sabato 16 maggio 2009

nino non aver paura di parare un calcio di rigore

copia e incolla da ilmessaggero.it


di Mauro Evangelisti
Finisce con un ragazzo argentino che ha compiuto da poco 22 anni che abbraccia un ragazzo uruguaiano che ne compirà 23 tra un mese. Finisce con Zarate che abbraccia Muslera, la Lazio che vince la Coppa Italia e può urlare "a Pechino, a Pechino" dove nel cuore dell'estate si giocherà la Supercoppa contro (probabilmente) l'Inter. Maurito Zarate quando abbraccia Muslera ha da poco segnato un rigore senza tremare ma soprattutto durante la partita ha ricamato un gol di quelli che possono convincere un bambino a fare la scelta della squadra per cui tifare per tutta la vita. Ma la storia più bella, con un po' di retorica come vuole la trama semplice e imbattibile del calcio e dello sport, è quella del portiere Fernando Muslera. Una piccola storia su cui soffermarsi, poco conta se tifi Lazio, Roma, Juve, Bari o Cesena perché non è questo il punto. E' la storia di un autunno in cui rischi di perderti per sempre e di una primavera che ti fa sentire invincibile. La polvere e la riscossa, a volte va così. Ed è incoraggiante pensare che può succedere a tante traiettorie della nostra vita. L'autunno di Muslera è quello del 2007: 7 ottobre, a 21 anni prende cinque gol dal Milan in casa, è il re delle papere, esce fuori squadra perché allora è meglio l'attempato Ballotta che potrebbe essere suo padre. E' autunno, per Muslera, e saranno in tanti a dirgli: non ti preoccupare, sei giovane, ti rifarai. Magari se lo è detto pure lui stesso, per farsi forza. Ma poi non lo sai mai se andrà veramente così, se davvero non ti sei bruciato per sempre, se non hai appena perso l'unico tram della tua vita. Se non finirai a ridere in un bar come i calciatori sfigati della canzone di De Gregori. La primavera è il 13 maggio del 2009: Muslera è decisivo, è miracoloso, non ha paura di parare un calcio di rigore, anzi due. Ed è anche da questi particolari che si giudica un giocatore.

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