copia e incolla da move magazine
di Mauro Evangelisti
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Alberto esce di casa in fretta, ma quando sente la porta chiudersi alle sue spalle si ricorda che ha lasciato le chiavi dentro. Merda. «Francesca mi prenderà in giro per una settimana». Francesca abita sullo stesso pianerottolo. Ha 35 anni, come lui. Divorziata, come lui. Da quando si è trasferita nel palazzo è nata una goliardica complicità. All'inizio Alberto sperava di portarla a letto, poi gradatamente tutto si è trasformato in un'amicizia quasi da compagni di scuola. La chiama: «Francesca, ho dimenticato le chiavi dentro casa. Tu hai una copia delle mie, no?». Francesca al cellulare ride. «Tranquillo, stasera ti apro io, le ho nel cassetto in cucina». «Basta che non ti fermi in giro a scopare, perché io alle 21 devo rientrare» scherza lui, divertito dal linguaggio volgare che ormai li accomuna. «Beh, puoi sempre chiedere a Tommy di aprirti». Tommy è il bastardino di Francesca che trascorre le giornate da solo nell'appartamento. Alle 21.15, dopo una giornata faticosa in ufficio, Alberto torna a casa e suona alla porta di Francesca. Non risponde. Prende il cellulare e la chiama. È staccato. Aspetta, riprova. Ancora staccato. Le manda un sms scherzoso: «Con chi cazzo stai scopando?». Trascorre il tempo. Alberto è rassegnato. Poi si ricorda che dalla finestra del pianerottolo può raggiungere il balcone di Francesca. Lo ha già fatto, quando anche lei dimenticò le chiavi. Si arrampica, salta, si ritrova nel balcone, solleva la serranda ed entra. Vede Tommy a terra, ricoperto di sangue. Vede Francesca sul letto, corre ad aiutarla, sposta un coltello che è vicino a lei, il collo è squarciato. È morta. Bussano alla porta, «carabinieri» urlano. Lo trovano vicino al letto, il corpo di Francesca, il coltello che ha toccato, il sangue. All'alba esce dalla caserma in manette, decine di persone gridano «assassino». Il capitano dei carabinieri e il magistrato non hanno creduto a una sola parola del suo racconto. Hanno raccolto il cellulare di Francesca ritrovato a terra. Lo hanno acceso e hanno letto l'ultimo sms di Alberto: «Con chi cazzo stai scopando?». Una vicina lo ha visto entrare dal balcone. Alberto si ritrova in cella, in isolamento, e pensa che tutto sia finito. Eppure la sua vita stava andando bene. E poi ecco il buio improvviso. Se solo non si fosse dimenticato le chiavi. Non mangia più. Una notte pensa a Tommy, al cane che Francesca aveva trovato per strada. Il giorno dopo chiede di cambiare avvocato, nomina Loretta, una vecchia compagna di università. Le spiega: «Stanotte mi è tornato in mente: Francesca si divertiva a riprendere ciò che faceva in casa Tommy, il cane, quando lei non c'era. Aveva installato un software nel pc e una webcam registrava tutto. Forse è stato ripreso l'assassino». Dopo una settimana Alberto è libero. Sono state trovate le immagini, si vede Francesca che rientra a casa, ma dietro qualcuno spinge la porta, entra un tipo grasso e alto, l'opposto di Alberto. La scaraventa a terra, prova a violentarla, lei resiste, Tommy abbaia, lui la sgozza. E poi uccide il cane. Il video arriva anche ai giornalisti. Così non ci saranno più dubbi: Alberto è innocente. Per alcuni giorni nessuno ne dubita, anzi in molti gli stringono la mano. Però sente ancora una patina di diffidenza intorno a sé. Su Facebook, su Twitter, sui blog cominciano a circolare strane teorie: che il padre di Alberto era massone, che qualcuno lo ha voluto proteggere, che il video è una montatura, basta guardare le ombre e si capisce che è un falso. A centinaia, a migliaia, condividono questa teoria, perfino un parlamentare, c'è un'interrogazione al Senato. Alberto sente che la patina di diffidenza sta aumentando, in ufficio lo guardano in modo strano, le ragazze non gli sorridono più. È tutto così evidentemente falso, un video dimostra che non è l'assassino, ma Alberto si sente impotente di fronte all'onda, su Twitter compare anche l'hashtag #ilfigliodelmassonedevepagare. Alberto parte, va a New York, conosce una ragazza in un bar, la porta in albergo. Fanno l'amore, ma al mattino, quando si risveglia, non la trova più. Vede che ha usato il suo iPad, nella schermata c'è Google, lei per curiosità ha cercato il nome del ragazzo con cui aveva trascorso la notte, sono uscite decine di notizie su un omicidio ed è fuggita. Alberto torna in Italia, ma quella patina di diffidenza ora è soffocante. Prende una corda e s'impicca. Il giorno dopo un giornalista coscienzioso scrive un bell'articolo sull'ingiustizia subita da Alberto. Un blogger anonimo, invece, posta una ricostruzione velenosa, con la teoria del video contraffatto, delle trame oscure: «Vedete, si è ucciso, dunque era colpevole». L'articolo del giornalista coscienzioso viene condiviso 345 volte su Facebook e Twitter. Quello del blogger anonimo 1.232.009