venerdì 8 gennaio 2010

avatar, la nuova dimensione

copia e incolla da ilmessaggero.it

MAURO EVANGELISTI
Sarà perché in fondo tutti vorremmo avere un avatar, una seconda vita
parallela nel quale giocarci una seconda chance. In un mondo virtuale che
spesso diviene più reale di quello reale. Anzi: molti ce l’hanno davvero,
un avatar, che vive le parti migliori delle loro vite, magari in un paese
lontano dove ogni tanto fuggono. O dove magari un giorno si ritrovano ad
aprire un ristorante sulla spiaggia. Ma molto più realisticamente, il
successo fulminante, per quanto prevedibile, del film di Cameron ”Avatar”
racconta qualcosa che va oltre alla semplice operazione macinasoldi
hollywoodiana. In Italia - tanto per cambiare - arriverà in ritardo,
sabato ci sarà un’anteprima all’Auditorium di Roma e il 15 sarà in tutte
le sale. Ma nel resto del mondo ”Avatar” in pochi giorni è divenuto il
film che in meno tempo ha raggiunto il miliardo di dollari di incassi ed è
destinato a superare ”Titanic”, non a caso altra macchina macinasoldi di
Cameron. La ragione della forza dirompente di ”Avatar” è semplice: è
qualcosa che non si era mai visto. Non è certo il primo film in 3d, ma è
quello che è andato oltre, come quando dal bianco e nero si è passati al
colore hanno detto in molti, perché la qualità dirompente delle immagini,
il realismo dell’irreale mondo costruito da scenari psichedelici e
multicolori a metà fra il fantasy e la fantascienza, lo stato di
alterazione dela mente dello spettatore che si ritrova avvvolto dallo
schermo, vanno oltre. Parlare di semplici effetti speciali sarebbe
riduttivo. La trama, comunque coinvolgente, è importante ma non è la
rivoluzione del film. Se ”Avatar” indica il futuro - certo, fra dieci anni
probabilmente non ci sembrerà poi tanto avveniristico - allora sarà
inevitabile la riscossa della visione del film come rito collettivo. Per
quanto sofisticati, gli home theatre casalinghi non potranno mai
riproporre le sensazioni di un film 3d come Avatar visto in sala. E anche
scaricarsi Avatar su Emule sarebbe una goffa fatica, perché questo è un
film che va visto con gli occhialini e il naso all’insù.

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