venerdì 20 giugno 2008

mercoledì 18 giugno 2008

il bambino che fece vincere george w.bush è diventato comunista




1999: una imbarcazione proveniente da cuba e diretta a miami affonda. viene tratto in salvo un bambino di sei anni, mentre la madre, che voleva fuggire da cuba e raggiungere i suoi familiari in florida, muore. il piccolo cubano, 6 anni, viene affidato alla famiglia materna a miami. ma da cardenas, la sua città di origine, il padre chiede che sia rimandato a cuba. che torni, insomma, da lui. da quel momento inizia una battaglia giudiziaria, diplomatica, politica e internazionale che andrà a influenzare pesantemente anche le elezioni presidenziali americane. elian, a sei anni, si ritrova catapultato dalla povertà dignitosa di cuba ai fasti, ai regali, ai videogiochi, alle telecamere di miami. a cuba fidel castro orchestra proteste popolari che chiedono che il bimbo possa tornare dal padre, "què vuelva elian", gridano i cortei di cubani indossando magliette con il suo volto. negli usa per mesi i telegiornali parlano della storia di elian, le telecamere lo seguono ovunque. gran finale: blitz delle forze speciali americane nella villa di miami dove elian vive con la famiglia della madre che si rifiuta di restituirlo al padre. celebre la foto di elian con il soldato che punta il fucile. alla fine, il bimbo torna a cuba. fidel castro lo accoglie con tutti gli onori e una marea di propaganda. e forse anche questo episodio, la scelta di clinton di accogliere la richiesta del padre, sposta i consensi dei cubani di miami di quella piccola percentuale che consente a george w.bush di battere al gore in florida e diventare presidente usa (brogli a parte). morale: un bimbo di sei anni, la scelta di una madre cubana di portare il figlioletto sull'imbarcazione diretta negli stati uniti, ha influenzato l'elezione dell'uomo più potente del mondo. bene, tutta questa premessa per dire che elian gonzalez, passato dal truman show di miami in cui ha vissuto per alcuni mesi quando aveva sei anni alla propaganda di castro, in questi giorni ha compiuto 14 anni. ed è entrato nell'unione dei giovani comunisti.

nella foto: elian a sei anni "liberato" dal militare americano; elian a 14 anni entra nell'unione dei giovani comunisti (è quello a destra)

