrazioni fatte di nascosto dalla intraprendente ragazza che forse sognava un futuro alle Iene.

Sbagliato registrare (e diffondere) conversazioni private? Certo. Però è anche il naturale sviluppo di un genere nato con le decine di fuori onda tranquillamente trasmesse in tv all'insaputa dei protagonisti da Striscia o dalle Iene. Con le telecamere nascoste per smascherare, anche con grandi meriti, il mago casareccio o il truffatore maldestro. Con la celebre conversazione telefonica registrata alla per altro indifendibile figlia di Wanna Marchi che minacciava una cliente, trasmessa decine di volte da Striscia.

Morale: il re delle tv che hanno alimentato il genere delle telecamere e dei microfoni nascosti, delle conversazioni rubate, dei fuori onda, è stato ripagato con la stessa moneta. A questo punto, consegnamogli il Tapiro e finiamola lì, perché questa storia fatta di lettoni, docce, tartarughine in regalo, a dire il vero, sta un po' annoiando.

lunedì 20 luglio 2009

negare, negare sempre, negare anche l'evidenza

come diceva mordens, negare, negare sempre, negare anche l'evidenza.

dopo che mezza Italia ha ascoltato su internet la telefonata fra il premier e la patrizia:

"Ghedini: Registrazioni inverosimili".

sabato 18 luglio 2009

minchia signor tenente

copia e incolla da ilmessaggero.it
di Mauro Evangelisti
Cosa pensiamo quando vediamo una divisa? All'agente Spaccarotella, a quel colpo di pistola folle che ha rubato la vita di Gabriele Sandri, a una sentenza di condanna che in molti considerano insufficiente? Pensiamo al dolore dei genitori di Sandri, che hanno espresso con forza sdegno e rabbia, ma hanno anche invitato alla calma, per non aggiungere follia ad altra follia. Pensiamo alla morte di Federico Aldrovandi, 18 anni, pestato da quattro poliziotti che il tribunale ha condannato a tre anni e sei mesi, dopo una fiera battaglia, anche su Internet, della madre?

Sì, forse pensiamo anche a questi episodi, quando vediamo una divisa, ma pochi episodi oscuri non devono farci perdere di vista il quadro d'insieme. La maggioranza di coloro che indossano una divisa prova a rispettare le regole, anche quando sono farraginose e favoriscono più i ladri delle guardie. Anche quando si rischia la vita per un salario che non vale il giro d'affari di una notte dello spacciatore che provi ad arrestare.

Quando vediamo una divisa, dovremmo pensare, ad esempio, al tenente colonnello Valerio Gildoni, che ha guidato a lungo la compagnia di Montesacro a Roma. Venerdì 17 era il suo terzo giorno a Vicenza, dove era stato chiamato a guidare il nucleo investigativo. Era arrivata una richiesta d'aiuto per un signore anziano che non apriva la porta ai familiari. Gildoni era un ufficiale, poteva mandare avanti qualcun altro, e invece è andato lui a suonare alla porta. L'anziano aveva un fucile da caccia, gli ha sparato in testa. Gildoni ha fatto, con coraggio, il suo dovere. Pensiamo anche a lui quando vediamo a una divisa. Soprattutto a lui e a quelli come lui.

venerdì 17 luglio 2009

benedetto 16, venerdì 17

mr. been-edetto XVI. E' caduto e si è rotto un polso. Uno dei quattro gatti doveva essere nero. molti dei siti on line italiani - al contrario di tutti quelli stranieri - mettevano prima la notizia del polso fratturato del papa, poi con molto meno rilievo quella degli attentati terroristici a jakarta con nove morti. i siti italiani.

giovedì 16 luglio 2009

volere volare a basso costo

copia e incolla da ilmessaggero.it

MAURO EVANGELISTI
La crisi nell’alto dei cieli lascia a terra quattro milioni di
viaggiatori: nei primi cinque mesi del 2009 sono passati dagli aeroporti
italiani oltre l’8 per cento in meno dei passeggeri rispetto allo stesso
periodo del 2009. Significa, appunto, quattro milioni a casa (dati da
www.assaeroporti.it). Intanto, alcuni grandi tour operator sono in
difficoltà e i pacchetti last minute di questa estate vengono svenduti,
costano sempre meno, tanto che quasi conviene starsene una settimana in un
albergone all inclusive sul Mar Rosso che restare in città, fare la spesa
in un supermercato e mangiare a casa tutti i giorni con l’aria
condizionata a palla che consuma energia elettrica. Crisi dell’alto dei
cieli significa che anche le grandi compagnie aeree, le più illustri,
hanno il fiatone. Ovvio: crisi globale, cosa si taglia nei bilanci
familiari e aziendali? I viaggi. A tutt’oggi non si sa quale sarà il
futuro dei cieli, quale modello sarà vincente, al di là delle sparate
buone solo per il marketing del colosso delle low cost (che non citeremo,
proprio per non cadere nel loro giochetto di spararle sempre più grosse
per avere pubblicità gratis) che fantastica su toilette a pagamento e
posti in piedi sui Boeing. Eppure, per i viaggiatori inaffondabili, per
coloro che rinunciano a tutto ma non a una fuga periodica di una settimana
o di un mese, la crisi dei cieli ha anche un risvolto molto positivo.
Crisi significa aerei più vuoti con la goduria di stendersi magari nei
quattro sedili centrali tutti vuoti del volo intercontinentale. E stare
quasi più comodi di quelli della business. Crisi significa che le
compagnie aeree sono costrette a fare i supersaldi: l’altro giorno una
compagnia italiana si vendeva il Roma-Bangkok andata e ritorno a 200 euro,
quasi meno che prendere su e andare a Pinarella di Cervia (che pure è
bellissima); con altre compagnie di quelle a cinque stelle a settembre te
ne vai a Hong Kong con 300 euro, in Australia con 600. La crisi sta
provocando effetti molto strani: i prezzi delle low cost sono un po’ meno
low, bassi, perché beneficiano del pregiudizio di chi pensa che comunque
con la compagnia a basso costo si risparmia, a prescindere; e le grandi
compagnie, invece, sono costrette a far atterrare i prezzi.

