giovedì 14 gennaio 2010

il dolore di haiti

copia e incolla da ilmessaggero.it

MAURO EVANGELISTI
Era il 1974. Per chi oggi ha superato da poco i quaranta sono i primi mondiali impressi nella memoria. A Monaco Italia-Haiti 3-1, c’era Chinaglia, abbiamo in mente le belle parate del portiere Francillon, la festa degli haitiani quando fecero gol a Zoff. Ecco, per alcuni di noi quella è stata la prima volta in cui abbiamo sentito pronunciare la parola Haiti. Negli anni più recenti, non ci sono stati più sorrisi, abbiamo imparato a conoscere Haiti per i suoi problemi e per le sue tragedie: l’instabilità politica, la criminalità, i disordini, le dimissioni di Aristide, gli uragani, il paradosso di un’isola che da una parte - Santo Domingo - è un paradiso del turismo (pur con mille contraddizioni), dall’altra è una serie di inferni. Oggi le immagini di Haiti sono quelle dell’ennesima apocalisse, di una macchina delle calamità che ci vede benissimo quando si tratta di attaccare questa terra sfortunata, di un sisma che ha colpito e ucciso un numero ancora incalcolabile di persone. E’ una catastrofe che non ha risparmiato neppure chi, per lavoro o per generosità, era andato coraggiosamente ad aiutare quel popolo.

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