giovedì 29 gennaio 2009

obama, la speranza, i sogni

copia e incolla da ilmessaggero.it

di Mauro Evangelisti

E adesso? Il sogno si è avverato, il grande show del giuramento di Obama è finito. Le immagini sono state consegnate alla storia. La grande speranza. Obama non è semplicemente il primo presidente di colore degli Stati Uniti, applaudito in lacrime da chi solo qualche decina di anni fa non poteva sedersi a fianco di un bianco su un bus. Obama è simbolo del nostro mondo, di ciò che è diventato e diventerà, anche perché è figlio di una coppia mista, di un uomo di colore e di una donna bianca, di indovina chi viene a cena, dell’incontro fra due etnie, di scelte coraggiose che un tempo facevano scandalo. Non solo: Obama è anche la dimostrazione – seppure non la prima – che non sempre grandi uomini sono cresciuti in famiglie perfette, modello La casa nella prateria. Obama viene da una famiglia complessa, come tanti della sua generazione è figlio di genitori separati e ha fratelli che vivono in Africa. Anche per questo, in fondo, nei giorni della grande crisi e dell’oceano di canti, lacrime e sorrisi, dello show intriso di retorica, Obama presidente degli Stati Uniti è qualcosa di nuovo. Eppure il difficile viene ora. I sogni che si materializzano portano all’inizio di una strada scivolosa. Detto in modo banale: puoi sposare anche la ragazza più bella del mondo e della quale sei follemente innamorato, ma ti ritroverai prima o poi comunque a spingere svogliatamente il carrello in un ipermercato affollato, a maledire il mutuo, a pensare – almeno una volta se proprio ti dice fortuna – che hai sbagliato tutto nella vita. Ogni volta che un sogno si realizza, o comunque entra nel territorio della concretezza, appare la solita domanda traditrice: e adesso?

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