giovedì 24 luglio 2014

i corti che escono su move 13/ non ti amo

copia e incolla da move magazine

di Mauro Evangelisti

Non ti amo Mi alzo, lascio dieci euro sul tavolo, mi allontano, sento Sandra «ma dove vai, almeno salutami». Cammino in una città che non conosco, è stato un errore venire fin qui per convincerla a tornare. «Non ti amo, forse non ti ho mai amato, come faccio a tornare?» mi ha detto. Ho insistito, a lungo, ho costruito ragionamenti pericolanti. Ora salgo sul treno, appoggio la testa al finestrino gelido, guardo fuori. Poi un boato, volo per una decina di metri, sento un dolore acuto alla spalla, vengo sbattuto a destra e a sinistra del vagone. Urla. Silenzio. E di nuovo urla. Fuori trovo altri zombie, più in là un vagone sta andando a fuoco, io non sento più il braccio, forse è rotto. Urla, «aiuto, aiuto». Corro, entro tra i rottami del vagone che brucia, forse cerco la morte perché sono già morto. Vedo due bambini incastrati nei sedili, li afferro, tiro, li porto via, li lascio sul prato. Quattro ore dopo sono su un letto di un ospedale, sento il profumo dello shampoo alla mela di una giornalista che quasi mi colpisce con un microfono. Mi ha spiegato che una telecamera da lontano mi ha filmato mentre entravo nel vagone in fiamme. Il video è già sul web, lo hanno visto in tutto il mondo. «Come è andata?» Ora mi chiede. Io non posso dirle che cercavo solo di morire, e allora mento, spiego che lo avrebbe fatto chiunque. Arriva Sandra, stringe la borsa come fa quando è nervosa, mi abbraccia, non si accorge della telecamera. Prima un medico mi ha chiesto se volevo avvertire qualcuno. Ho solo mio padre, ma è stato appena operato al cuore. Così ho telefonato a Sandra. La giornalista però non perde l'occasione: «Lei è la fidanzata?». Sandra esita, ma capisce che non può spiegare in diretta che mi ha lasciato tre mesi fa, che se ne è andata all'alba, senza dirmi nulla. Così risponde: «Sì, sono la fidanzata». Quando restiamo soli si giustifica: «Ho mentito, ma cos'altro potevo fare?». Quella bugia in diretta però resta attaccata alla pelle, come la sabbia dopo una giornata in spiaggia. Ci intervistano, finiamo in programmi in cui non vorremmo andare ma a cui dice sì mio padre quando risponde al telefono. Lui non sa che con Sandra tutto è finito. Ma la verità potrebbe agitarlo e prosegue la farsa. «Ora basta però» mi dice Sandra, dopo l'ennesima intervista. Però un giorno chiama a casa il produttore de «La vita è un sogno». Mio padre, che pure un tempo era un serioso intellettuale di sinistra, da quando trascorre le giornate sul letto adora quel programma. Dice sì per noi, poi ci implora di andare. Accettiamo, «ma è l'ultima volta» lo rimprovera Sandra. Nuova recita in diretta, la giornalista si commuove quando rivede il video del salvataggio dei bambini. «Sandra, sa che è innamorata di un eroe?» chiede, asciugandosi una lacrima. «Certo, l'ho sempre saputo». Applausi. «Qual è il vostro sogno? Il viaggio che avete sempre desiderato?». Restiamo in silenzio. Esco dall'imbarazzo e invento: «Bali». Non so neanche dove sia. Sandra approva, «sì Bali». «Sorpresa! Il nostro sponsor vi regala un magnifico viaggio ovunque vogliate. Volete Bali? Sceglieremo il resort più bello». Ora stiamo passeggiando sulla spiaggia di Semyniak. Ho tentato di spiegare alla produzione che non volevamo regali, ma loro hanno insistito e si stavano insospettendo. Sarebbe venuto fuori che Sandra e io non stiamo più insieme e avremmo rischiato di ritrovarci inseguiti da ancora più giornalisti di prima. D'accordo con Sandra, abbiamo deciso di fare l'ultima recita, ora siamo mano nella mano, la telecamera dietro di noi, naturalmente. Beviamo due Singapore Sling, ci gira la testa. Finalmente nella suite del resort restiamo soli. «Non dormire sul divano stasera» mi dice lei, che è più malinconica del solito. Facciamo l'amore, dura poco e non è molto bello, però dormiamo abbracciati. «Ormai ho 32 anni ed è come se il destino mi dicesse che devo restare con te. Sposiamoci, anche se non ti amo» mi sussurra. Sono trascorsi trent'anni e siamo ancora insieme. Siamo alla festa di laurea della nostra unica figlia e tutti ci guardano con ammirazione, per la solidità del nostro matrimonio. Sandra non mi ha mai amato, non c'è stata più passione tra noi. Negli anni l'ho tradita, ma non mi sono mai innamorato di altre donne. Forse anche lei lo ha fatto, ma con discrezione. La recita, iniziata per caso, non è mai finita, eppure siamo sereni, perché ci siamo voluti bene. Forse se non ci fossimo più incontrati, da quel giorno in cui sono salito sul treno, saremmo stati più infelici. Sandra mi abbraccia, capisce i miei pensieri. «Non è stata una storia