sabato 1 agosto 2009

valigia, aeroporti e attese

copia e incolla da ilmessaggero.it

MAURO EVANGELISTI
C’è chi si piazza diffidente proprio all’inizio del nastro, capta i rumori
dall’altra parte sperando di udire il ”tumf” della prima valigia
scaricata. C’è chi preferisce prenderla con distacco, sedersi sul
carrello, chiacchierare al cellulare con la mamma, intanto la valigia
prima o poi passerà sul nastro, dove scappa? C’è chi punta il nastro con
lo sguardo che sembra un mirino, passando ai raggi x ogni bagaglio per non
perdere la sfilata sul nastro della tanto attesa valigia, per poi - non si
sa perché - non riuscire ad afferrarla proprio quando appare; la insegue
spiritato travolgendo due o tre passeggeri. Comunque sia, l’attesa dei
bagagli al termine di un volo è una delle poche fasi di introspezione del
viaggio, quella che ti fa pensare al senso della tua vita, con le valigie
che passano, tutte diverse una dall’altra, con le loro storie - lo zaino
dei ragazzi che fanno l’Erasmus, il trolley grande come un Suv della bella
signora che non sa scegliere, il borsone strapieno di regali
dell’immigrato che è tornato a casa. Bene, l’altro giorno all’aeroporto di
Fiumicino, come per la verità succede troppo di frequente, qualche
centinaio di sfortunati viaggiatori ha avuto tutto il tempo per riflettere
sul senso della vita al nastro della restituzione dei bagagli, visto che
le valigie sono state riconsegnate dopo due ore. E 120 minuti, in un
sotterraneo di un aeroporto magari dopo dieci ore su un aereo sono una
ingiustificata condanna al martirio. E allora quasi ringrazi l’avidità
delle low cost, quelle che ti fanno pagare la valigia imbarcata, e ti
convincono ad adattarti e a viaggiare solo con il bagaglio a mano. Quando
vedi gli altri passeggeri accingersi a una lunga attesa al nastro, mentre
tu puoi avviarti all’uscita con il tuo piccolo trolley da 50x40x20 che
pesa meno di 10 chili, beh in quel momento non pensi che non hai la
schiuma da barba o la crema antirughe, no: prima provi una sottile
eccitazione, poi ti sembra che la tua vita - sia pure per pochi e fragili
attimi - abbia davvero un senso.

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