ecco il racconto che fa la granma, il quotidiano cubano.
copia e incolla da granma.cu
Elián González ingresa en Unión de Jóvenes Comunistas
Elián González fue uno de los 18 mil estudiantes de la enseñanza básica que ingresaron a la Unión de Jóvenes Comunistas (UJC) como parte de actos simultáneos en todo el país, el 14 de junio.
Elián junto a uno de sus compañeros,en el acto donde recibió el carné de laUJC, este 14 de junio.
Les decimos al líder de la Revolución, Fidel Castro, y al presidente Raúl Castro que con esta aguerrida tropa pueden contar, que seguiremos su ejemplo y no los defraudaremos jamás, expuso Elián en declaraciones citadas por el periódico Juventud Rebelde.
Aunque es un motivo de alegría, también sabemos que asumimos una gran responsabilidad y que nos quedan grandes tareas por afrontar en cada escuela donde continuemos los estudios, para convertirnos en los hombres preparados que necesita la patria, aseguró.
Recibir el carné de la UJC es un compromiso de seguir con esfuerzo y entrega la obra que forjaron para nosotros el líder independentista Antonio Maceo y el guerrillero argentino-cubano Ernesto Che Guevara, acotó.
Una de nuestras principales tareas, continuó, será el reclamo de justicia para Los Cinco antiterroristas cubanos presos en Estados Unidos desde 1998.
Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Antonio Guerrero, René González y Fernando González fueron arrestados hace casi una década cuando alertaban a su país de planes violentos de organizaciones anticubanas asentadas en el sur de la Florida.
Tenemos en Elián a un joven de este tiempo, ejemplar y modesto, alegre y responsable como tantos que conforman la multitud juvenil de toda la Isla, resaltó Miriam Yanet Martín, presidenta de la Organización de Pioneros José Martí.
Este momento tiene un especial simbolismo, señaló la dirigente de la organización que agrupa a los estudiantes de las enseñanzas elemental y básica al referirse al ingreso de unos 18 mil jóvenes cubanos a la UJC.
"Por su libertad, cuando era un niño de seis años secuestrado por la mafia de Miami y reclamado por su padre en tierra cubana, se levantó todo un pueblo, desde los pioneros hasta los más ancianos", recordó Martín.
De ese reclamo nació la Batalla de Ideas, que no sólo fue por él, sino por todos los niños cubanos, añadió.
El ahora adolescente se convirtió en centro de una disputa entre Cuba y Estados Unidos en 1999, cuando su madre lo llevó a ese país en una travesía ilegal por mar en la que perdió la vida.
El niño fue rescatado por guardacostas norteamericanos y entregado a familiares lejanos en Miami que lo retuvieron con el apoyo de la mafia anexionista y la ultraderecha de ese país, que utilizaron el dramático hecho para desatar una de las tantas campañas contra el prestigio de la Revolución.
Desde entonces las autoridades cubanas, a solicitud de su padre Juan Miguel González, reclamaron su devolución, la que se consiguió en junio de 2000 tras movilizaciones masivas de protesta en la Isla y en otras partes del mundo, incluido EE.UU.
Terminada la secundaria, Elián entrará en septiembre próximo en la escuela militar Camilo Cienfuegos, conocida popularmente como Los Camilitos:
"Es lo menos que puede hacer, alguien que como yo debe tanto a este pueblo y a la Revolución: prepararse bien, pero que muy bien, para defenderlos en cualquier circunstancia."
PARA JUAN MIGUEL, EL MEJOR REGALO POR EL DIA DE LOS PADRES
Su padre, Juan Miguel González, afirma que su hijo es muy tranquilo, alegre, cariñoso, hogareño, amante de la música y los deportes, lee mucho y se pasa horas frente al televisor.
"Elián me ha dado hoy el mejor regalo que podría desear y pedir por el Día de los Padres. He vivido dos veces esta alegría, cuando me fue otorgada la militancia de la UJC y ahora, pero esta, sin duda, la he disfrutado más, como comunista y como padre, que ve al hijo mayor seguir sus pasos en la vida.
"Una vez me preguntaron si no sería posible que, al crecer, Elián decidiera abandonar su país. Entonces respondí que no lo creía, por dos razones esenciales, por la educación que me dieron mis padres y que transmitiría a mi hijo, y por su propia historia de vida, porque cuando supiera lo mucho que luchó su pueblo por él, sería incapaz de traicionarlo".
"Fidel no se equivocó al iniciar aquella batalla", asegura Juan Miguel González.

