giovedì 21 aprile 2011

Evangelisti lagnoso e Berlusconi e i valori della famiglia

 
     
Copia e incolla da ilmessaggero.it

Mauro Evangelisti
Fateci capire. La settimana scorsa un miliardario ultrasettantenne che organizza feste notturne e non proprio parrocchiali con ragazze hanno cinquant'anni meno di lui e che spesso, casualmente, lavorano per il suo impero televisivo, ha fatto la morale agli insegnanti delle scuole pubbliche che con molto meno di 2.000 euro al mese spesso fanno i salti mortali per garantire un futuro alla propria famiglia, per arrivare alla fine del mese. Ha detto, il signore ultrasettantenne che fa le feste con ragazze dai nomi esotici, che gli insegnanti delle scuole pubbliche non difendono i valori della famiglia. Vabbè, poco male, Berlusconi fa il Berlusconi. Tutto regolare. Colpisce altro, che ad applaudire ci sia sempre qualche associazione di madri, genitori, famiglie, nessuno che si faccia una domanda e dica, aò, c'è qualcosa che non torna. Forse è un errore, ma viene da pensare che quelle signore così per bene che applaudono l'uomo del bunga bunga ogni qual volta pronuncia la parolina magica "famiglia" siano le stesse che spargono veleno scandalizzato di fronte alla ragazza madre, a una coppia divorziata che pure fa il massimo per non fare pagare i propri errori ai figli, all'immigrata che sgobba per mantenere i propri bambini; sono le stesse signore tanto per bene che negli anni Settanta votavano contro il divorzio, che oggi vedono due ragazzi gay che si tengono la mano e dicono "dove andremo a finire". Una repubblica fondata sul bunga bunga e sulla famiglia, ecco cosa dovremmo scrivere sulla Costituzione.

Il commento più divertente arrivato a ilmessaggero.it:

peggio delle signore
berlusconi è quello che è e purtroppo c'è chi lo vota.
Evangelisti è più lagnososo delle signore che critica.
la differenza è che le signore possiamo non sentirle, quando acquistiamo il Messaggero,Evangelisti
lo dobbiamo leggere.
Edmondo

sabato 16 aprile 2011

Microspie alla Regione Lazio, il giallo delle date

Due  delle tre microspie trovate in Regione erano state installate regolarmente per un’indagine della procura di Velletri sui rifiuti. Eppure, questa conclusione non ha chiuso il giallo. Anzi. Fra qualche giorno alla procura di Roma sarà consegnata la relazione dei consulenti. Ci sono ancora molti punti interrogativi. Che lampeggiano se vai a incrociare le date di questo pasticciaccio. Partiamo da un elemento: venerdì 8 aprile la presidente della Regione, Renata Polverini, viene ascoltata dalla procura di Velletri come persona informata sui fatti per l’inchiesta sui rifiuti. Il giorno dopo in Regione inizia la bonifica di tutti gli uffici, disposta dal segretario generale per verificare se vi fossero delle microspie. Il primo giorno si passano al setaccio diversi assessorati, a partire da quello alla sanità, ma non emerge nulla. Il secondo giorno, e siamo a domenica 10 aprile, viene trovata la prima microspia nella segreteria dell’assessorato ai Rifiuti. A quel punto la società incaricata intensifica i controlli e trova gli altri due impianti, uno dei quali è proprio nell’ufficio della Presidenza della Regione. Qualche ora dopo la Polverini scrive al prefetto, per informarlo, mentre i suoi collaboratori chiamano la procura della Repubblica di Roma. C’è urgenza di rimuoverle, perché la Polverini ha alcuni appuntamenti pubblici in programma e non può lavorare con una microspia in ufficio. Così, i tecnici della Regione decidono la rimozione, ma soprattutto lunedì pomeriggio la Polverini fa la conferenza stampa in cui denuncia, pubblicamente, il ritrovamento di «tre misteriose microspie». Tutto chiaro? Venerdì va in procura e viene a sapere che c’è un’inchiesta sui rifiuti (lei non è indagata, lo sono due dirigenti); sabato inizia la bonifica, domenica, vengono trovate le microspie; lunedì la denuncia pubblica del ritrovamento. Domanda: come mai la bonifica è stata fatta proprio il giorno successivo al passaggio in Procura? In Regione assicurano che è stato solo un caso: in realtà quell’operazione era stata decisa da tempo, da quando erano emerse le anomalie dei badge anonimi che consentivano di entrare nel Palazzo e dopo che erano state constatate numerose fughe di notizie. Altra domanda: se la Polverini e il suo staff, dopo l’incontro con il magistrato alla procura di Velletri di venerdì 8 aprile, sapevano che c’era un’inchiesta in corso, perché lunedì 11 aprile hanno convocato una conferenza stampa e dichiarato che erano state trovate tre microspie misteriose? Non sarebbe stato naturale pensare subito che quelle microspie erano state messe dalla procura di Velletri (una era proprio nell’area dell’assessorato ai Rifiuti) invece che ipotizzare servizi deviati e teoremi vari? In Regione sostengono che nessuno aveva pensato alla procura di Velletri: più che a un’inchiesta, l’interesse dei giudici faceva pensare ad accertamenti ordinari, quindi nessuno aveva fatto 1 più 1 con le microspie. E comunque resta la domanda ancora senza risposta: l’impianto trovato nell’ufficio della Polverini - in una intercapedine che lo divide da quello della segretaria - chi l’ha messo? Era lì già dai tempi di Marrazzo?

