mercoledì 26 ottobre 2011

La seconda recensione di Chiedimi l'amicizia

copia e incolla da ilmessaggero.it

Chiedimi l'amicizia, come uscire
dal vicolo cieco della vita quotidiana


di Fabio Fattore
ROMA - Chiedimi l’amicizia: un’espressione di uso corrente, nel mondo di facebook, al punto di avere perduto qualsiasi legame con il significato originario della parola amicizia. Mauro Evangelisti, nel suo nuovo romanzo Chiedimi l’amicizia (Carta Canta editore, 160 pp, 14 euro) cerca di restituirle quel significato e si spinge oltre: fino al senso dell’amicizia, dell’amore o almeno di un contatto vero con il prossimo. Cose difficili da cercare, secondo alcuni dei suoi personaggi addirittura impossibili, a dispetto delle nuove tecnologie che sembrano avere semplificato tutto: annullando distanze spaziali (sei in vacanza dall’altra parte del mondo e continui a comunicare in tempo reale con chi hai lasciato in Italia) e anche temporali (con i social network riesci a trovare chi avevi perso di vista da una vita e a ristabilire un contatto, magari senza pensare che se vi eravate persi di vista poteva esserci anche un buon motivo). Cambiano gli strumenti, gli scenari, ma il problema di fondo, quello della comunicazione - tra cervelli o tra cuori non fa poi differenza - resta lo stesso.

Evangelisti, da buon giornalista che non è nuovo alla narrativa e alla saggistica di qualità e che con il romanzo Johnny nuovo del 2010 ha anche vinto il premio Carver, sa trattare tutto questo in una maniera leggera, ironica e capace di catturare sempre l’attenzione del lettore. Il romanzo si articola in trenta capitoli: ciascuno, però, ha una sua autonomia, anche se poi i personaggi che li popolano sono legati tra loro e le singole vite finiscono per intrecciarsi. Sono giovani tra i venti e i trent’anni, amici di vecchia o nuova data, gente che si è persa per strada o che si è ritrovata. Vivono tra Roma, il Lazio, la Romagna o qualsiasi altra parte del mondo dove può portarli un viaggio o una vacanza, da Ibiza a Hong Kong: le distanze non contano per chi popola il mondo parallelo di facebook, ma i luoghi sì, quelli contano, perché ci ricordano che esiste anche un mondo reale, fatto di problemi quotidiani, famiglie disastrate, memorie dell’infanzia, legami con chi non c’è più.

La vita reale sa essere spietata e beffarda, come insegnano i fatti di cronaca: quelli che leggiamo sui giornali o vediamo in tv - dalla stessa distanza di sicurezza con cui comunichiamo su una chat - ma in cui possiamo essere trascinati in qualsiasi istante, per caso. Capita ai personaggi del romanzo, dal figlio del bandito dalla doppia vita alla vittima di un incidente stradale fino a chi subisce piccole e grandi tragedie personali che non avranno nemmeno l’onore di una notizia in breve. Capita anche a noi. E allora quell’invito, quel «chiedimi l’amicizia» che ricorre nelle pagine del romanzo e gli dà il titolo, sembra essere un modo per uscire dal vicolo cieco che è la vita quotidiana e vedere se là fuori può esserci di meglio. Un piacere effimero, forse, o magari qualcosa di più.

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