lunedì 16 giugno 2008

copia e incolla da internazionale.it - notte nera

analisi perfetta di roma. fatta da una giornalista straniera

La Roma di Alemanno
Le prime dichiarazioni del neosindaco di Roma mostrano una mentalità provinciale, indegna di una capitale cosmopolita, scrive Birgit Schönau.Facciamo uno sforzo di fantasia. Immaginiamo il sindaco conservatore di Amburgo che il giorno dopo l'elezione dichiara: questa teca di Richard Meier non mi è mai piaciuta. Facciamo un referendum tra i cittadini e vediamo se ci chiedono di toglierla. È inimmaginabile. E non solo perché i tedeschi non hanno un'Ara pacis, ma perché certe cose, da sindaco di una metropoli europea non si dicono (e non si pensano). Certo, poi è arrivato il dietrofront.Ma intanto ne avevano scritto i giornali di mezzo mondo. Ed erano intervenuti i soliti architetti romani che, all'epoca, non vinsero il concorso e quindi ce l'hanno con Meier. E che hanno colto l'occasione per dire che ormai il danno (la teca) è fatto, e che non è il caso di ripensarci: costerebbe troppo. Il nuovo sindaco di Roma è andato avanti. Dopo Meier, se l'è presa con la Festa del cinema. Non male per un laureato in ingegneria dell'ambiente e del territorio. Meno star hollywoodiane e più spazio al cinema italiano, ha detto. E anche stavolta si sono schierati con il sindaco appena eletto attori non proprio noti a livello internazionale, ma divi de' noantri.Più che l'ondata neofascista, Roma deve temere uno tsunami di provincialismo che boccia l'architettura contemporanea e i divi di Hollywood. Che ritiene importante far alzare in piedi gli alunni davanti al maestro e fargli cantare l'inno nazionale. E che attacca il Gay pride. Più che la marcia su Roma sembra un balzo indietro negli anni cinquanta, quando la capitale e il paese erano più piccoli, più semplici, più governabili e più cattolici.Dietro la vecchia idea di Roma caput mundi si nasconde la grande paura di gestire Roma come capitale mondiale. Ed è anche per questo che i romani hanno votato a destra. La stessa città che duemila anni fa era il centro cosmopolita di un impero guidato spesso da imperatori non romani e non italici, oggi ha dei problemi ad accettare la realtà multiculturale.E neanche la sinistra si è mostrata pronta per una Roma moderna, ed europea. Anzi, di fronte alla tragedia di Tor di Quinto, dove un giovane rumeno ha assassinato una signora romana, l'allora sindaco Veltroni fu colto da un raptus populista. Fece sgomberare i campi nomadi dalla capitale e perfino togliere la "settimana multietnica" dal programma delle mense scolastiche. Incredibile. Da quell'orribile delitto sono passati sei mesi. I romani si sentono sempre meno sicuri, anche se vivono in una delle metropoli più sicure del mondo. Si sentono aggrediti dalla presenza degli stessi stranieri che si occupano dei loro genitori anziani – Roma è la città più vecchia d'Europa – o dei loro pochi figli. Da secoli accoglie milioni di persone che arrivano da tutto il mondo, ma oggi la città fa fatica a convivere con chi non è solo un turista di passaggio.Il senso d'insicurezza è preoccupante. La città non è pronta a diventare una metropoli normale, consapevole dei problemi ma anche dei vantaggi di una società multiculturale. E così perfino Richard Meier viene trattato da intruso extracomunitario. Forse è solo propaganda. O forse è l'inizio di una battaglia culturale che Roma può solo perdere. Diventando certo non più sicura, ma più piccola.
Birgit Schönau è corrispondente del settimanale tedesco Die Zeit.

copia e incolla dal guardian - zingari infelici

We won't be Berlusconi's scapegoats, say Gypsies
Tom Kington in Rome meets families evicted by the city's new right-wing mayor at their isolated camp and hears them demand 'a few rights'
Tom Kington in Rome
The Observer,
Sunday June 15 2008
Article history