venerdì 15 aprile 2011

ora siamo quasi un paradiso

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Mauro Evangelisti
Ecco, ora l'Italia ha davvero risolto i suoi problemi. I giovani senza lavoro, i meno giovani con un lavoro precario da 800 euro al mese, i cassintegrati, gli anziani con una pensione risicata e i soldi per le medicine che non bastano mai, i pazienti in fila nei pronto soccorso affollati dove devi aspettare una vita, gli imprenditori taglieggiati dalla mafia, la gente dei territori controllati dalla criminalità, gli operai che protestano perché rischiano il posto salendo sulle impalcature, gli stessi immigrati che la chiedevano non appena su un barcone riuscivano ad approdare a Lampedusa, tutti i concorrenti del Grande Fratello, i tronisti di Uomini e donne, gli ospiti delle urlanti litigate a Pomeriggio 5, i figuranti di Forum, quelli che accolgono il premier a Matrix dicendo «lei ci ha portato la luce», le pupe e i secchioni: tutti la invocavano, c'era un intero Paese ad attenderla con ansia e che oggi si considera migliore, rinfrancato, quasi un paradiso. Finalmente c'è: la prescrizione breve. Strano, non si sentono i clacson delle auto per strada che festeggiano.

sabato 2 aprile 2011

Johnny Nuovo, di Mauro Evangelisti

Johnny Nuovo, di Mauro Evangelisti

veri pesci d'aprile

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MAURO EVANGELISTI
Uno vorrebbe inventarsi una finta notizia gagliarda per il primo aprile. Tipo che un ministro dalla voce profonda ha detto vaffa al presidente della Camera che un tempo era suo fraterno amico. No, una meglio: tipo che mentre c'è la guerra e l'emergenza Lampedusa tre ministri lasciano in tutta fretta la riunione di Governo per correre a votare un verbale e che poi uno di loro perde le staffe e tira la tessere contro i deputati perché non ha fatto in tempo.

Magari potremmo dire che un onorevole - onorevole? - ha pensato bene di insultare pesantemente una parlamentare della fazione opposta perché è disabile. O, ancora, che a Lampedusa dove pure ci sono parecchi casini è stato promesso che aprirà il casinò.

No, ecco una finta notizia geniale: scriviamo che a Forum addirittura hanno chiamato una falsa terremotata per dire che adesso all'Aquila tutti hanno la casa con giardino, fiorellini e gnometti. Anzi: una ancora più bella, una telenovela con la ministra che se la intende con un capogruppo di un partito non più amico. Ecco, sarebbero state tutte idee divertenti per il primo aprile. Solo che sono notizie vere.

la tv fatta a pezzi

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MAURO EVANGELISTI
Provate a pensarci: negli ultimi mesi è molto probabile che le sequenze più interessanti della tv - quelle che più vi hanno fatto riflettere, scosso, divertito, fatto discutere - non le abbiate viste in tv. La tv senza la tv.

Un ministro che ogni tanto manda a quel paese qualcuno, un premier che bacia la mano a un dittatore nordafricano, un finto terremotato che sperimenta il processo breve di Forum, il finale pazzesco di una partita di basket con il telecronista spagnolo che perde la voce, le parodie geniali delle canzoni di Elio, la gaffe della giornalista di un tg, la bestemmia in un reality, il trans dalla doppia voce di un talent show asiatico, Benigni al festival, l'intervista al vostro scrittore preferito, il monologo del comico che vi fa più ridere.

Sono prodotti della tv a cui però sempre più spesso arriviamo seguendo le scorciatoie frammentate e concentrate di Youtube, rilanciati da un amico su Facebook, da qualche sito di informazione, dal tam tam della rete. Viene da chiedersi, ovviamente con un'esagerazione: i programmi, per intero, dall'inizio alla fine, salvo qualche partita di calcio, salvo i bambini e gli anziani, li guarda ancora qualcuno?

ospedali e privilegi dei politici

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MAURO EVANGELISTI
Certo, uno teme di ritrovarsi senza volerlo nel terreno scivoloso del qualunquismo, di finire con frasette di circostanza «è tutto uno schifo, intanto sono tutti uguali». Poi, però, quando metti in fila certe notizie ripensi sempre alla signora di 83 anni che deve aspettare chissà quanto per la terapia del dolore perché all’ospedale San Giovanni di Roma è stato ridotto il reparto causa tagli alla sanità del Lazio.
Ripensi anche alle centinaia di persone ogni giorno in fila ai pronto soccorso e ai consiglieri regionali del Lazio che si sono inventati altre quattro commissioni, per arrivare a quota venti, spendere altri cinque milioni di euro senza spiegare perché, in Lombardia, di commissioni ne bastano dieci.
Certo, in Emilia-Romagna hanno deciso di eliminare i vitalizi, ma perché dovremmo farlo anche nel Lazio? Bene, in queste ore nuovi fuochi d’artificio in Campidoglio, grande festa perché il governo vara un decreto per consentire di allargare a quindici la giunta di Roma Capitale, 12 assessori per carità non bastano a soddisfare tutti gli appetiti, le correnti e i possibili nuovi alleati.
Poco importa se tre assessori in più andranno pagati (e non poco) così come costerà l’allargamento del consiglio comunale a 60. Pensi anche a questo mentre rischi di cadere con lo scooter nei crateri che funestano le strade più importanti di Roma, non ci sono i soldi per ripararle. Ma in fondo non siamo qualunquisti.

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