lunedì 12 luglio 2010

non è mica da questi particolari

copia e incolla da ilmessaggero.it


di Mauro Evangelisti
E così Olanda-Spagna. Un epilogo inedito, chiunque vincerà sarà al suo primo trionfo. Tuttavia la finale sarà fra due nazionali dell'Europa ricca, anche un mondiale caricato dalle aspettative della prima volta in Africa farà vincere una nazione con la pancia piena. Eppure, fra le tante immagini che ci consegna alla nostra memoria questo Mondiale 2010, ce n'è una che non parla di un vincitore.

Piccolo flashback: quarti di finale Ghana-Uruguay, una squadra africana è a un centimetro dal risultato storico, l'accesso alle semifinale, sta aprendo il portone del condominio di lusso delle prime quattro. 1-1, secondo tempo supplementare, ultimo minuto, anzi qualche respiro oltre, il Ghana attacca, avanza, azzanna alla gola l'Uruguay, la palla sta per entrare, il portiere è battuto, tutta l'Africa si sta alzando in piedi, ma la mano disperata di Suarez ferma la palla e ferma l'Africa.

Vabbè, dicono tutti, il primo passo nella storia del Ghana è rinviato solo di qualche minuto, il tempo di tirare il calcio di rigore. Sul dischetto va Gyan, 24 anni, vasta esperienza in Italia, mondiali ben giocati. Se segna, è fatta, l'Africa esplode, lui sarà ricordato per sempre. Tira. Sapete tutti come andata a finire: l'Africa si rimette a sedere, il pallone schiaffeggia la parte alta della traversa e scompare alto, verso quegli dei del pallone che, come spesso succede agli dei, non amano le favole con un lieto fine e non amano quelli con la pancia ancora non abbastanza piena che pensano di vincere. Gyan non ci crede. Al suo destino che sembrava scritto manca proprio l'ultima pagina. La partita è finita e si va ai calci di rigore che, dei del pallone maligni fino in fondo, fanno vincere l'Uruguay. Addio Africa, addio pance non tanto piene.

Eppure, l'immagine da ricordare non è questa, è un'altra: non è il Gyan sconfitto, è il Gyan che subito dopo avere sbagliato il calcio di rigore più importante della sua vita, ha le palle per andare a calciare il primo dei penalty della serie da cinque. Va e segna.

Piace pensare che dovremmo tutti avere il coraggio e la forza dopo avere fallito il calcio di rigore più importante della nostra vita, di alzarci e tirarne subito un altro. Un errore è un errore, se ti resta la paura è un abisso.

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