Gypsies near Milan watch the Italy-Romania game. Photograph: Reuters
In a desolate field just beyond the Rome ring road, a single line of caravans is a stark sign of the times in the new and increasingly anti-immigrant Italy. The vehicles are the modest homes of 25 Gypsy families, who have become the first victims of a campaign waged by the city's new right-wing mayor to crack down on foreign criminals and illegal Gypsy camps.
Oblivious to their parents' distress, children laugh and duck behind cars, squirting water pistols at each other as the adults contemplate an uncertain future. But the white sheets waving on clothes lines seem to symbolise a mood of surrender and gloom. Police, accompanied by dogs, have just chased this community from the city centre site it had occupied for 20 years.
'We work for a living, but in a couple of hours, everything we had created, the relationship we had built with locals over decades, was wiped out,' said Alessandro, 36.
The eviction, against the advice of Rome's police chief, was the latest sign of the disturbing groundswell of resentment building across Italy against the 150,000-strong Roma population. In Naples, a camp was recently firebombed. Near Venice, well supported demonstrations have mobilised locals against a proposed new camp agreed by the council. Meanwhile, Prime Minister Silvio Berlusconi's promise to get tough on the perceived lawlessness of Gypsies and foreigners earns him huge approval ratings and gives the green light to right-wing allies, such as Rome's mayor, Gianni Alemanno, to take drastic action.
The tide of ill-feeling against the Gypsies has become so strong that, for some, Friday's Euro 2008 match between Italy and Romania, which ended in a 1-1 draw, became an opportunity to offer support for the beleaguered minority. Some government critics declared they would support the Romanians as an expression of solidarity with the geographical roots of many of Italy's Gypsies. A group of protesters also took to the streets in the capital, including Roma women dancing in traditional dress, Italian intellectuals and slow-marching Jewish survivors from Germany's death camps.
Marking the first such demonstration in Italy, the protesters wore the same black triangle bearing the letter Z as worn by Gypsy inmates at the camps. 'We don't want to be scapegoats,' said Roma singer and academic Santo Spinelli, who helped organise the march. 'Italians are not racist, but we must put an end to the misinformation, mystification and media violence in this country.'
Such sentiments cut little ice with the likes of the mayor. The fact that many of those targeted are Italian citizens also appears to offer little protection. Alessandro, like the rest of the Gypsy group, was born in Italy and carries an Italian passport. Not surprisingly, he is furious. 'I did my military service, I vote and I would like a few rights,' he said.
The community to which he belongs has been in Italy for three generations, migrating in 1936 from Fiume, which was then Italian territory and is now part of Croatia. 'Those who stayed behind died in German concentration camps,' said their spokesman Aldo Hudorovich.
The group initially kept on the move, then, two decades ago, they settled in Rome's Testaccio neighbourhood and their children were sent to local schools. Now they believe that they, and others like them, have become scapegoats for the Berlusconi government, which has pledged a crackdown on crime. 'The government cannot keep control of foreign criminals entering the country and we are the easy target,' said Hudorovich.
A recent survey found that 68 per cent of respondents wanted all Italy's Gypsies expelled, while another poll, commissioned by newspaper La Repubblica, discovered that 77 per cent now want all unauthorised camps demolished.
In Testaccio, the Gypsies gradually formed bonds with locals, coming to be accepted. But the new ugly mood in Rome was apparent even prior to the forced eviction. 'Even with the new atmosphere we continued to be on good terms with locals,' said Sonia, 43, 'but outside the area people began to shout "Ugly Gypsy" at me.' Elsewhere in Rome there have been reports of petrol bombs being hurled into camps.
'It's OK for the men to go around,' said Alessandro, 'but because of their traditional long dresses we are afraid to be in public with our wives.'
For the children, it has been a bemusing and painful experience. The police arrived in Testaccio on the last day of the school term and were persuaded to give a stay of execution until the children returned from school. 'Our friends did not change their views towards us, and came along with teachers to say goodbye when we were evicted,' said Isacco, 13.
Then the group drove out of the centre of Rome to a new, temporary site located in a field near Rome's Tor Vergata university campus. Hudorovich said none of the men in the camp were venturing out to work yet. 'Right now we have the kids to watch and we are staying put to see how we are accepted,' he said.
The signs are not good. The university's rector had one simple reaction: 'It's university property. When will they be evicted?

