venerdì 17 aprile 2009

fascionista

copia e incolla da ilmessaggero.it

di Mauro Evangelisti
Duro colpo al fascion district. Di cosa si tratta? A quindici chilometri da Forlì c'è una piccola cittadina, 6.500 abitanti. Collina, aria buona, si mangia bene. Meta di gite domenicali con la moto, anzi con "e mutor" come si dice in Romagna, giretto in macchina con la famiglia, Sangiovese e bruschette con gli amici. In alcune giornate particolari, però, la cittadina si trasforma: arrivano a migliaia signori vestiti spesso di nero, ragazzi con i capelli corti, i jeans stretti e i Ray-ban scuri, signore commosse, qualche fotografo e telecamere al seguito. Rituali sempre uguali nel cimitero, foresta di saluti romani.

Ad accogliere queste periodiche gite delle nostalgia c'è però un folto schieramento di negozi sulla via principale o di venditori ambulanti, che propongono dal più classico dei testoni in finto marmo del Duce a tutta una sequela di merchandising del fascismo (e del nazismo), una gamma di oggettistica che sconfina nell'apologia del kitsch (chissà, magari prodotta in Cina...).

Quella cittadina si chiama Predappio, città natale di Benito Mussolini, la cui salma è nel cimitero comunale. Per tanti anni Predappio ha convissuto con questo scomodo concittadino e con il fascion district che prospera attorno alla sua tomba. Sindaci e consigli comunali, sempre a sinistra nel dopo guerra, hanno tollerato. Fino ad oggi, visto che ora - sulla scia delle ordinanze tanto amate dai sindaci - il Comune di Predappio ha deciso di limitare il fenomeno: oggetti e souvenir che promuovono il fascismo non potranno più essere esposti per strada o in vetrina, quelli con richiami razzisti non potranno proprio essere venduti. Ai fascionisti restano comunque Sangiovese e bruschette.

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