venerdì 23 aprile 2010

cielo grigio su

copia e incolla da ilmessaggero.it

di Mauro Evangelisti
E così il mondo sta tornando a volare. Il vulcano islandese con il nome che sembra il risultato di una raffica di lettere estratte a sorte si è dato una calmata. O almeno così ci siamo convinti perché la crisi stava costando davvero troppo e dietro alle immagini del turista steso sul pavimento di un aeroporto con la valigia come cuscino, c'era ben altro. Danni economici seri, che colpiscono su più fronti e non solo quelli delle già malaticce compagnie aeree e del turismo. La nuvola del vulcano, anzi il nuvolone del Fantozzi turista che magari proprio nei giorni della crisi aveva prenotato il viaggio sognato tutta una vita, in Italia ha avuto uno stile vagamente leghista, fermandosi alle porte di Roma, quasi a prendere sul serio l'idea di un Paese diviso in due che piace tanto a uno dei più importanti partiti di governo, quello in cui l'erede al trono ha fatto sapere che neppure tiferà per la Nazionale (ce ne faremo una ragione). La nuvola, come è stato ripetuto all'infinito, ci ha ricordato che la nostra civiltà, i nostri progressi scientifici, la nostra tecnologia avanzata non sono onnipotenti come ci piace pensare quando riusciamo a spedire una foto con il bluetooth e ci sembra un miracolo. La natura, ogni tanto, ci ricorda la fragilità del nostro piccolo mondo con modi fin troppo bruschi. Questa volta è stato un vulcano il cui nome sembra il risultato di una raffica di lettere estratte a sort

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