giovedì 12 giugno 2008

iphone per i capelli

qualcosa bisognerà pur dire sul iphone 2 presentato da steve jobs. dimenticando quanto c'è di buono - accattivante il touch screen, coinvolgente il software, geniale la gestione dei file musicali e rapidissima la navigazione -, al volo due o tre cose banali per cui butteresti nel cestino l'iphone.
1. la fotocamera fa cagare, 2 megapixel. ma stiamo scherzando? un qualsiasi nokia da 200 euro fa foto molto migliori. sarà pure come dice qualche fanatico che sono comunque "2 apple-megapixel", ma per quale sadico motivo non c'è una fotocamera migliore? hai voglia poi a fare il figo con la lista di foto memorizzate che mandi avanti e indietro con le dita, allarghi e stringi. ma che bravo. e foto decenti no?
2. il nuovo iphone è 3g, ma dimenticate la videochiamata. perché ha una solo fotocamera. o vi guardano e voi non guardate l'interlocutore, o voi guardate l'interlocutore e lui vede il pavimento. vabbè, la videochiamata non è una killer application, dicono. ma insomma...ormai anche telefonini da 100 euro hanno la doppia camera.
3. niente mms. chi ha provato l'iphone prima edizione ha pensato di essere su scherzi a parte. fai una foto a una bella ragazza e vorresti inviarla al telefonino di un amico? proibito, con l'iphone non puoi farlo, gli mms non sono permessi, puoi mandarla solo via mail. e se il vostro amico in quel momento non ha un computer a disposizione? niente da fare, l'iphone misteriosamente gli mms non li manda. certo, poi su internet si trovano i software da installare e abilitare anche l'iphone per gli mms. però, insomma...anche un telefonino da 50 euro manda e riceve mms.
4. avete scattato una foto del pargolo e volete passarla al computer con il bluetooth? con il nokia lo fate in 10 secondi? con l'iphone, no. non si può. vi attaccate. nel senso che la filosofia è quella di essere sempre on line e spedire tutto con la solita e mail.
5. siete in motorino e vi squilla il cellulare? il nokia lo mettete sotto il casco, parlate e guidate senza rischiare nulla. provate a farlo con l'iphone....
per il resto è un ottimo telefonino o smartphone che dir si voglia. anche da dare in testa agli insopportabili che dicono con sorriso beota "ma io il telefonino lo uso solo per telefonare....", che sarebbe come dire "ma io il computer lo uso solo per prendere appunti...".

domenica 8 giugno 2008

roma blu notte

sabato 7 giugno 2008

girano


venerdì 6 giugno 2008

così si vola gratis (sul serio)

funziona così: per una settimana ryanair sta vendendo voli gratis da novembre a gennaio. ovviamente solo su alcune mete, solo su alcune date. però sono gratis davvero, se si ha una visa electron, anche una postepay scarica, alla fine si pagano 0,2 centesimi per l'andata e ritorno e non euro di più. con una visa normale bisogna aggiungere 4 euro per tratta, meglio evitare. dunque: prenotare, prenotare tutto il possibile. in una notte, cercare anche possibili coincidenze. ad esempio, ho preso gratis due andate e ritorno per londra, un'andata e ritorno per francoforte, perfino una coincidenza per oslo. e, per non farsi mancare niente, anche un'andate e ritorno per barcellona. costo totale: 0.10 centesimi, un decimo di quello che avrei speso per un biglietto della metro a roma. ovviamente, bisogna portare il bagaglio a mano (altrimenti si paga di più), bisogna fare il check in on line (ed è più comodo), bisogna depennare assicurazione e ingresso preferenziale sull'aereo. si dirà: ma comprando con tanto anticipio poi rischi di non usare il biglietto. risposta: sti cazzi. anche se non usassi neppure uno di questi voli, avrei perso solo 0,10 centesimi. così è cambiato il mondo, nel bene e nel male.
ricordate quando dieci anni fa si entrava timidi timidi in un'agenzia di viaggi e si pagava un capitale per un volo per londra, combattendo con la signora dell'agenzia di viaggi e le sue irritanti lentezze? preistoria. peccato davvero non avere vent'anni ora.

let's fly ryanair...

questa è da ascoltare. il jingle a bordo dei voli low cost ryanair.
ascolta

giovedì 5 giugno 2008

Progetti (ambiziosi) per il futuro - da "Fame"

