giovedì 20 agosto 2009

il sole nel carrello

copia e incolla da ilmessaggero.it

di Mauro Evangelisti
Agosto inoltrato, qualche giorno dopo il 15, caldo infernale, un mega
centro commerciale oltre il raccordo di Roma, ma potrebbe essere anche
un'altra grande città italiana. I parcheggi sotterranei sono una interminabile sfilza di lucette rosse, significa che molti posti sono occupati. Sui tapis roulant decine di persone appoggiate ai carrelli, famiglie che hanno fatto il pieno di pizze surgelate e 5 fantasmini a 8 euro, fidanzati che si tengono la mano e forse intravedono nei carrelli delle famiglie il loro futuro, gruppetti di under 16 che scherzano, anziani che si godono l'aria condizionata. Nel grande magazzino dell'hi-tech la folla intasa i corridoi, ipnotizzata dal super schermo piatto in vendita che trasmette un concerto di Michael Jackson.

Nell'ipermercato c'è l'assalto agli alimentari, manco il mondo finisse domani, e le casse, con le ferie delle cassiere calibrate sulle abitudini agostane, sono insufficienti come i caselli dell'autostrada durante il rientro. Tanto che in molti sfidano la tecnologia mettendosi in fila per le casse automatiche, quelle in cui sei solo tu contro il lettore ottico e il codice a barre. Ai bar del centro commerciale, fra gelati e caffè freddi dalle specialità fantasiose (caffè ai fichi, si legge su qualche pannello) che fanno il verso agli Starbucks, si gonfiano le code, perché anche lì i dipendenti sono quelli di una normale settimana di agosto e invece quasi quasi sembra la corsa agli ultimi acquisti del 24 dicembre.

Dice una barista: «E' dal 17 agosto che ci stanno "ammazzando", tanta gente così chi se l'aspettava? Boh. Fuori fa caldo, no? Sarà per l'aria condizionata». Certo, l'aria condizionata aiuta. Ma c'è anche altro in questo rito agostano dei centri commerciali, dove si va magari senza comprare nulla, quando invece il manuale del perfetto cittadino dice che dovresti essere in spiaggia o al lago o almeno steso sull'amaca in giardino. La citazione di Marc Augè e dei non luoghi è ormai logora, la si ripete sempre. Ma è così: come gli aeroporti o gli autogrill, il centro commerciale ci rassicura perché è anonimo, prevedibile, uguale ovunque - a Roma come a Berlino - e non ci riserva sorprese. Il problema semmai è un altro: ormai stanno diventando non luoghi anche i quartieri della città, perfino le bellezze del centro storico. Perfino Fontana di Trevi, circondata da una piccola chinatown di negozi di souvenir tutti uguali, gelaterie con insegne dai colori accesi tutte uguali, turisti ammaestrati dalle guide tutti uguali. Se non luogo deve essere, allora meglio con l'aria condizionata.

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