giovedì 17 febbraio 2011

le lacrime di roma

copia e incolla da ilmessaggero.it


di Mauro Evangelisti
C'era un accampamento abusivo all'inizio del percorso di Gianni Alemanno, c'è un accampamento abusivo nella sua fase più difficile da quando è sindaco di Roma. Il primo era quello a ridosso dalla stazione di Tor di Quinto, da cui partì l'assassino di Giovanna Reggiani, l'ultimo è quel pugno di baracche sull'Appia Nuova dove un rogo ha ucciso quattro bambini rom. All'inizio del filo c'era la facilità con cui si possono lanciare accuse, critiche anche giuste, proclami a sprazzi spendibili solo grazie a una certa tolleranza romana alle sparate (dove un candidato a sindaco potrebbe promettere l'allontanamento di 20.000 immigrati?). La realtà purtroppo è molto più complessa dei proclami elettorali, il fenomeno dell'immigrazione, dell'emarginazione, della povertà, dell'integrazione è problema più articolato di uno slogan scritto su un manifesto. Quella maledetta domenica Gianni Alemanno, guardando i quattro carpi dei bimbi morti nel rogo sull'Appia Nuova, era un uomo realmente scosso nel profondo, sentiva con sincerità il peso del dolore e della sofferenza. Ora appare più solo ed è un'immagine simbolica quella del ministro leghista Maroni che sembra abbandonarlo. Lasci alle spalle la vasta gamma di proclami-progetti-scivoloni maldestri - gli spot dell'esercito per strada, il tempo perso per il gran premio fantasma, la promessa di spostare la teca dell'Ara Pacis, la parentopoli dei bus, l'azzeramento della giunta di cui ha parlato e sorriso tutta Italia. Alemanno ha di fronte una sfida: dare una vera svolta alla legislatura, fare quelle cose - concrete - che stavano alla base della sua vittoria elettorale. Perché qualcuno prima o poi non dica: Veltroni buttava i soldi nella Notte bianca, ma almeno quella la faceva.

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