giovedì 9 luglio 2009

karaoki

fra i commenti arrivati a ilmessaggero.it sul pezzo sotto (quello dedicato a salvini) questo è senza dubbio il più bello:

tanto per chiarire
"E' del tutto ininfluente,immagino, che Salvini abbia dato le dimissioni da parlamentare italiano solo perchè ha optato per la carica di parlamentare europeo.L'importante è che che il Sign.Evangelisti possa scrivere qualcosa nel suo articolo dando sfogo al suo personale risentimento,dettato da non si sa cosa.Mai stato evidentemente ad un raduno politico o allo stadio.Lui sta solo davanti alla tastiera del computer e al massimo fischietta o fa il karaoki a qualche festa della prima comunione"
lucia

stilnovo

copia e incolla da ilmessaggero.it

di Mauro Evangelisti
ROMA (9 luglio) - Secondo puntata della serie ”ma io il telefonino lo uso solo per telefonare...”. Matteo Salvini, parlamentare della Lega proprio da una ripresa fatta con un telefonino è stato tradito: si è lasciato andare a un coro da stadio contro i napoletani, razzista e sguaiato, e ha avuto anche la lungimiranza di farlo mentre lo stavano filmando con un telefonino. Le riprese, poco memorabili, sono finite sul solito Youtube, e Salvini ha dovuto abbozzare delle scuse molto zoppicanti, nonchè dimettersi dal Parlamento italiano. In realtà il rapporto di causa ed effetto è tutto da dimostrare, visto che i cori di Salvini sono tanto apprezzati dai suoi elettori da essere stato eletto anche alle europee: ha semplicemente optato fra Parlamento italiano e Parlamento europeo. Un altro padre fondatore nordista, Mario Borghezio, ha dettato la linea difesiva: «Aveva bevuto troppa birra, non deve chiedere scusa».

Ah, ecco. D’altra parte in Italia una certa ritrosia al senso della misura paga: Vladimir Luxuria ha chiesto l’intervento di Gianfranco Fini perché il nuovo sindaco di Guidonia ha nominato assessori due esponenti del Pdl che, nel corso della campagna elettorale del 2006, lo accolsero tirandogli dei finocchi. Un garbato doppio senso che, a quanto pare, in Italia è garanzia di buona amministrazione

venerdì 3 luglio 2009

no tengo dinero

copia e incolla da ilmessaggero.it
Mauro Evangelisti
Non riesce ad essere un’estate spensierata. Sarà perché ci portiamo dietro una scia di dolore cominciata con il terremoto in Abruzzo. Siamo rimasti scioccati per la nuova, dolorosa, tragedia di Viareggio. Arriviamo all’appuntamento con luglio ansimando, inseguiti da una crisi economica che sentiamo mordere e magari un po’ si autoalimenta a causa del pessimismo generalizzato, con le aziende che ci spiegano quanto sono belli e necessari tagli e sacrifici, che il modello da seguire è quello della British Airways dove hanno chiesto ai dipendenti di tagliarsi lo stipendio. Sorridiamo amaro, ma non ci divertiamo più, per i nuovi episodi della soap opera estiva che vede protagonista l’uomo più potente d’Italia: con i continui colpi di scena, le interviste ai tabloid inglesi o le immagini rubate con il telefonino, va a incoronare Neri Parenti come l’unico regista che ha saputo davvero descrivere questa Italia. Anzi, le sceneggiature dei suoi film di Natale, le acrobazie di De Sica e il resto del gruppo, sono perfino troppo seriose se confrontate con la realtà. Non riesce ad essere un’estate spensierata e non sarà un caso che in fondo anche i tormentoni di quest’anno non sono leggeri, ma quasi melanconici, come la ragazza degli Zero Assoluto che si sposa con un altro. Ci servirebbe un altro “Aserejé”, una “Macarena”, un “Vamos a la Playa”. Ma al massimo possiamo rispolverare, restando ai Righeira di qualche decennio fa, “No tengo dinero”.

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