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di Mauro Evangelisti
ROMA - Ma guarda chi si rivede: le vecchie care targhe alterne a Roma. Ecco questa è un'altra di quelle storie che dimostra che lo smog (come la sicurezza) non ha colore politico, che ciò che si dice quando si è all'opposizione è diviso da un male bello grande quando il destino ti porta a governare. Il calcolo quotidiano dei livelli delle polvere sottili era il sudoku immancabile della vecchia giunta Veltroni. E quando il rompicapo dava risultati negativi non si poteva fare altro che applicare la legge: prendere provvedimenti che, per la verità, secondo alcuni esperti servono più a evitare una denuncia a chi ci amministra che a incidere realmente sullo smog. Fra queste contromisure, le targhe alterne. Sembra ancora di sentirli coloro che stavano all'opposizione qualche anno fa che urlavano «non servono a nulla», «sono una presa in giro», «sono una persecuzione per i cittadini», «sono una scelta ideologica». Ora che che i ruoli si sono invertiti e che le condizioni climatiche hanno rialzato i livelli delle polveri sottili cosa hanno escogitato in Campidoglio? Le targhe alterne. Come alterne sono le tesi che si sostengono quando si governa e quando si fa minoranza. E questo, ovviamente, vale per entrambe le parti.