d'amore» le dico. «No, ma va bene così». Mi alzo, lascio dieci euro sul tavolo, mi allontano, sento Sandra «ma dove vai, almeno salutami». Cammino in una città che non conosco, è stato un errore venire fin qui per convincerla a tornare. «Non ti amo, forse non ti ho mai amato, come faccio a tornare?» mi ha detto. Ho insistito, a lungo, ho costruito ragionamenti pericolanti. Ora salgo sul treno, appoggio la testa al finestrino gelido, guardo fuori. Poi un boato, volo per una decina di metri, sento un dolore acuto alla spalla, vengo sbattuto a destra e a sinistra del vagone. Urla. Silenzio. E di nuovo urla. Fuori trovo altri zombie, più in là un vagone sta andando a fuoco, io non sento più il braccio, forse è rotto. Urla, «aiuto, aiuto». Corro, entro tra i rottami del vagone che brucia, forse cerco la morte perché sono già morto. Vedo due bambini incastrati nei sedili, li afferro, tiro, li porto via, li lascio sul prato. Quattro ore dopo sono su un letto di un ospedale, sento il profumo dello shampoo alla mela di una giornalista che quasi mi colpisce con un microfono. Mi ha spiegato che una telecamera da lontano mi ha filmato mentre entravo nel vagone in fiamme. Il video è già sul web, lo hanno visto in tutto il mondo. «Come è andata?» Ora mi chiede. Io non posso dirle che cercavo solo di morire, e allora mento, spiego che lo avrebbe fatto chiunque. Arriva Sandra, stringe la borsa come fa quando è nervosa, mi abbraccia, non si accorge della telecamera. Prima un medico mi ha chiesto se volevo avvertire qualcuno. Ho solo mio padre, ma è stato appena operato al cuore. Così ho telefonato a Sandra. La giornalista però non perde l'occasione: «Lei è la fidanzata?». Sandra esita, ma capisce che non può spiegare in diretta che mi ha lasciato tre mesi fa, che se ne è andata all'alba, senza dirmi nulla. Così risponde: «Sì, sono la fidanzata». Quando restiamo soli si giustifica: «Ho mentito, ma cos'altro potevo fare?». Quella bugia in diretta però resta attaccata alla pelle, come la sabbia dopo una giornata in spiaggia. Ci intervistano, finiamo in programmi in cui non vorremmo andare ma a cui dice sì mio padre quando risponde al telefono. Lui non sa che con Sandra tutto è finito. Ma la verità potrebbe agitarlo e prosegue la farsa. «Ora basta però» mi dice Sandra, dopo l'ennesima intervista. Però un giorno chiama a casa il produttore de «La vita è un sogno». Mio padre, che pure un tempo era un serioso intellettuale di sinistra, da quando trascorre le giornate sul letto adora quel programma. Dice sì per noi, poi ci implora di andare. Accettiamo, «ma è l'ultima volta» lo rimprovera Sandra. Nuova recita in diretta, la giornalista si commuove quando rivede il video del salvataggio dei bambini. «Sandra, sa che è innamorata di un eroe?» chiede, asciugandosi una lacrima. «Certo, l'ho sempre saputo». Applausi. «Qual è il vostro sogno? Il viaggio che avete sempre desiderato?». Restiamo in silenzio. Esco dall'imbarazzo e invento: «Bali». Non so neanche dove sia. Sandra approva, «sì Bali». «Sorpresa! Il nostro sponsor vi regala un magnifico viaggio ovunque vogliate. Volete Bali? Sceglieremo il resort più bello». Ora stiamo passeggiando sulla spiaggia di Semyniak. Ho tentato di spiegare alla produzione che non volevamo regali, ma loro hanno insistito e si stavano insospettendo. Sarebbe venuto fuori che Sandra e io non stiamo più insieme e avremmo rischiato di ritrovarci inseguiti da ancora più giornalisti di prima. D'accordo con Sandra, abbiamo deciso di fare l'ultima recita, ora siamo mano nella mano, la telecamera dietro di noi, naturalmente. Beviamo due Singapore Sling, ci gira la testa. Finalmente nella suite del resort restiamo soli. «Non dormire sul divano stasera» mi dice lei, che è più malinconica del solito. Facciamo l'amore, dura poco e non è molto bello, però dormiamo abbracciati. «Ormai ho 32 anni ed è come se il destino mi dicesse che devo restare con te. Sposiamoci, anche se non ti amo» mi sussurra. Sono trascorsi trent'anni e siamo ancora insieme. Siamo alla festa di laurea della nostra unica figlia e tutti ci guardano con ammirazione, per la solidità del nostro matrimonio. Sandra non mi ha mai amato, non c'è stata più passione tra noi. Negli anni l'ho tradita, ma non mi sono mai innamorato di altre donne. Forse anche lei lo ha fatto, ma con discrezione. La recita, iniziata per caso, non è mai finita, eppure siamo sereni, perché ci siamo voluti bene. Forse se non ci fossimo più incontrati, da quel giorno in cui sono salito sul treno, saremmo stati più infelici. Sandra mi abbraccia, capisce i miei pensieri. «Non è stata una storia d'amore» le dico. «No, ma va bene così»

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