Fame
I'm gonna live forever
I'm gonna learn how to fly
High

copia e incolla da il messaggero - fight club a campo de' fiori e nel centro di roma

di MAURO EVANGELISTI
Questa notte giochiamo al Fight club. Questa notte ci mettiamo i bermuda a scacchi o la giacca della tuta, i jeans che strisciano per terra, le Nike o le Adidas, il cappellino che sta in cima ai capelli con la cresta o a quelli corti corti. Questa notte, ci muoviamo in venti, trenta, come sciami di mosche impazzite tagliando in diagonale Campo de’ Fiori con un unico obiettivo: mettere in mezzo chi capita, magari prendere a calci nel sedere il mago arrivato dal Bangladesh presenza stabile fra i bar («guarda questa manooo...»), o semplicemente minacciando i venditori di trottole luminose e di megafoni. Questa notte giochiamo a fare casino, perché in fondo abbiamo solo quattordici, quindici anni.Eccoli, i pischelli che vedi a Campo de’ Fiori, che cominciano a tagliare la folla poco dopo l’una, quando si avvicina il momento della chiusura dei bar e dei pub. Si muovono come un branco, si portano dietro il casco. A un certo punto sembra che abbiamo trovato con chi fare a botte e cominciano a sbattere i caschi fra di loro, in un angolo di Campo de’ Fiori. Fanno lo stesso rumore dei celerini, quando vicino allo stadio o durante una manifestazione si preparano a una carica e - toc, toc, toc - picchiano i manganelli sugli scudi. Solo che i ragazzini che si muovono per bande da un angolo all’altro della piazza sono molto più piccoli. Alcuni di loro sembrano avere non più di quattordici anni, altri ne hanno forse sedici, nessuno sembra averne più di diciotto. La maggioranza di Campo de’ Fiori - le migliaia di frequentatori che non sono lì per fare casino ma solo per divertirsi e bere qualche birra - li guarda quasi fossero uno spettacolo inquietante, li vede spostarsi, a volte azzuffarsi con qualcuno. Verso l’una e trenta nei vari bar cominciano a raccogliere bicchieri e tavolini, è il momento di chiudere. E lo fanno con una certa fretta e apprensione, perché il gruppo del Fight club dei ragazzini si è infoltito, a un certo punto scattano inseguimenti e urla, nella parte di via dei Giubbonari e di via dei Balestrari. Ci sono anche delle pischelle fra loro, una se la ride e dice: «Aò, lui è sempre l’ultimo a menare e il primo a scappare...». Alla fine uno prova a prendere a schiaffi un venditore ambulanti di megafoni che se la svigna, altri si abbracciano quasi fossero allo stadio. Fight club, proprio come nel libro di Chuck Palahniuk dal quale è stato tratto il film con Brad Pitt. E di questi tempi forse ci vorrebbe davvero la penna bizzarra di Palahniuk per descrivere certe onde impazzite di Roma.Alcuni residenti del centro da tempo lo stanno denunciando e non solo a Campo de’ Fiori: «Ci stiamo abituando a delle bande che arrivano da fuori, alcune notti, e di fatto prendono possesso del territorio, vogliono fare come pare loro». Inutile dire che fra questi ragazzini del Fight club de’ noantri c’è molto alcol e forse c’è anche altro. Però - stando allo spettacolo dell’altra sera, un sabato qualunque - non immaginatevi chissà quale Arancia meccanica, chissà quali Guerrieri della notte. «A occhio - spiega una cameriera - quelli hanno superato da poco i quindici anni. E vengono tutti da fuori, dalla periferia». Cosa sta succedendo a Campo de’ Fiori, ritorna il gioco della palla che travolgeva i clienti dei bar, che finiva con le cariche della polizia e che era già stato catalogato con il nome di vaiolance? No, per ora no. Anzi, nel corso delle serata di sabato la situazione era tutto sommato tranquilla, con molti giovani stranieri, anche tanti trentenni romani. E molti tredicenni-quattordicenni che non cercano guai, però bevono tantissimo. Poi, però ci sono queste strane bande che arrivano lì solo per cercare le botte e il casino. «Abbiamo anche pensato - racconta Roberto Lisi, della Taverna del Campo - che questi gruppo fossero controllati da qualcuno che avesse chissà quale scopo. Ma forse non è questo. Forse è altro. Per questo noi speriamo che qui a Campo de’ Fiori torni il presidio delle forze dell’ordine come in passato, anche se con modalità diverse». Sabato sera, ad esempio, a parte un fugace passaggio, di divise non se ne vedevano. La tesi di Lisi è che non serve, come in passato, la militarizzazione. Una presenza troppo vistosa di camionette e auto di carabinieri e polizia può avere l’effetto della benzina sul fuoco. «Però non si può lasciare Campo de’ Fiori senza controlli, una presenza ci vuole. In generale il clima è migliorato, semmai i problemi che viveva Campo de’ Fiori si sono spalmati in altre zone come Ponte Milvio o Trastevere. Guardi, tutti accusano i gestori dei locali... Ma in realtà noi lavoriamo per alzare il livello, se ci sono i nostri tavolini all’aperto, clienti di un certo tipo, questi ragazzini alla fine vengono isolati. Poi, io ho una mia idea: bande o non bande, come mai le famiglie accettano tutto?».

