giovedì 5 giugno 2008

copia e incolla da il messaggero - fight club a campo de' fiori e nel centro di roma

di MAURO EVANGELISTI
Questa notte giochiamo al Fight club. Questa notte ci mettiamo i bermuda a scacchi o la giacca della tuta, i jeans che strisciano per terra, le Nike o le Adidas, il cappellino che sta in cima ai capelli con la cresta o a quelli corti corti. Questa notte, ci muoviamo in venti, trenta, come sciami di mosche impazzite tagliando in diagonale Campo de’ Fiori con un unico obiettivo: mettere in mezzo chi capita, magari prendere a calci nel sedere il mago arrivato dal Bangladesh presenza stabile fra i bar («guarda questa manooo...»), o semplicemente minacciando i venditori di trottole luminose e di megafoni. Questa notte giochiamo a fare casino, perché in fondo abbiamo solo quattordici, quindici anni.Eccoli, i pischelli che vedi a Campo de’ Fiori, che cominciano a tagliare la folla poco dopo l’una, quando si avvicina il momento della chiusura dei bar e dei pub. Si muovono come un branco, si portano dietro il casco. A un certo punto sembra che abbiamo trovato con chi fare a botte e cominciano a sbattere i caschi fra di loro, in un angolo di Campo de’ Fiori. Fanno lo stesso rumore dei celerini, quando vicino allo stadio o durante una manifestazione si preparano a una carica e - toc, toc, toc - picchiano i manganelli sugli scudi. Solo che i ragazzini che si muovono per bande da un angolo all’altro della piazza sono molto più piccoli. Alcuni di loro sembrano avere non più di quattordici anni, altri ne hanno forse sedici, nessuno sembra averne più di diciotto. La maggioranza di Campo de’ Fiori - le migliaia di frequentatori che non sono lì per fare casino ma solo per divertirsi e bere qualche birra - li guarda quasi fossero uno spettacolo inquietante, li vede spostarsi, a volte azzuffarsi con qualcuno. Verso l’una e trenta nei vari bar cominciano a raccogliere bicchieri e tavolini, è il momento di chiudere. E lo fanno con una certa fretta e apprensione, perché il gruppo del Fight club dei ragazzini si è infoltito, a un certo punto scattano inseguimenti e urla, nella parte di via dei Giubbonari e di via dei Balestrari. Ci sono anche delle pischelle fra loro, una se la ride e dice: «Aò, lui è sempre l’ultimo a menare e il primo a scappare...». Alla fine uno prova a prendere a schiaffi un venditore ambulanti di megafoni che se la svigna, altri si abbracciano quasi fossero allo stadio. Fight club, proprio come nel libro di Chuck Palahniuk dal quale è stato tratto il film con Brad Pitt. E di questi tempi forse ci vorrebbe davvero la penna bizzarra di Palahniuk per descrivere certe onde impazzite di Roma.Alcuni residenti del centro da tempo lo stanno denunciando e non solo a Campo de’ Fiori: «Ci stiamo abituando a delle bande che arrivano da fuori, alcune notti, e di fatto prendono possesso del territorio, vogliono fare come pare loro». Inutile dire che fra questi ragazzini del Fight club de’ noantri c’è molto alcol e forse c’è anche altro. Però - stando allo spettacolo dell’altra sera, un sabato qualunque - non immaginatevi chissà quale Arancia meccanica, chissà quali Guerrieri della notte. «A occhio - spiega una cameriera - quelli hanno superato da poco i quindici anni. E vengono tutti da fuori, dalla periferia». Cosa sta succedendo a Campo de’ Fiori, ritorna il gioco della palla che travolgeva i clienti dei bar, che finiva con le cariche della polizia e che era già stato catalogato con il nome di vaiolance? No, per ora no. Anzi, nel corso delle serata di sabato la situazione era tutto sommato tranquilla, con molti giovani stranieri, anche tanti trentenni romani. E molti tredicenni-quattordicenni che non cercano guai, però bevono tantissimo. Poi, però ci sono queste strane bande che arrivano lì solo per cercare le botte e il casino. «Abbiamo anche pensato - racconta Roberto Lisi, della Taverna del Campo - che questi gruppo fossero controllati da qualcuno che avesse chissà quale scopo. Ma forse non è questo. Forse è altro. Per questo noi speriamo che qui a Campo de’ Fiori torni il presidio delle forze dell’ordine come in passato, anche se con modalità diverse». Sabato sera, ad esempio, a parte un fugace passaggio, di divise non se ne vedevano. La tesi di Lisi è che non serve, come in passato, la militarizzazione. Una presenza troppo vistosa di camionette e auto di carabinieri e polizia può avere l’effetto della benzina sul fuoco. «Però non si può lasciare Campo de’ Fiori senza controlli, una presenza ci vuole. In generale il clima è migliorato, semmai i problemi che viveva Campo de’ Fiori si sono spalmati in altre zone come Ponte Milvio o Trastevere. Guardi, tutti accusano i gestori dei locali... Ma in realtà noi lavoriamo per alzare il livello, se ci sono i nostri tavolini all’aperto, clienti di un certo tipo, questi ragazzini alla fine vengono isolati. Poi, io ho una mia idea: bande o non bande, come mai le famiglie accettano tutto?».

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