lunedì 24 agosto 2015

i corti che escono su move magazine 33/ il bambino sacro


copia e incolla da move magazine


di Mauro Evangelisti


Il bambino sacro

Sapevamo che l'Impero del Nord un giorno ci avrebbe attaccato, ma mai avremmo immaginato con tale crudeltà e ferocia. Iniziarono con gli atti terroristici più disumani: alcuni infiltrati fecero esplodere una decina di asili, uccidendo oltre tremila bambini. Il giorno stesso il leader dell'Impero del Nord apparve in tv e affermò: «Il grande e ultimo attacco alla Repubblica del Sud è cominciato, non avremo pietà perché questo ci chiede la storia: li stermineremo». Nei giorni successivi, nelle nostre città, altri infiltrati sparsero sangue e terrore, con attacchi rapidi e spietati. Riuscimmo a fermare, uccidendoli, solo due di loro. Spararono nei centri commerciali, misero bombe sui treni, ammazzarono con dei gas velenosi centinaia di persone nella metropolitana. Eppure, il peggio doveva ancora arrivare. Chiedemmo aiuto alle altre nazioni, spiegammo che presto l'Impero del Nord avrebbe attaccato anche loro, ma fu inutile: tutte, spaventate, rivendicarono la loro neutralità. Quando lo Stato delle Colline si limitò ad accettare un incontro con il nostro presidente, l'Impero del Nord bruciò il loro aeroporto. L'incontro fu cancellato e ci trovammo ancora più soli. Fu allora che iniziarono i bombardamenti: la nostra contraerea era impreparata, quasi ridicola di fronte a migliaia di aerei nemici che ogni giorno sorvolavano ogni angolo del paese. Gli obiettivi inizialmente furono solo militari, poi quando le nostre postazioni furono distrutte, iniziarono scientificamente a bombardare ospedali, case di riposo, scuole. E poi i monumenti, quasi a rimarcare che il nostro popolo saremmo stato sterminato e quindi anche delle testimonianze della nostra lunga storia non sarebbe rimasta traccia. Con il presidente visitai le scuole disintegrate, vidi i brandelli dei bambini uccisi, sentii le donne urlare, consolai giovani orrendamente mutilati. Stava finendo tutto e lo sapevamo. Era solo questione di tempo. Un mese dopo l'inizio della grande offensiva il presidente ci convocò nel suo bunker sotterraneo dove era stato costretto a trasferirsi per garantire ancora una parvenza di guida alla Repubblica. Eravamo una decina tra ministri e consiglieri. Malgrado la mia giovane età, io rappresentavo i servizi segreti, perché il direttore in carica era stato ucciso in un bombardamento. «Ho tentato di contattare il leader dell’Impero del Nord per chiedergli una tregua» disse il presidente con voce esitante. Tutti reagimmo con sdegno, «è inaccettabile» mi lasciai scappare. Il presidente alzò la mano, per placarci: «Non è neppure il caso di parlarne, visto che il leader ha rifiutato qualsiasi contattato e si è limitato a farmi sapere che nel giro di sei mesi il nostro popolo e la nostra nazione non esisteranno più. Da quello che ci dicono i servizi segreti - aggiunse indicando a me - tra una settimana comincerà l'invasione, centinaia di migliaia di soldati dell’Impero del Nord oltrepasseranno il confine. E per noi non ci sarà scampo». «Abbiamo solo una possibilità» lo interruppi. Tutti mi guardarono stupefatti. «Dobbiamo uccidere il bambino sacro e trasportare nel nostro territorio il suo cadavere». L'Impero del Nord da almeno trecento anni era guidato da una casta di militari che aveva forgiato il popolo secondo alcuni valori che a noi apparivano disgustosi. Nessuno metteva in discussione le scelte della giunta militare. Quando le loro bombe uccisero migliaia di nostri bambini negli asili, i cittadini dell’Impero del Nord scesero in piazza a festeggiare. Non erano forzati dal regime, ormai c'era una adesione totale al sistema. Ma in base ad un'antichissima tradizione che neppure la casta dei militari aveva osato modificare (anzi l'aveva salvaguardata perché ne vedeva l'elemento unificante del popolo) l'Impero del Nord venerava il bambino sacro. Era scelto dai sacerdoti, sulla base di alcuni principi misteriosi, e aveva tra i 2 e gli 8 anni. Al compimento dei nove anni il bambino lasciava il tempio e tornava a una vita normale, mentre il suo posto veniva preso da un altro bambino di due anni. Per il bambino sacro c'era venerazione assoluta; senza il bambino sacro l'Impero del Nord si sarebbe liquefatto, perché sarebbe venuto a mancare quell’elemento unificante. Ogni giorno centinaia di migliaia di cittadini dell'Impero si mettevano in fila per veneralo. La mia missione era semplice: entrare nel tempio, uccidere il bambino e portare il corpo nel nostro territorio. A quel punto, con il cadavere del bambino in nostro possesso, l'Impero del Nord non avrebbe mai più osato attaccarci, sempre che fosse riuscito a sopravvivere a un tale choc.
È stato molto facile, sono un ottimo agente e l'Impero è presuntuoso, non si aspettava un nostro attacco. Il servizio a protezione del bambino sacro, nel tempio, è quasi inesistente, perché nessuno lì penserebbe di attentare alla sua vita. Ho ucciso il sacerdote e ora sono solo, in una stanza con le pareti rosse, davanti al bambino sacro. Ho il coltello in mano, lo devo sgozzare. Lui ha due anni e mi sorride. Dice cose incomprensibili, mi invita a giocare con un bambolotto. Io penso ai cadaveri dei nostri bambini, alla guerra che finirà se affonderò il mio coltello nel suo ventre. Lui mi guarda, ride ancora e batte le mani.

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