mercoledì 4 giugno 2008

Piccoli tormentoni crescono

cosa va per la maggiore... anche se è troppo presto per decidere chi ci marchierà l'estate.

1. 4 minutes, madonna - justin timberlake. vabbè, se sapeva...
2. madcon, beggin' - mooolto orecchiabile, il video è fantastico, molto psichedelico
3. better in time, leona lewis - è quella di bleeding love...
4. run, gnarls barkley - è il faccione di crazy
5. in italia, fabri fibra e la nannini - attuale, se la gioca con eroe di caparezza

domenica 1 giugno 2008

Progetti per il futuro

Il nostro manifesto per la vita...da un brano che va per la maggiore.

Mgmt- Time To Pretend

I'm feeling rough, I'm feeling raw, I'm in the prime of my life.
Let's make some music, make some money, find some models for wives.
I'll move to Paris, shoot some heroin, and fuck with the stars.
You man the island and the cocaine and the elegant cars.
This is our decision, to live fast and die young.
We've got the vision, now let's have some fun.
Yeah, it's overwhelming, but what else can we do.
Get jobs in offices, and wake up for the morning commute.
Forget about our mothers and our friends
We're fated to pretend
To pretend
We're fated to pretend
To pretend
I'll miss the playgrounds and the animals and digging up worms
I'll miss the comfort of my mother and the weight of the world
I'll miss my sister, miss my father, miss my dog and my home
Yeah, I'll miss the boredem and the freedom and the time spent alone.
There's really nothing, nothing we can do
Love must be forgotten, life can always start up anew.
The models will have children, we'll get a divorce
We'll find some more models, everyting must run it's course.
We'll choke on our vomit and that will be the end
We were fated to pretendTo pretendWe're fated to pretend
To pretend
Yeah, yeah, yeah
Yeah, yeah, yeah
Yeah, yeah, yeah
Yeah, yeah, yeah

succede nel mondo

notizie che per ora sfuggono ai media italiani.
1. a bangkok migliaia di persone protestano contro il primo ministro. che ha minacciato di usare la forza, a due anni dal colpo di stato che causò l'allontanamento dell'allora prima ministro taksin? chi è taksin? un tycoon locale, una sorta di berlusconi (è anche proprietario del manchester city...). i partiti di opposizione accusano l'attuale primo ministro di essere un fantoccio di taksin e di volere cambiare la costituzione. per evitare guai giudiziari a taksin. i turisti, in thailandia, probabilmente non si stanno accorgendo di nulla.
2. qualcuno se ne è accorto, certo, ma la finale nba boston celtics-los angeles lakers ci fa sentire tutti molto più giovani. e ci fa pensare
quando al mattino canale 5 trasmetteva le prime partite di quello che allora ci apparivano come extraterrestri. telecronista: dan peterson.
3. a reykjavik il parlamento islandese ha approvato una risoluzione contro i maltrattamenti inflitti ai prigionieri della base di guantanamo.
4. a cuba la popolazione, da tre anni a questa parte, sta diminuendo. troppa emigrazione e, al contrario del passato, le giovani donne fanno sempre meno figli.

Archivio blog

search