mercoledì 19 novembre 2014

i corti che escono su move /17 restare soli

Restare soli

«Ti prego andiamo a casa».
«Chiedo il conto. Ma il cinema?».
«Scusami, ma questa storia di Licia mi ha rovinato la serata. Non me la sento. Perdonami».
«Ma cosa è successo?».
«Mi è arrivato un suo sms. Dice che dall'oggi al domani Marco l'ha lasciata, se ne è andato di casa. ”Adesso io che faccio?” mi ha scritto. Le ho risposto che appena arriviamo a casa la richiamo. Ma immaginati Licia. Ha 37 anni e si ritrova sola».
«Beh, 37 anni... Non sessanta. Può darsi che con Marco tutto si sistemi, ma a quell'età può benissimo incontrare un'altra persona, avere un'altra storia».
«Come al solito semplifichi. Non è così, soprattutto per una donna. È complicato ritrovare quella complicità, quella intimità che hai con un uomo con cui stai da molti anni. Dai, non dire stronzate».
In macchina, al ritorno, non parlano. Li accompagna il rumore dei tergicristalli, lo scrosciare dalla pioggia, un sussurro in sottofondo della radio su una partita di calcio.
In casa, dopo un'ora. Lui seduto sul divano la vede entrare nella sala e spegne la tv.
«C'hai parlato, allora?».
«Sì, sì».
«E... Come sta?».
«Come vuoi che stia? Farfuglia, non sa che dire, non aveva immaginato nulla. Non sa come riorganizzare la sua vita».
«Ma Marco perché se ne è andato?».
«Perché è uno stronzo. Perché - dice - dopo dieci anni è una storia finita, senza ossigeno, senza energia...Le solite cose che si dicono, dai».
«Secondo me ha un'altra».
«Ma perché parli così a vanvera, sempre? Perché secondo te tutto è nero o bianco, perché se uno se ne va deve essere per forza perché c'è un'altra persona?».
«Facevo una ipotesi».
«Sì, vabbè, scusami. Sono nervosa, sono stanca, voglio andare a dormire».
Nel letto, dopo mezz'ora. Lui ormai è assopito, vicino al punto di non ritorno del sonno. Ma lei spezza il silenzio.
«Io credo che anche tra noi stia finendo tutto, ecco perché me la sto prendendo tanto per Licia. Quello che è successo a loro, sta succedendo anche a noi».
Lui sente il colpo, non capisce, barcolla, sente l'odore della tempesta che si avvicina.
«Ma io non ho nessuna intenzione di andarmene come ha fatto Marco, io sto bene con te».
Lei abbassa il tono della voce, tenta di attenuare l'aggressività, quasi dolce.
«Non è un problema di andarsene o restare, di lasciarsi o continuare, è qualcosa che non c'è più, uno stagno in cui siamo finiti e da cui non usciremo. Non può che peggiorare. Cerchiamo di essere sinceri, ormai stiamo insieme perché sarebbe più faticoso lasciarci. E perché in fondo siamo due brave persone. Ma non ci amiamo più».
Lui sente l'angoscia avvolgerlo, era cominciato tutto con i guai di Licia, si era quasi sentito fortunato, aveva pensato che per loro era differente, che il rapporto era lì, fermo, rassicurante, ed ecco apparire il mostro - prima piccolo, quasi impercettibile, poi sempre più grande - di lei che vuole lasciarlo. Si avvicina, prova a baciarla, lei glielo lascia fare. Lui inizia ad accarezzarla, quasi a verificarne la presenza, con forza sempre maggiore. Fanno l'amore, con un'intensità che non avevano provato negli ultimi mesi. Poi, però, dopo che lui viene, lei si alza, fa la doccia, torna a letto e dorme. Lui va in bagno, apre l'acqua del rubinetto e ancora non ha capito se era solo un finto allarme, se lei ha parlato con leggerezza, senza credere nel profondo a ciò che stava dicendo, o se invece qualcosa si è spezzato, che i prossimi mesi saranno fatti di separazioni, lacrime e cambiamenti.
Torna a letto e parla, senza sapere se lei stia ascoltando o stia dormendo.
«La verità è che abbiamo sbagliato a non avere un figlio. Abbiamo trentacinque anni, sarà pur vero che con i nostri stipendi fatichiamo e che potrebbe anche andare peggio, visto che da me stanno tagliando. Ma ha ragione mia madre: se aspetti il momento perfetto, un figlio non lo fai mai».
Poi si stringe la testa con il cuscino, quasi a coprire i rumori di fondo, quasi a non volere udire una risposta di lei che non arriva.
Il giorno dopo, verso le 20, lui torna a casa dal lavoro e trova un biglietto sulla tavola. «Dammi qualche settimana, non cercarmi. Stai tranquillo, sono nella casa al mare dei miei. C'è anche mia madre. Abbi cura di te».
Lui rilegge tre volte il biglietto, prende lo smartphone, sta per comporre il suo numero, poi decide che è una cosa sbagliata. Le invia un messaggio: «Prenditi il tempo che ti serve, ma per favore torna da me». Poi scende ed entra in macchina. Parcheggia davanti a una bella palazzina bianca, con i fiori gialli sui balconi. Suona il campanello: «Licia, sono io. Sei sola?». «Sì, sali».
Dopo mezz'ora sta scopando con Licia. Sono sudati. «Ma secondo te hanno capito che cosa stava succedendo tra noi due?». «No - risponde lui - non credo. Però sono sincero: io sto male sul serio, mi piace scopare con te, lo vedi, ma senza di lei non riesco a stare». «Lo so, è lo stesso per me con Marco. Ma secondo te torneranno?».

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